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L'ULTIMO SAMURAI regia di Edward Zwick

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gerardo     4 / 10  22/01/2004 14:05:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guardando L’ultimo samurai di E. Zwick si ha come l’impressione di trovarsi in quell’enorme baraccone che è Disneyland (la quale poi è, metaforicamente, e per estensione di senso, l’America tout court, cioè la patria del falso). Tutto sa di rilettura storica ad uso e consumo di una civiltà occidentale – ma soprattutto americana – abituata agli spettacoli disneyiani dei grandi parchi divertimenti o delle mascherate dei villaggi turistici esotici. Si va a Disneyland e si può assistere alle reinterpretazioni delle scene più famose dei film western; si va in vacanza in un paese dell’estremo oriente - appunto “esotico” – e si può assistere agli spettacoli di danze locali, ovviamente organizzati per frotte di turistici occidentali che credono, così, di aver visto e vissuto direttamente gli usi e costumi delle popolazioni indigene e di esserne entrati in simbiosi con loro. Va anche aggiunto, a mio parere, il fatto che la cultura statunitense, non avendo un’identità propria forte e radicata nella storia (dovrebbe essere quella dei nativi americani, ma ormai l’hanno cancellata dalla faccia della terra), è portata ad assorbire – tramite l’appropriazione talvolta violenta e indebita – quelle altrui. Ora tocca a quella giapponese dei samurai. Nel film di Zwick non c’è confronto tra culture diverse – se non in modo “falso” e pretestuoso -, ma un approccio “turistico” – e di consumo -, il cui assunto ideologico è, pericolosamente, l’assorbimento/sostituzione del ruolo e della prerogativa autoctona del samurai (quindi tutta una cultura storicamente forte) nella figura vincente dell’americano (l’allogeno, guardacaso il migliore che sopravvive…): chi è l’ultimo samurai? A rigor di logica dovrebbe essere il nipponico Kasumoto, ma, ambiguamente e subdolamente, passa (in modo involontario?) il “messaggio” che l’ultimo erede della cultura samurai sia lui, il Cap. Algren/Tom Cruise, cioè la superstar hollywoodiana protagonista del film, la cui figura si fa rappresentante di tutta l’America in generale. O almeno di quella presunta “buona”, ma che in ogni caso risulta fagocitante di tradizioni, storie e culture. (Est)eticamente insignificante e povero, emotivamente piatto, L’ultimo samurai è anche, secondo me, un film ideologicamente “pericoloso”, in quanto portatore di questo messaggio invasivo. Dopo un secolo di epopea western, di corsa all’Ovest, si arriva oggi all’epopea “eastern” (epica da pop-corn, “disneylandiana”), che, credo, ricalchi (in modo involontario?) anche la visione prospettica della politica USA contemporanea: la corsa imperialistica all’Est. Ma questa è una mia malizia…
Raistlin  22/01/2004 17:08:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'arzigogolo logico (ed è "logico", bada bene) dal quale prendi spunto per giungere al concetto di assorbimento culturale è, a mio giudizio e come qualcuno ha accennato, una tua ed esclusivamente tua malizia; trai conforto infatti da una allegoria velata che nasce, alla fine, da tue supposizioni che, brutte o belle che siano, si evincono dal prodotto cinematografico in questione solo per sottilissime sensazioni, le quali risultano, leggendoti, condivisibili ma, in fondo in fondo, forzate in qualche modo dalla tua visione (politica? culturale? emotiva?) del mostro USA fino ad arrivare all'ammessa malizia del neo-colonialismo statunitense della storia contemporanea... Forse, per una persona colta come dimostri di saper essere, sarebbe più corretto attraversare il film in modo più distaccato, evitando di inciampare nei propri (e sottolineo, giusti o no) pregiudizi perché mi stupirebbe sapere che uno qualsiasi dei prodotti statunitensi riesca a trovare, in un qualsiasi modo, il tuo consenso qualora dovessi sempre armarti del modo di giudicare che hai dimostrato di avere in questo caso.
gerardo  22/01/2004 22:24:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già, il mostro USA…
Quando guardo un film, da qualsiasi paese esso provenga, da qualsiasi mano sia girato, cerco di avvicinarmici in maniera pulita, virginea (non è detto che intimamente lo sia già), per poterne carpire, se mi è possibile (e quando e quanto mi è possibile), tutto ciò che l’opera contiene. Non solo per coglierne il significato (ripeto, sempre se ne sia capace), ma anche per imparare o, semplicemente, per lasciarmi emozionare. Che poi ci sia costitutivamente – nella mia visione – un “vizio” ideologico, culturale, ecc., può anche darsi, come penso che tale vizio ci sia in una qualsiasi persona con un briciolo d’intelligenza e di capacità critica. Cosa che a me, però, non sembra deviante. Una posizione ideologica o culturale è semplicemente un referente da cui partire, ma non è detto che questo infici o condizioni la valutazione. Il mio approccio resta pur sempre libero. Cioè, tanto per dirla in breve, non mi sognerei mai di giudicare il valore di un film sulla base della quantità di messaggio progressista veicolata dall’opera, perché marcirei dentro (se è questo che vuoi sapere…). Se così fosse non potrei apprezzare certe opere, ad esempio di Milius, diametralmente opposte alla mia “ideologia”, così come non potrei apprezzare la grandezza di un poeta come T.S. Eliot che è, poi, il mio preferito.
Generalmente sono portato a vedere di tutto per naturale propensione fagocitante, per cui, amando particolarmente il cinema, è pressochè scontato che ami, di conseguenza, anche quello americano. O se non altro la capacità tecnica americana di fare cinema. Naturalmente anch’io ho tutti i miei miti cinematografici americani, la cui lista sarebbe troppo lunga per essere elencata qui.
Un’operazione come L’ultimo samurai può anche starmi bene, più o meno, se presa come puro intrattenimento spettacolare – appunto, come dicevo nel mio commento, questa è Disneyland -, non è certo peggiore di tanta altra roba, ma non posso impedirmi di “vedere”, e criticare, quel che qui è pur evidente, cioè la sfacciata povertà e falsità contenutistica del film, che nel mostrarti, come farebbe una guida turistica di un villaggio Valtur, i valori della cultura dei samurai, ti ha già rifilato il concetto dell’americano vincente perché “individualisticamente” [ :) ] capace più d’ogni altro di carpire (rubare) i segreti delle culture “altre” e di adeguarle al proprio mondo, alla propria visione americana della vita (e non il contrario). È questo, forse, il lato peggiore del cinema americano e, in generale, dell’America. Anzi, del mostro USA…

Novalis  23/01/2004 15:20:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gerardo, sono anch'io daccordo con quasi tutto quello che hai scritto, pero un film che ti parla della perfezione dei fiori ci ciliegio (o di pesco che siano) dell'importanza che hanno i gesti nel quotidiano, della ricerca dell'armonia e della perfezione, della bellezza assoluta (cosa che nella nostra società ha perso perfino l'arte) mi sembra molto e molto lontano da Disneyland e da qualsiasi villaggio valtur. L'essenza del film era questa, è un film che ti parla dello spirito, di quanto queste cose siano importanti e non riesco, scusami, a considerarlo solo un film di puro intrattenimento, quando si ha il corraggio di esprimere la grandezza delle cose "apparentemente inutili" che abbiamo perso. Il tema del film è questo, non gli eroi, non la guerra e tutto il resto, bisogna togliere (come facevano i samurai) andare all'essenza. Non trovo che questo film abbia adeguato la cultura dei samurai alle esigenze del mercato americano, e lo dimostra il fatto che nessuno in questo forum sta parlando della spiritualità di questo film (eccetto Rira). Tolto questo lato, il film si può tranquillamente buttarlo nel pattume e dargli 1. Poi sia chiaro ogniuno al suo punto di vista.
gerardo  23/01/2004 19:24:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’ultimo samurai è un film “democraticamente” ipocrita. Nel senso (anche partitico) che E. Zwick si vede che è un democratico (parlavo, nel mio commento, di presunta parte buona dell’America): la (pseudo)apertura alle culture straniere e l’apprezzamento di taluni valori, la denuncia delle bassezze umane e dei disvalori del capitalismo e dello sviluppo, ecc, tutte caratteristiche (mi riferisco a quelle enunciate nel film di Zwick) che dovrebbe appartenere ai progressisti USA. Tanto peggio, perché se avesse affrontato questo discorso un “cattivo” repubblicano ci saremmo trovati di fronte un “sano” razzismo, esplicito e senza infingimenti. Ma almeno ci sarebbe stata coerenza e non ambiguità. Avremmo avuto la visione del mondo di un americano, che agisce secondo la propria “cultura” e basta. (Sto cercando di semplificare il mio discorso). Ma in questo film non sembra passare poi un discorso antimilitarista. Il contrario, semmai, trattando di samurai (cioè antichi guerrieri) e dei loro valori. (A questo aggiungerei che uno dei probabili candidati democratici avversari di Bush alle prossime elezioni USA è l’ex gen. W. Clark, il comandante delle truppe americane nella guerra all’Iraq del ’91: tanto per mettere le postille al discorsetto). Ma non è questo il problema. Né si tratta di propaganda, come Ulysses scriveva sopra. Il problema è la rappresentazione (e la rappresentabilità) dei personaggi e delle storie. Che in questo film è assolutamente folkloristica. Inautentica. È la traduzione in termini semplicistici di una cultura lontana e sconosciuta rivista con gli occhi di Hollywood (cioè filtrata, rimaneggiata, per non dire masticata e digerita), la cui attenzione principale è il mercato: un film sui samurai, con un’impostazione più “antropologica” e profonda, o naturalistica, anche se epica e avventurosa, in tutti gli USA se lo vedrebbero in 10, e la metà per sbaglio. Naturalmente sto “estremizzando” per semplificare (se T. Kitano – tanto per fare un esempio recente - avesse portato a Hollywood il copione di Zatoichi, l’avrebbero mandato via a calci in kulo!). Allora ci vuole il “marchio di fabbrica” per far vendere biglietti e pop-corn: Zwick (che è un democratico…) prende un paese e un popolo “esotici”, ce li racconta come da cartolina delle vacanze (se no poi diventa di difficile comprensione) e ci mette come protagonista una star di Hollywood. Mescola il tutto con un po’ di moralismo (democratico) a buon mercato, che fa tanto “liberal” – e magari si sviolina l’Oscar, premio strapolitico -, intanto è salva la cassa e la dignità dell’America. Qui non ci troviamo certo di fronte a “Cuore di tenebra”, o ad Apocalypse Now (di cui il film di Zwick pur ammicca per certi aspetti), nei quali il protagonista è un occidentale mandato dalla propria “civiltà” a eliminare un altro occidentale invasato (della sua stessa compagnia commerciale o esercito), che ha costruito un regno ribelle in seno alla colonia della potenza in questione: opere in cui il nemico da combattere (un proprio simile) e il suo mondo sono il frutto della ribellione alla propria civiltà, nonché il punto più basso del degrado di quella stessa. Nel film di Zwick non si discute l’etica americana: i “cattivi” yankees sono presto individuati, circoscritti ed eliminati (magari sono quegli affaristi trafficanti/produttori d’armi dei repubblicani, “noi” democratici invece siamo buoni e quindi la civiltà americana è salva). Ecco perché è ruffianamente capzioso, ambiguo e ipocrita. E quindi pericoloso. E i giapponesi? Il film s’intitola “L’ultimo samurai”, ma il protagonista è un americano! Allora, visto che si parla di samurai, tu americano Tom Cruise togliti davanti e fammi vedere i samurai veri, se no capisco che sei tu l’ultimo samurai!
Io non ce l’ho né con Hollywood, né con Tom Cruise. Solo mi danno fastidio gli ipocriti. E in fin dei conti, ma perché non lasciano che la cultura giapponese – o qualsiasi altra cultura “straniera” – siano i giapponesi stessi a raccontarcela?

Rira  23/01/2004 23:43:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
se pensi questo forse non sei stato ben attento al finale del film:il personaggio interpretato da Tom cruise alla fine della battaglia non è l'ultimo samurai che è al contrario Kasumoto,e riesce a capire ,nonostante la mentalita' occidentale,l'esigenza che Kasumoto ha di morire,.Questa è da parte del regista "americano" una messa da parte della nostra mentalita' e un entrare e cercare, sforzarsi di capire e soprattutto Rispettare le usanze di questo popolo di samurai cosi' diversi da noi ma che ci possono insegnare molto sull'onore e sull'essenza delle cose della natura e della vita
ulysses  23/01/2004 23:57:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Brava Rira!
Anche secondo me questa è una scena importante, forse la scena clou del messaggio del film, ciò che +, in quanto occidentale, mi ha colpito!
gerardo  24/01/2004 15:51:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, il film l'ho capito fin troppo bene, se no non stavo a scrivere le stesse cose da tre giorni, circa. L'ultimo samurai DOVREBBE essere Kasumoto, fin qui ci arrivo pure io... Ma avendo il film una "sovrastruttura" ideologica falsante (la prospettiva americana), alla fine s'insinua in modo subdolo (anzi, mica tanto), "subcosciente" (lo dico anche ironicamente) il sospetto che l'eroe (ultimo-nuovo-samurai) sia Algren/Cruise e non il legittimo Kasumoto. Quello che continuo a ripetere (cioè a chiederti) è: chi è il protagonista del film, Tom Cruise o K. Watanabe? Chi sta sulla locandina del film con le katane in atto di guerra? E' la stessa operazione di marketing (scelta dell'attore, locandina, ecc.) che ti rivela l'ipocrisia di fondo del film. Tu vedi il mondo giapponese e dei samurai non in maniera naturalistica, o diretta se vogliamo, ma attraverso gli occhi e i sentimenti del cap. Algren, cioè attraverso la mediazione/filtro di un protagonista americano (che è poi, come ho detto finora, estendibile semanticamente a Hollywood e agli USA in generale). Questo non è un mio capriccio, è la trama del film! Quando Tarantino, che non è un disonesto, parla di O Ren/Lucy Liu, del suo passato, non ce li fa vedere con gli occhi di Black Mamba, ma apre un capitolo a parte nel film e per di più lo racconta attraverso l'anime, un'arte che più giapponese non si può. Quanto al discorso politico, per rispondere a Novalis credo, l'ho fatto solo per evidenziare l'ipocrisia di Zwick e di quelli come lui. Buongiorno a tutti :)
gerardo  24/01/2004 18:24:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mi correggo: la risposto sul discorso politico era a Ulysses...
ulysses  24/01/2004 19:40:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sull'operazione di marketing non posso controbattere, è vero. Sul cartellone neanche compare il regista, c'è solo la star hollywoodiana Tom Cruise accanto alla scritta ULTIMO SAMURAI...inducendo così la gente a credere che sia lui, la star americana, vero e solo protagonista del film! E proprio x questo, prima di andare a vederlo, pensavo fosse la solita americanata..x fortuna però,non è stato così! Il personaggio di Cruise serve + a delineare quello di Kasumoto( in quanto avvicinamento degli opposti) che il suo proprio.
Altro pregio che mi ha indotto a rivaturarlo è il fatto che non vengano mostrate scene di sesso tra lui e la giapponese(cosa che avrebbe abbassato di tanto il livello "spirituale" del film..)..
E poi, cosa c'è di + adatto x far avvicinare lo spettattore "occidentale" ad una cultura orientale se non quello di farci vedere un americano(occidentale alla massima potenza!) che entra in contatto col Giappone! Lo voglio intendere come un film quasi preparatorio, che riesca ad avvicinarti all'"altro", incuriosendoti senza mai cadere nel folklore locale, x poi portarti a vedere i film made in Japan veri e propri..
gerardo  25/01/2004 13:29:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non hai mai pensato che il film volesse veicolare il concetto che per "ultimo samurai" si intendesse non solo (ambiguità di fondo...) l'ultimo esponente di una lunga tradizione e cultura - e quindi il giapponese Kasumoto -, ma anche l'ultimo samurai in ordine temporale, cioè l'ultimo arrivato (quello benedetto e approvato da Kasumoto, che non a caso lo ha risparmiato senza sapere precisamente il motivo, trasmettendogli certi valori della propria cultura in modo che potesse conservarli dopo la sconfitta di quella stessa comunità superstite), che è il cap. Algren/Cruise, erede (ultimo, appunto) di quella gloriosa cultura?
Novalis  24/01/2004 13:58:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le tue argomentazioni, sono inataccabili, il tuo pensiero è lucido e corre via fluido, che dire?!!!...
Forse sono un idealista che vuole tenere la politica lontano dal cinema (forse è meglio dire un illuso).
Sicuramente Cruis non è l'attore più adatto visto che puzza troppo di icona USA.
Probabilmente è un film ipocrita, comunque ha portato dei valori preziosi agli occhi di tutti. Mentre purtroppo i film giapponesi li vediamo io, te e maremare.
Sono daccordo con tutto, ma a questo punto al cinema (a vedere film americani) che ci andiamo a fare?
gerardo  24/01/2004 18:29:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
boh!.. :)
maremare  25/01/2004 01:39:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Novalis tu sei molto arguto ma sai.. nn è importante avere competenza della cinematografia giapponese per esprimere un giudizio critico preciso come quello di Gerardo. E' importante avere cultura cinematografica. Forse con un disegnino lo capisci meglio: se io ho competenza musicale, conosco la musica, la mastico, magari la suono pure ad alto livello (nel senso che nn sbatacchio una batteria e basta, nn so se mi spiego) e ascolto di tutto senza preclusioni, forse posso preferire gli Avion Travel ai Luna Pop.
Questo significa che ascolto sia Vivaldi, per dirne uno, che i Luna Pop. E poi esprimo il mio giudizio che vale forse un po' di più , se permetti, di chi ascolta solo la musica che parte dai Pink Floyd e arriva ai Luna Pop. Capito meglio ora?
maremare  25/01/2004 01:40:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E 'Cruis' si scrive Cruise.. per la precisione :-)
Novalis  26/01/2004 03:06:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
maremare, ho l'impressione che a forza di cercare i miei errori ortografici hai perso il filo del discorso.
Le mie argomentazioni esulano da un discorso puramente cinematografico, nè ho scritto da qualche parte di essere un esperto di cinematografia giapponese (magari).
Semplicemente vedo il cinema giapponese che arriva in italia e quello trasmesso a "Fuori orario" (qualcosa ho anche perso), sinceramente mi sembra un po pochino per considerarmi un esperto. Precisioni a parte non vedo l'attinenza della tua risposta con quello che ho scritto.
maremare  28/01/2004 23:13:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Nov,
non credo di avere perso il filo del discorso, come dici tu, ho solo risposto così perchè il tuo pensiero sull'argomento già lo conosco, essendoci confrontati sul film in questione già qualche tempo fa.
Quindi mi sono sentito tirato in ballo da te a sproposito.
Tutto qua.
Comq accetto il tuo punto di vista sulla questione, leggermente diverso dal mio... e allora viviamoci felicemente le nostre reciproche differenze!
Novalis  26/01/2004 03:19:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi corrego, uso il tuo termine non esperto ma competente.
maremare  28/01/2004 23:15:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi correggo, uso il tuo termine non differenze ma sfumature.
:-)
ulysses  24/01/2004 19:53:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Andiamo a vedere film americani 1-un buon 80 x cento dei film in circolazione è made in USA; 2- siamo cresciuti col mito del cinema americano(hollywoodiano e non..); 3- continuiamo a sperare che migliorino ma la maggiorparte delle volte rimaniamo delusi; 4- x vedere l'oggetto delle nostre critiche..5- pensiamo:"Dai, Hollywood non sarà rappresentativo di tutto il cinema USA! Se Boldi e De-Sica fossero rappresentativi di quello italiano(in realtà purtroppo lo sono..) ci sarebbe da vergognarsi!"6- purtroppo x noi, sanno fare benissimo (meglio di chiunque altro) i film brutti(e "brutto" è un eufemismo..).
Novalis  26/01/2004 03:14:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che dici... siamo un po masochisti?
ulysses  23/01/2004 23:54:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ancora ciao Gerardo!
Capisco quello che vuoi dire ma non ho trovato tutta questa ipocrisia nel film. Gli USA, come il Giappone, hanno entrambe le fazioni, democratici e repubblicani, sinistra e destra, come rappresentano nel film Tom Cruise e il suo generale, Kasumoto e il tizio che voleva comprare le armi. Ogni paese ha queste 2 anime e il film mi è sembrato equilibrato, nè con la demonizzazione del male nè con la santificazione del bene! Tom Cruise o Kasumoto(il bene...)non sono puri, hanno ucciso, massacrato, combattuto..quello che li risolleva dal buio in cui vivono è lo spirito di pace serenità e soprattutto(questo è ciò che + mi ha colpito)tolleranza! E(spero di non essere l'unica a pensarlo) x me il vero protagonista è stato il samurai, un pò x l'attore incommensurabilmente bravo, un pò xchè era un personaggio + ricco(la teoria del fiore è illuminante)..e non compare neanche nei cartelloni..Tom Cruise(che peraltro mi è davvero piaciuto)sta lì x il pubblico, x esigenze commerciali, si sa! Ma x fortuna ci hanno azzeccato..Ciao!
maremare  24/01/2004 00:02:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Gerardo,
non ti conosco personalmente ma ti ammiro.
Sottoscrivo completamente le cose da te esposte con grande accuratezza e proprietà di linguaggio.
gerardo  24/01/2004 18:25:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie!...
Raistlin  23/01/2004 15:10:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gerardo,
Io credo, sinceramente, che sarebbe possibile, ribaltando il tuo ragionamento, trarre un messaggio (per surreale che sia) antiamericano di notevole profondità dal film di cui stiamo chiaccherando, evincendo il peggio delle caratteristiche (o luoghi comuni, per non far torto a nessuno) “americane” dagli elementi negativi del lavoro di Zwick: potrebbe addirittura emergere un quadro dove l'americano mediocre e l'americano di potere ci fanno una discreta figuraccia, divenendo il punto di partenza per un rifiuto totale delle proprie origini, per sposare culture diverse, più mature, più radicate, più salde... Forzato come ragionamento? Si, lo ammetto... ^__^
C'è da dire però che, in un contesto puramente cinematografico, il film incontra i miei consensi proprio perché, nonostante vediamo il mostro USA armati dello stesso astio, mi risulta forse più semplice ammirare l'eleganza di alcune inquadrature, la delicatezza che traspare dalla mano di chi muove la camera e la fuga totale da certi luoghi comuni o pomposi simbolismi di alcuni altri film di genere (l'esempio più eclatante è il Williams Wallace di Gibson).
Lungi da me dal volerti convincere, è solo un punto di vista che trovo bello condividere.
ulysses  22/01/2004 22:48:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Gerardo!
Condivido le tue osservazioni sul mostro USA, sul fatto che il cinema americano, la maggiorparte delle volte, sia di vera e propria propaganda ma non capisco dove tu abbia visto questa propaganda nell'Ultimo Samurai! Anzi, uscita dal cinema, mi è sembrato davvero strano che un film americano avesse potuto essere così poco americano!
Tom Cruise che si salva non è l'eroe, il vero eroe è il samurai che addirittura, alla fine, riesce a far accettare al modus pensandi occidentale dell'americano, il suicidio del guerriero sconfitto e catturato..Il fatto che Cruise sopravviva è quasi una condanna: una condanna a vedere ciò che di lì a poco si sarebbe scatenato in Giappone, una condanna a vivere secondo la logica capitalistica del denaro e della guerra contro la quale il samurai si era battuto e x la quale è morto, con onore..
Poi però, e x fortuna, ognuno la vede a modo proprio..
AleNeo  24/01/2004 12:32:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao,
scusa gerardo ma anche sforzandomi non riesco a vedere quello che hai scritto...

"Dopo un secolo di epopea western, di corsa all’Ovest, si arriva oggi all’epopea “eastern” (epica da pop-corn, “disneylandiana”), che, credo, ricalchi (in modo involontario?) anche la visione prospettica della politica USA contemporanea: la corsa imperialistica all’Est. Ma questa è una mia malizia…"

Mentre sul fatto che gli americani siano ipocriti sono d'accordo con te (sopratutto sulla figura dell'americano cattivo!)


gerardo  24/01/2004 18:32:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con un po' più d'impegno e concentrazione potrai "vedere" anche tu. Potrai giungere anche tu all'illuminazione. Che lo sforzo sia con te! :)
Raistlin  26/01/2004 11:13:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gerardo...
Sparisco un paio di giorni e qui compare un papiro di 27 risposte... Sei propagandistico almeno quanto Zwick, nel tuo piccolo e in termine di risultati! :)
Ebbene, cosa dirti, Gerardo? Considerata la quantità di cultura politica che ti porti appresso e il palato fino dello spettatore esigente che, pare, ti caratterizzi, debbo sostanzialmente sottoscrivere buona parte delle tua affermazioni perché, troppo avvinto dalle MIE convinzioni, controbattendo al tuo pensiero farei l'avvocato del diavolo e, pensando al diavolo che difenderei, me ne vedo bene dal gettarmici dentro per poi subire le contromosse del mio apparato immunitario perché io, certi modi di fare cinema, li tollero proprio poco.
Tanto per non dimenticartelo, non ho mai asserito che avessi tu torto, ho solo cercato di farti notare da dove stessi ammirando l'opera di Zwick, e il tuo modo di intendere lo Zwick-pensiero mi suggerisce che da tale torre moooolto difficilmente scenderesti, sempre se tale azione potesse poi portare dei vantaggi.
Mi spingo però oltre, Gerardo, e ti invito ad un pensiero: visto che, pare, di pellicole ne hai viste, non è forse vero che tra il panorama di fronte al quale si pone uno spettatore esistono oscenità ben peggiori del lavoro di Zwick? Riflettici un attimo, anche se l'hai già fatto, Zwick mette in scena ipocrisie e velata politica senza però esagerare tanto da far storcere il naso se non alle persone che, come te, osservano da un avamposto posizionato su un lato... estremo... Intendiamoci, non ho la toga e non difendo nessuno ma, in sintesi, c'è molto di peggio, anche perché stimolare certe vedute è stato alquanto laborioso per Zwick (forse è bravo in questo), e, per tale motivo, non griderei allo scandalo, cosa che invece è accaduta (a mio giudizio) per Black Hawk Down.
gerardo  27/01/2004 15:18:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ehh… :))
Se prendiamo la confezione di questo film, considerando tutto l’apparato produttivo che ha alle spalle, non posso certo dire che sia la peggiore in circolazione… Ma questa mi sembra pure una forzata ovvietà! Il fatto - più che naturale - che ci sia in giro tanta robaccia peggiore (di questa) non costituisce una condizione sufficiente per poter giudicare un film secondo la categoria del “bello” o, quanto meno, del “decente”. E guai ad accettare una posizione simile! Andremmo al ribasso. Io semmai parto dalla situazione opposta: davanti a un “buon film” (valutazione che contiene fattori oggettivi quanto soggettivi) questo di Zwick si rivela irrimediabilmente (ai miei occhi – che non saprei dire se smaliziati o no) nient’altro che una mediocre operazione (senza offesa per quelli a cui è piaciuto). A maggior ragione se si considera, come sottolineavo prima, la grande consistenza dell’apparato produttivo alla base del film. Black Hawk Down, purtroppo, non l’ho visto e non posso giudicarlo; e, in ogni caso, non mi è sembrato di aver gridato allo scandalo, ma “semplicemente” di aver giudicato un film per quel che è (a mio parere…), cioè vacuo e falso. Se ci ho messo una punta d’acido è stato per via della smaccata falsità intrinseca (e costitutiva) del film di Zwick. Poi non credo d’averlo visto come fossi un censore cambogiano. E né da qualsivoglia “turris eburnea”, tanto era evidente l’operazione… :) Non vorrei sembrare presuntuoso con questo, chè non è mia intenzione. Ognuno, in qualsiasi film, ci vede quello che vuole, ci trova qualcosa che tocca delle corde intime e particolari, per cui tale film può risultare gradevole (o meno). Quindi rispetto la soggettività di coloro ai quali questo film è piaciuto, ci mancherebbe altro. Ma il pregio “oggettivo” dell’Ultimo samurai non può essere il suo livello superiore rispetto alla schifezza più totale. Quanto alla propaganda e/o all’avvocatura del diavolo, siamo tutti un po’ autoreferenziali…
Raistlin  27/01/2004 16:31:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah-ah...
Non aggirare il problema, Gerardo, sostenere che ci sia roba peggiore non costituisce prova della qualità de “L'Ultimo Samurai”, ma era uno spassionato considerare quanta differenza ci fosse tra pellicole barbariche come “Black Hawk Down” e il filmuccio in esame tra noi tapini osservatori, annoverato tra i lavori "non abbastanza americani per farmele girare" nella mia personalissima scala dei valori. Il punto di vista campanilista di Zwick non è così palese da rovinarmi la visione del film, tutto qui. La pietà, poi, ricada gentilmente su di me, ma considerare vacuo e falso un film è, a mio intendere, gridare allo scandalo, anche e soprattutto perché mi riterrei preso in giro in modo particolare dagli intendimenti voltagabbana del regista e di chi per esso. Qui si tratta, come giustamente accennavi, alla propria sensibilità e alle cordicelle che il film tocca: probabilmente Zwick è proprio bravo e ha fregato uno spettatore mediocre come il sottoscritto passandogli il pappone politico come un delicato e dolce vivere la vita del capitano Nathan Vattelapesca e allora mi crogiolerò nello mia ignorante, seppur banalmente intollerante, visione... :)
Non hai visto Black Hawk Down?? Evita il proiettile che è meglio.
gerardo  28/01/2004 13:42:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E io non credo di aver detto, anche solo velatamente, che tu e gli altri ammiratori del film in questione siate mediocri spettatori: ci son fior di critici famosi che lo hanno osannato, figuriamoci se posso pensare che siano essi ignoranti... L'inghippo tra il mio p.d.v. e il tuo è, credo, che io avrei preferito un film dichiaratamente ed esplicitamente campanilista/"americanista", senza orpelli pseudoetnici, magari pure un po' reazionario, ma almeno sincero! Eppoi, se non vedo BHD come faccio a giudicarlo e a incazzarmi?!
Raistlin  28/01/2004 14:34:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah no! Non mi sento certo accusato di alcunché, era solo una battuta... Hai ragione che se lo conosci lo eviti, altrimenti vi rimani neutrale, leggiti il mio punto di vista nei confronti di quella porcata che non è assolutamente ipocrita o velatamente campanilista, è tutto esplicito ed evidente. Non so cosa sia meglio... Sarà forse questo il mio problema... ^__^
gerardo  28/01/2004 20:51:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, almeno uno, vedendo BHD, se ne fa una ragione... :)
Ho letto il tuo commento a BHD e ne prendo atto. Avevo letto giudizi della critica abbastanza simili al tuo anche sulle riviste di cinema. Quando lo vedrò mi potrò esprimere: chissà, scopro che un capolavoro assoluto e ci azzuffiamo... Cmq, siccome sono sadico ti consiglio - se tu non l'abbia già fatto - di vederti il coevo "Behind enemy lines", sulla guerra in Jugoslavia.... :)
Raistlin  29/01/2004 10:24:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non credo che lo troverai un capolavoro... Sebbene tecnicamente Scott abbia lavorato più che bene rimangono i problemi gastrici suscitati da quella robaccia...
Behind Enemy Lines? Lo terrò presente. :)
Novalis  26/01/2004 14:55:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi ritrovo...
Anch'io non ho dato torto a Gerardo, la vedo solo da una sfumatura leggermente diversa come dire "arancio e arancio ocra".
Io sinceramente non conosco questo Zwick non so quali altri film a diretto, non vorrei dire una ******* (perchè non lo conosco) ma mi sa tanto di regista che viene pagato per eseguire una regia, come spesso succede a Hollywood.
Comunque bisogna dar merito a Gerardo (a deposto il suo uovo di cuc****) Ciao a tutti
maremare  22/01/2004 14:11:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti, acute osservazioni.
_Orion  22/01/2004 16:23:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io credo che un po tutto il tuo giudizio sia una tua malizia. Cmq il tuo giudiizo è molto valido anche se troppo soggettivo, ma in ogni caso molto ponderato e attento.