caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ULTIMO SAMURAI regia di Edward Zwick

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
ocram     8½ / 10  08/02/2010 23:28:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

L'ultimo samurai è una di quelle classiche produzioni americane che si prendono la briga di mostrare lo sfarzo a 360 gradi .
Il mastodontico budget impiegato per produrlo ( stiamo parlando di qualcosa come 150 milioni di dollari ) si riversa in maniera travolgente su tutta la pellicola.

Gli americani ostentano questa loro forza e l'han sempre fatto , bisogna dargliene atto .
La potenza economica di base indubbiamente aiuta a creare film qualitativamente superiori anche se però non è sempre così scontato il risultato .

Ma "L'ultimo samurai " non è solo mera forza visiva . Abbiamo svariati esempi di kolossal la cui fama era dovuta principalmente all'effetto speciale il cui scopo era quello di stupire e basta , con un risultato però di fondo assai povero sotto altri punti di vista ( trama , cast,etc) . Qui c'e' una messinscena che fa da sfondo anche a qualcos'altro : la tradizione storico culturale di un popolo , appunto il popolo orientale
E' qui che il film si rafforza di quella bellezza che non sta solo nelle scenografie (splendide senza dubbio ) ma anche nel tentativo di spiegare la vita degli orientali ed i loro comportamenti .
Beninteso quello che mi ha colpito nell'immediato nel vedere questo film sono le scene delle battaglie:studiate e meticolose nella loro ricostruzione. Non è un caso che l'opera sia stata premiata per la fotografia e per altri pregevoli meriti ( costumi e montaggio ) .

Le armature dei soldati non sono cosa da poco per chi ama la meticolosità visiva .
Abbandonando comunque l'ottimo elemento scenico , il film si presta anche ad una duplice e più profonda analisi . Appunto la tradizione che viene messa in atto durante la prigionia del capitano ( ed anche in parte un po' prima ) .

Estetica ed etica si fondono a creare un connubio perfettamente amalgamato . Così Cruise , il prode capitano sembra impacciatissimo quando si trova a che fare con un modus vivendi a lui sconosciuto e distante e mostra tutto il suo lato imbarazzante ( nei limiti imposti dalle capacità recitative di Cruise , beninteso ) . Ma è proprio in questa forza dell'imbarazzo che più vengono messe in mostra quelle dinamiche sottili e delicate della vita orientale in cui volente o nolente Cruise si trova invischiato .

E' cioè anche e soprattutto attraverso un meccanismo di contrasto evidente tra la vita occidentalizzata del capitano e lo stile completamente differente di Katsumoto che si apprezzano le differenze tra occidente ed oriente . Le sfumature di pensiero e di comportamento trovano una loro giusta collocazione in una dimensione che non era mai appartenuta ad Algren ( il quale alla fine potrebbe anche essere la trasfigurazione fisica dello spettatore ). Lo stile di vita è assai differente .

Parlo di una visione della vita globale : i samurai non sono dei mercenari . Non combattono per il vil denaro (come fanno invece i moderni soldati ) ma per degli ideali che sovrastano l'idea materialistica e quindi mercenaria di Algren e compari .La morte è vista come un concetto quasi onorifico se avviene sul campo di battaglia quando si compie il proprio dovere .
Uno dei motivi infatti per cui Katsumoto salva Algren è il suo spirito di sacrifico che nota proprio nel momento del combattimento tra i due eserciti .

Il lato filosofeggiante è quindi ben messo in evidenza nel film per esempio quando Katsumoto dialoga con il capitano nel giardino ( " il fiore perfetto è una cosa rara.Se si trascorresse la vita a cercarne uno , non sarebbe una vita sprecata " ) . Il suo è un esempio di perfetto equilibrio tra forza ( nei momenti in cui viene espressa per esempio durante le battaglie ) e delicatezza ( quando coglie appunto il fiore dall'albero ) .Parebbe un'evidente contraddizione questo accostamento di elementi emotivi così differenti , eppure in lui coesistono in maniera spontanea .

Ken Watanabe ( apunto Katsumoto ) è a dir poco superlativo . Penso che gran parte del film regga sulle sue gambe (ed anche testa) di attore . Pur non conoscendo il cinema orientale , non ci sono bisogno di riferimenti particolari per riconoscerne la bravura: si vede ad occhio.L'unico neo è il doppiaggio italiano un po' macchiettistico (la parlata ) , che comunque è passabile anche se non l'ho gradita molto perchè un po' sminuisce il personaggio a mio parere.

Koyuki Kato è una perfetta controparte (femminile ovviamente ) per il protagonista Cruise. Delicata e credibile , interpreta in maniera più che sublime la figura della donna smarrita di fronte alla perdita del marito ma che riesce anche per tradizione ad avere riguardo per l'artefice della morte di suo marito( appunto Cruise)

La scena della vestizione prima della battaglia è un capolavoro assoluto , un miscuglio di sensualità e dolcezza composto da immagini lente ( Taka che indossa il kimono ad Algren ) unite ad una musica d'atmosfera (archi soffusi) in sottofondo .Da sola basterebbe a giustificare tutta la visione del film.

Edward Zwick insomma è riuscito a creare un ottimo film che non si ferma al lato puramente action-movie ma affronta anche il versante tradizionale e storico di un popolo e di una categoria di individui ( appunto i samurai) senza risultare banale .

"L'ultimo samurai " quindi è un film bellissimo che va visto per una serie di motivi . Oltre a presentare delle bellissime scenografie , è nutrito da un ottimo cast e da una serie di tematiche profonde che non mancheranno di emozionarvi e commuovervi. Consigliatissimo.