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IL BRIGANTE DI TACCA DEL LUPO regia di Pietro Germi

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LoSpaccone     7½ / 10  07/06/2009 16:30:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Suggestivo affresco dell’Italia meridionale post-unitaria che ricorda alcuni western di Ford, non solo per la somiglianza tra le uniformi nordiste e quelle dei bersaglieri ma anche e soprattutto per la connotazione mitica (anche se non in maniera assoluta) del racconto, che nasce da una lettura romantica e moraleggiante (tipico della prima parte di carriera di Germi) di avvenimenti ai quali si può far risalire la nascita della nostra nazione. Infatti il film nel suo andamento generale è principalmente un film di avventura, in cui vengono approfondite poco alcune questioni fondamentali (come i motivi del brigantaggio), non privo però di notazioni storiche a mio avviso azzeccate. Questa incertezza di fondo può essere vista come la testimonianza del fatto che il film fu realizzato in una fase di passaggio, in via di definizione, sia del cinema italiano che del percorso professionale di Germi, ed è evidente nel ritratto dei due personaggi principali: il capitano Giordani e l’ex commissario borbonico Siceli.
Il capitano è una figura romantica, ligia al dovere, senza dubbi o debolezze di sorta, funzionale quindi a quella retorica consolatoria con cui si edulcora l’interpretazione dei fatti; interpretato da un Nazzari esteticamente perfetto nella parte, ma con una recitazione troppo rigida e impostata, ancorata allo stile del cinema dei “telefoni bianchi”.
In Siceli, interpretato da un Saro Urzì straordinario, c’è invece il Germi cinico e disilluso dei film successivi, quello che guarda con occhio critico e realista la storia e la questione meridionale in particolare. Un personaggio che sembra uscito dalla penna di Tomasi di Lampedusa, nella cui ambiguità si riflette l’ambiguità di quel periodo storico, una fase di disordine degli ideali in cui l’opportunismo sembra la guida dei comportamenti migliore possibile, un periodo che la storiografia ha cercato, e cerca, di esorcizzare nascondendo dietro la parola “brigantaggio” una realtà molto più complessa e controversa di quella che si vuole far credere. Non mi sento di esagerare se dico che raramente il cinema italiano abbia regalato un personaggio di tale carica antropologica, anche se ammetto di non sapere quanto questo sia merito dell’autore del racconto da cui il film è tratto (tale Bacchelli) e quanto invece sia merito di Germi e degli sceneggiatori Federico Fellini e Tullio Pinelli (quest’ultimo sceneggiatore dei capolavori dello stesso Fellini).
Nel film fa capolino anche il melodramma, con una vicenda che per temi (l’onore) e toni dipende fortemente dal contesto culturale e sociale, forse non indispensabile al racconto ma che riesce ad intrecciarsi col motivo principale del film senza forzature.
E’ indubbio che siamo di fronte a un buonissimo film che se realizzato qualche anno dopo sarebbe diventato un capolavoro indiscusso del cinema italiano.


peucezia  19/06/2011 21:26:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
condivido..alcune parole le avrei scritte io...