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VELLUTO BLU regia di David Lynch

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Dylan81     9 / 10  27/03/2006 21:37:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Premetto che questo commento è riservato solo ha chi ha tempo e pazienza per leggerlo altrimenti rinunciate perchè è un po lunghino.

Prima di raccontare, di parlare, di scrivere, di dire due cose su Blue Velvet, mi sembra opportuno fare una premessa: David Lynch è un talento, un genio puro, talvolta incompiuto, talvolta indecifrabile, irriverente, sibilante, una personalità artistica per indole, che si muove dalle parti dell’anti-arte, ricca di sfaccettature, complessa per scelta. La realtà non è una linea retta, così come non lo è la fiction, che la riproduce. Questo sembra dirci Lynch in ogni sua opera. Blue Velvet si apre nell’idillio dei campi bruciacchiati dal sole a una tarda ora pomeridiana, una leggera brezza anima l’erba e le spighe gialle, un ragazzo si trova a passare per questo sentiero. Nella più totale spensieratezza, trova per caso un orecchio umano. Da questo momento inizia il suo incubo. Un fatto così casuale, così insignificante, lo porta su una strada morbosa e pericolosa. Entrano in scena nuovi personaggi: una ragazza di cui si innamora lo indirizza verso la soluzione del caso “orecchio”, per il quale è stata scomodata anche la polizia. Gli indica infatti un appartamento al sesto piano di un palazzo non lontano da dove lui vive, nel quale abita una cantante di un night, il cui pezzo forte è Blue Velvet, la canzone che dà il titolo al film. Intuendo, secondo le indicazioni che la ragazza aveva captato dalle conversazioni del padre poliziotto, che la cantante può essere collegata al caso “orecchio”, che assilla sempre il giovane, questi si introduce ripetute volte nell’appartamento di quella, al quale si accede salendo una semibuia e inquietante scala. Ogni “visita” è uno spicchio, un frammento che compone l’incubo, l’incubo visionario, morboso e macabro che è poi il film in sé stesso. Si, un incubo delirante, apparentemente senza fine. In realtà l’incubo è attraversabile: esso viene percorso lungo un contorto e nascosto sentiero, che si arriccia e si complica sempre più, che invade l’anima, vi mette radici, e sembra sempre più grande, più malvagio, più misterioso. Misterioso, esatto. Mistero. A un certo punto del film, la ragazza chiede al giovane: ”Ma ti piace così tanto il mistero?”. Evidentemente si, gli piace, tanto che riesce a districarsi nel sentiero tortuoso e ad arrivare alla soluzione. Ma non alla soluzione del mistero “orecchio”, quello è già risolto. No, quella a cui riesce ad arrivare è la soluzione dell’incubo, ben più insidiosa e complicata della precedente. . Il giovane però non è in grado di giungere con le sole sue forze a questa ultima e importante soluzione, così uscirà dal tunnel in maniera del tutto, o quasi, passiva, proprio da quel tunnel in cui era entrato in maniera tanto attiva, curiosa, se vogliamo. Ma riprendiamo da dove eravamo rimasti, e cioè dalle ripetute introduzioni del giovane nell’appartamento della cantante. Qui, in questo squallido luogo di squallida vita, nasce un nuovo legame, questa volta altalenante, insidioso, precario, soprattutto allucinante, per il giovane: il legame, tanto sottile quanto elastico, e quindi non spezzabile ma incostante, con la cantante. Quest’ultima è sconvolta da qualcosa, è ossessionata, spaventata da qualcosa, quel qualcosa la cui scoperta non sarà la fine della fine, ma neanche l’inizio della fine, sarà solo la fine dell’inizio e l’inizio di un nuovo inizio, che però è già finito in partenza, probabilmente, come sembrerebbe farci intuire la scena finale, ma di questo parleremo più avanti. Stavamo dicendo della relazione intrisa di male e sangue che lega il giovane alla cantante, insolubile ormai, e sempre più, man mano che il sentiero dell’incubo si accartoccia sempre più su sé stesso e la fine sembra sempre più lontana, laddove in realtà è sempre più vicina. Il giovane non può fare a meno di visitare la cantante, certo queste visite non sono serene, non sono piacevoli, ma qualcosa lo lega inseparabilmente alla sconvolta e misteriosa inquilina. A renderle tali, ovvero non piacevoli, sono le sempre più frequenti e terribili intromissioni di altri individui, uno dei quali un pazzo criminale che tiene in pugno la cantante e la muove, per così dire, come una marionetta, ma non diciamo altro. Nel mentre il giovane continua a vedersi con la ragazza di cui si era una volta innamorato, e che comunque ama ancora. A questa riferisce tutto ciò che può essere interessante per la soluzione del mistero, omettendo il resto, che omettiamo anche noi. Alla fine il mistero viene risolto. A questo punto però si complica l’incubo, e sarà l’incubo del giovane, l’incubo della cantante, l’incubo del pazzo omicida, l’incubo dei suoi uomini, l’incubo della ragazza, l’incubo del padre della ragazza poliziotto, e così via. Questo per far intuire la portata di tale elemento nel film, tanto che si identifica giustamente con il film il film è un incubo. Blue Velvet è un grande incubo, che nasce da Kieslowski e passa per Cronenberg, che giunge a Lynch in una visione sempre più oscura e labirintica. Per quanto segreto, conturbante, sinuoso, l’incubo è destinato a finire. E il bello è che dopo la fine dell’incubo, un incubo ancora più grande irrompe sulla scena: l’incubo della vita. Allegoria dunque dell’incubo come evasione e salvezza dalla vita, il film è insieme sontuoso, macabro, delirante, sconfinato nella sua limitatezza, inconcludente in sostanza. Capolavoro di visionarietà e non solo.
mainoz  08/06/2007 14:28:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ho apprezzato il tuo commento..purtroppo della scena finale, di quei due morti non ho capito niente..chi gli ha uccisi?cosa ci facevano lì?dov'era il bambino rapito se quello morto era il padre?perchè Hooper entra in casa travestito?magari mi puoi spiegare la tua interpretazione..