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I ROBINSON - UNA FAMIGLIA SPAZIALE regia di Stephen J. Anderson

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Dom Cobb     5 / 10  14/11/2014 21:59:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lewis, un orfano dal brillante quoziente intellettivo e inventore dalla passione sfrenata, incontra per caso un suo coetaneo che afferma di venire dal futuro. Lo convince a portarlo con sé nella sua epoca ed incontra una carrellata di strambi personaggi...
All'epoca della produzione di questo lungometraggio, la Disney si trova nel pieno del suo periodo più nero dai tempi della guerra: anche se a livello finanziario la totale conversione all'animazione computerizzata si è rivelata un vantaggio (il precedente Chicken Little era stato un modesto successo), gli studios si trovano in una tremenda crisi creativa. Ma fortunatamente per loro, avviene un fatto che cambia le carte in tavola, con la fusione della Disney con la Pixar di John Lasseter e la nomina di quest'ultimo a capo della divisione animazione della premiata ditta e del socio Edwin Catmull a presidente di entrambe le compagnie. L'apporto di Lasseter, che spinse i produttori a modificare gran parte del film a livello di storia e tematiche, risulta decisivo per la qualità del prodotto finale, che si può definire un netto miglioramento rispetto all'immediato passato.
Prima di sottolineare i difetti, è bene elencare i pregi, perché questo I Robinson presenta delle migliorie rispetto a Chicken Little non trascurabili, bene o male sotto tutti gli aspetti: l'animazione è di qualità decisamente più accettabile, anche se non paragonabile alla grafica ben superiore della Pixar o della Dreamworks, e il film tenta di sfruttare ogni sua potenzialità a livello visivo, risultando nel complesso accattivante, per quanto non proprio originale.
Anche per quanto riguarda la storia e i personaggi, c'è qualcosa di positivo da dire: dopo il ritmo frenetico, le gag sconclusionate e la sgradevole crudeltà del precedente film, è un sollievo poter rintracciare nella vicenda e nella costruzione soprattutto del protagonista un certo grado di cuore e umanità.


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Detto questo, però, bisogna anche riconoscere le falle, che sono tutte da ricondurre al ritmo, decisamente troppo veloce: il mondo futuristico che gioca un ruolo importante in gran parte del film è a dir poco costellato di stranezze, e il modo in cui esse si affastellano una dietro l'altra senza dare al pubblico il tempo di respirare, alle lunghe rischia di stordire piuttosto che intrattenere, complice anche una sceneggiatura avara di battute o gag veramente divertenti; tale approccio leggero non solo impedisce al pubblico di assorbire quanto ha appena visto, rendendo il tutto piuttosto dimenticabile, ma ha anche effetti non proprio benefici sui momenti che vorrebbero essere più sentimentali e riflessivi: il fatto è che essi non riescono ad imporsi, in quanto soffocati dalla commedia e dalla narrazione veloce.


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Inoltre, la storia soffre di qualche complicazione di troppo nel terzo atto, quando i personaggi iniziano a balzare da futuro a passato a futuri alternativi, e la risoluzione finale con cui il bene finisce per trionfare scivola via in modo quanto mai sbrigativo.


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Il tutto rischia di lasciare lo spettatore in uno stato di costante apatia, nonostante le ovvie buone intenzioni.
Ma c'è qualcosa che redime in parte un lungometraggio che di certo necessitava di un'ulteriore riscrittura, e si tratta della morale, la quale si riconduce in maniera diretta nei titoli di coda allo stesso fondatore degli studios, Walt Disney in persona. Nel messaggio della perseveranza, dell'importanza di imparare dai propri errori invece di scoraggiarsi al primo fallimento, risiede il cuore pulsante di una vicenda che celebra, in modo molto meno sottile rispetto a classici come Fantasia, lo sperimentalismo e la curiosità che porta alle scoperte più grandiose: quella stessa curiosità che animava il vecchio Walt.
Tale impostazione riesce ad elevare in parte un film riuscito a metà, di certo migliore di quelli che lo hanno preceduto, ma ancora lontano dai fasti che la Disney, nel corso degli anni, ha dimostrato di essere capace di raggiungere.