caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA MARCIA SU ROMA regia di Dino Risi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
dobel     9 / 10  18/01/2010 11:43:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Proprio negli stessi anni in cui Renzo De Felice cominciava a dare alle stampe la sua monumentale biografia di Mussolini, dalla quale si evince una immagine bonaria e quasi paesana degli albori del movimento, Risi firma un film che ritrae il periodo storico più drammatico del novecento con un tocco di leggerezza sopraffina.
La marcia su Roma così come ce la restituisce Risi è una scampagnata di una armata Brancaleone formata da gente senza arte né parte. In fondo, i derelitti della società, spinti più da ignoranza che da cattiva fede, vengono spinti su una nave che non può che affondare portando con sé chiunque non la voglia abbandonare quando è ancora in tempo.
Il fascismo viene visto come la risposta più semplice e populista ai drammi e problemi della gente.
In ogni epoca controversa, purtroppo, la massa segue (quasi avesse bisogno di essere illusa e rassicurata come un bambino piccolo) chi dà risposte semplicistiche e promette di risolvere i grandi problemi in fretta e in modo definitivo.
Bellissima, a questo proposito, l'idea di scandire le tappe del film con la graduale presa di coscienza che i punti elencati nel programma elettorale dei Fasci di Combattimento vengono regolarmente disattesi.
Man mano che la storia procede ci accorgiamo che tutto quello che in origine era promesso, non viene mantenuto: anzi, viene addirittura ribaltato, e conseguentemente depennato dal personaggio interpretato da Ugo Tognazzi.
Quando si dice che la storia si ripete e che l'arte è sempre attuale!...
Una lettura quindi al passo con la moderna storiografia, ma... E qui il sentimento popolare ha la meglio (giustamente) sulle teorie.
Vero che il fascismo è iniziato in modo un po' casereccio, vero che la marcia su Roma fu più simile ad una gita fuori porta che ad un 'colpo di mano', vero che gli squadroni erano composti più che altro da poveracci ignoranti che, magari in buona fede, si lasciavano manipolare; vero anche che molta della gente che formava quegli squadroni non voleva fare del male a nessuno.
Ma è anche vero, e qui Risi compie il colpo da maestro che pone questo film agli stessi livelli di 'Tutti a casa' e delle migliori pellicole sul 'ventennio', che dopo un primo approccio 'golgiardico' l'imminenza della presa di un potere reale ha trasformato quelli che erano solo dei ragazzacci un po' sbandati in sistematici prevaricatori di ogni forma di ordine e regola civile.
Il passo che separa la ragazzata dal crimine è fin troppo breve.
Fra le tante cose questo è anche un film sulla leggerezza di certe scelte e sulla miopia di certi personaggi che hanno potuto reggere le sorti del nostro paese. Spesso il buon senso dei semplici porta a decisioni più sagge delle trame e dei calcoli dei 'sapienti'. Il finale, in questo senso, è molto graffiante.
Gassman e Tognazzi al di sopra di ogni lode; personaggi di contorno tutti perfetti in un'opera magnifica di un regista magnifico che ci ha raccontato un altro pezzetto di storia patria con la lucidità e la precisione dello storico abbinata all'ironia e ai riflessi inquietanti del vero artista.