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CHUNG KUO - CINA regia di Michelangelo Antonioni

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amterme63     7½ / 10  20/02/2014 21:57:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Occorre uno sguardo interessato e curioso per poter veramente apprezzare questa lunga pellicola documentaria sulla Cina degli inizi degli anni '70. Altrimenti la proverbiale lentezza e prolissità di Antonioni arrivano qui ai loro massimi soporiferi.
Eppure un occhio questo interessante documentario lo merita. Se non altro perché si nota benissimo lo sforzo di cogliere l'essenza genuina di un paese, il suo cuore vitale, cioè la vita umana nelle sue forme e nelle sue facce così come sono, senza mediazioni o filtri ideologici.
Il documentario diventa così una lunghissima carrellata di immagini di umanità varia ma soprattutto normale, viva, reale. La mdp, quasi sempre in campo medio o lungo, gira, vaga, nei vicoli, nelle piazze, nei mercati, in mezzo ai campi o nelle fabbriche, coglie continuamente brevissimi istanti di un'immensa varietà di esistenze umane (facce, espressioni in continuo scorrere). E' uno dei documentari più "reali" e meno artefatti che abbia mai visto. A tal fine Antonioni conserva integralmente lo scorrere lento e monotono del tempo reale; non addomestica l'immagine all'esigenza cinematografica di sintesi narrativa e di coinvolgimento emotivo; tutto si svolge come realmente avviene. Per questo occorre un approccio consapevole e ragionato a ciò che si vede. Il reale in sé è noioso e non interessante e questo documentario in qualche maniera ce lo ricorda.
Antonioni si dimostra il regista dell'incomunicabilità anche in questo documentario sulla Cina. Già subito le prime battute della voce narrante ci avvertono che chi ha girato il documentario non l'ha potuto fare in piena libertà e con facoltà di approfondimento di ogni aspetto. La Cina era (ed è) un paese restio a svelarsi, a farsi conoscere. La mdp non può far altro che mostrare dall'esterno qualcosa che noi spettatori non arriveremo mai a conoscere, che possiamo solo intuire o immaginare. Questo ci fa anche capire che la "non comunicazione" è la regola nei rapporti umani casuali quotidiani. Occorre quindi arrendersi al fatto che non conosceremo mai fino in fondo le culture diverse dalle nostre, né l'animo delle singole persone estranee al nostro mondo. Possiamo solo vederle, assistere da spettatori, e trasformare le immagini in esperienza estetica, in opera d'arte. Antonioni con Cina ha fatto veramente un documentario-arte di tutto rispetto. Solo che rimane comunque una visione decisamente "pesante".
P.S. La durata originale (quella del dvd) non è 2h 14m ma più di 3h (207 minuti).