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IL SIGNORE DEGLI ANELLI: IL RITORNO DEL RE regia di Peter Jackson

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Dom Cobb     9 / 10  02/08/2017 00:23:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La fine si avvicina: mentre Frodo e Sam, guidati da Gollum, compiono il balzo finale nel loro viaggio verso il Monte Fato, Gandalf, Aragorn e gli altri membri sopravvissuti della compagnia organizzano la difesa della città di Minas Tirith contro l'imminente invasione da Mordor, sforzandosi di unire i reami degli Uomini nella lotta contro il comune nemico. La battaglia finale per la Terra di Mezzo ha inizio...
Con questo Il Ritorno del Re, giunge a compimento uno dei più grandi eventi della storia del cinema, la prima serie filmica i cui "episodi" sono stati scritti e girati allo stesso tempo, l'arrivo su schermo di un'opera letteraria che molti ritenevano impossibile da ricreare, la realizzazione della visione di un regista dall'enorme talento visivo come Peter Jackson. Tutto ciò che era partito due anni prima con una trasognata voce elfica che echeggiava nel nero dello schermo, arriva alla sua conclusione, e lo fa nel migliore dei modi, confermando l'intera trilogia come uno degli apici massimi della settima arte.
Rispetto ai primi due film, ogni cosa qui è ancora più in grande, sfruttando il più possibile la finalità delle varie trame, dove finalmente i vari nodi vengono al pettine: la fotografia è spettacolare, gli effetti speciali impeccabili e le scenografie ci regalano alcune nuove viste mozzafiato,


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mentre la colonna sonora di Howard Shore aiuta a rendere molti dei momenti del film ancora più memorabili; ma il punto forte, a livello puramente tecnico e strutturale, è il ritmo. A differenza del precedente Le Due Torri, questo terzo film parte lento per poi accelerare man mano ed esplodere infine nell'ultima ora e mezza, con ben poche pause nel mezzo. E man mano che la tensione si accumula, non mancano sequenze dal sicuro impatto visivo.


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Piatto forte della pellicola, però, è senza dubbio il lungo assedio di Minas Tirith, caratterizzato da un utilizzo di effetti speciali fra i più magistrali mai visti finora, capolavoro di regia e azione adrenalinica, una lunga scena ricca di pathos che da una nuova definizione al termine "epico".
Per il resto, non c'è molto da dire: gli attori si mantengono sul livello stabilito nei film precedenti, alcuni dei personaggi hanno modo di crescere e maturare ancora di più (è il caso di Merry e Pipino) e in quanto a problemi, magari ce ne sono un paio. Da una parte, abbiamo un Frodo sempre più zombie e sempre più difficile per cui fare il tifo (c'è una differenza fra essere tormentati dall'Anello e ridursi a una mammoletta incapace perfino di strisciare), e certi momenti del rapporto con il fedele Sam scricchiolano un po'.


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Altro neo è l'unica aggiunta al cast, il sovrintendente Denethor, che rispetto alla controparte cartacea qui si riduce a una macchietta ai limiti dell'assurdo, esageratamente cattivo e ostile, esageratamente disperato, esagerato nel lutto per il figlio Boromir. Ci sarebbero anche delle questioni secondarie che rimangono fastidiosamente sul vago,


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ma, a conti fatti, non si tratta di problemi che distruggono il film.
In effetti, i pro del film sono tali e di tale qualità da estinguere i contro, e ciò che resta è un'avventura epica, coinvolgente e soddisfacente nel modo in cui conclude la narrazione, regalandoci un epilogo allungato che, garantito, farà scendere lacrime allo spettatore più incallito. Perché, a dispetto di quel che può piacere o non piacere, dire addio a personaggi che hanno formato dei legami così forti fra di loro e con lo spettatore è sempre malinconico, e quella tristezza che si fortifica nel leggere le fatidiche parole "The End" subito prima dei titoli di coda è l'ultima stoccata di una saga sull'eterna lotta fra il bene e il male, sul male che è in ciascuno di noi e che si ha sempre l'occasione di combattere. Una saga che ha fatto e continuerà a fare la storia, che ammalierà lettori (e spettatori) futuri come ha fatto con quelli passati, con personaggi e tematiche che nutrono cuore e testa e rimangono con noi, sempre e comunque.
Come ogni grande storia che valga la pena di raccontare.