franx 9½ / 10 15/06/2015 10:40:09 » Rispondi Un gerarca fascista dal soprannome profetico che, giusto qualche anno dopo aver appoggiato una strage di suoi concittadini, si guarda in goliardia insieme a loro una sana partita di calcio, salutando in cordialità al bar il figlio di un uomo che ha fatto rastrellare e fucilare. Figlio a cui, dopo esser espatriato ed essersi sposato, non importa assolutamente più nulla nè della morte del padre nè di che fine abbia fatto la donna che in apparenza aveva amato ed il cui ricordo semplicemente svanisce in una superficiale domanda che pone, come se fosse un turista estraneo, al farmacista che ha rilevato l'attività della sua ex-amata e di suo marito, un poveretto che, sempre costretto dallo stesso gerarca dal nome profetico (nomen omen) ad andare in un bordello, aveva lì contratto la sifilide ed era costretto in casa su una sedia e due stampelle, ma che nonostante questo, non ha il coraggio di denunciarne le malefatte. Non è una storia sul fascimo, ma sul menefreghismo italiano. Eccezionale da proiettare negli asili. Se la metà delle comparse (manco degli attori) di questi film fosse trasportata ai giorni nostri gli attori contemporanei sparirebbero dalla scena al volo.