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LA MUMMIA (1932) regia di Karl Freund

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Dom Cobb     6½ / 10  10/04/2018 17:42:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una spedizione archeologica resuscita accidentalmente l'antico sacerdote egizio Imhotep; questi, sotto le spoglie di un tal Ardeth Bey, cerca di manipolare gli eventi in modo da far resuscitare la principessa di cui era innamorato e che si potrebbe esser reincarnata...
Molti decenni prima che giungesse sul grande schermo l'avventura tutta spari ed effetti speciali con Brendan Fraser, c'era questo classico dei primi anni del sonoro. Il terzo, anche se non ultimo, prodotto della serie dedicata dalla Universal ai vari mostri della letteratura all'inizio degli anni '30, è l'unico a basarsi su un soggetto originale, che non ha dei trascorsi su schermo o su carta, e senza voler essere prolissi, a conti fatti è anche quello che contiene alcuni degli elementi migliori di questa serie finora, e anche se di poco, sono sufficienti a rendere il film nell'insieme migliore.
Partendo dagli aspetti positivi, a livello tecnico il film si difende ancora abbastanza bene nonostante la sua età: l'esordiente Karl Freund si dimostra a suo agio sia nel mostrare scenografie e location ammalianti, valorizzate da un sempre affascinante bianco e nero, sia a dirigere gli attori, sebbene il meglio che si possa dire per la maggior parte di loro è che non risultano fuori posto. In particolare si fa notare il solito, grande Boris Karloff, ormai un ospite di casa in film del genere, qui chiamato a ricoprire una parte molto diversa da quella del mostro della Shelley: il suo Imhotep non ha sfaccettature di alcun tipo, la sua devozione amorosa alla principessa reincarnata viene messa da parte a favore del più facile e immediato cattivo dalle facce ed espressioni minacciose (una cosa che, volendo essere onesti, gli riesce comunque benissimo). Se vi è anche solo un minimo di carisma insito nel personaggio, è grazie soltanto alla sua interpretazione, non certo al modo in cui viene scritto, né tanto meno al mediocre doppiaggio italiano. L'unico a cavarsela oltre a lui è Van Sloan, un altro nome comune di questa serie, che qui si diverte a riprendere alcuni manierismi del Van Helsing interpretato l'anno prima.
Per il resto, non c'è molto di cui parlare: la vicenda si dipana con un ritmo forse più lento del solito, ma che paradossalmente non annoia, e per una volta anche il finale non risulta buttato via, almeno non del tutto.


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E ancora una volta, i difetti che il film ha, come la mancanza di vero e proprio spavento, la semplicità della sceneggiatura e il montaggio rozzo, sono da imputare più all'epoca della produzione e ai tempi che correvano piuttosto che all'incompetenza delle persone coinvolte; non è una tragedia, specie considerando che le idee messe in campo, a prescindere dall'esecuzione a tratti incerta, sono comunque affascinanti.
La Mummia non sarà certo uno dei film più rappresentativi della sua epoca, ma permane comunque un certo fascino nel pallore del suo bianco e nero.


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