Neurotico 8½ / 10 14/01/2015 15:25:18 » Rispondi La sofferenza sta nella distanza dagli altri. Il cinema di Ferreri è da riscoprire perchè, oltre a titoli blasonati come La grande abbuffata o Dillinger è morto, può regalare delle perle straordinarie come questo Diario di un vizio, con un Calà incredibilmente adatto nel ruolo di un emarginato in crisi esistenziale, senza arte nè parte che si inventa, dopo la laurea in filosofia, in venditore porta a porta di detersivi. E' un personaggio borderline che vive di espedienti, con relazioni amorose instabili, avventure con prostitute e visite al medico che gli consiglia lo psichiatra. Benito, disadattato col sogno velleitario di fare l'insegnante di filosofia è condannato alla solitudine, alla frustrazione e alla depressione, che raramente non riesce a mascherare lasciandosi andare a pratiche masturbatorie e crisi di pianto. Le annotazioni e le registrazioni del suo diario sono una prova della sua autoconsapevolezza oltrechè una strategia catartica con cui si purifica del male cui lo induce l'isolamento e l'incapacità di far parte della società ("Povero me, che vita.."). Una tragi-commedia surreale, grottesca e con tocchi di poesia. Calà è immenso nel dar vita a un uomo che non si rassegna alla sconfitta e al fallimento, ma nonostante le difficoltà avanza nella vita senza speranza di rivalsa, redenzione ed emancipazione, con la sola consolazione offerta dal mondo dei sogni, notturni o ad occhi aperti che siano. Una parabola sull'alienazione dell'uomo moderno.
"Sogno che assisto allo spettacolo del mare liscio, calmo, con i bagnanti che vi ci sguazzano, e penso che finalmente potro' nuotare, o meglio imparare a farlo"