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GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE regia di Quentin Tarantino

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Invia una mail all'autore del commento Bright Parker     6½ / 10  07/09/2007 13:23:25 » Rispondi
Questo attesissimo episodio del double feature Rodriguez/Tarantino “Grindhouse” si preannunciava come una sorta di action-movie mischiato con un po’di pulp (che non fa mai male) con l’aggiunta della solita ironia e del sacrosanto citazionismo. Tanto diverso poi non è stato: l’azione c’è, l’ingrediente pulp non manca, l’ironia si assapora e di citazionismo ce n’è quanto ne volete. La pellicola parte con la storica schermata anni ’70 che Quentin ci aveva mostrato anche nel primo volume di “Kill Bill” che viene quasi ripetutamente menzionato con musichette, nomi, canzoni ecc. Seconda frazione: la camera inquadra (guarda caso) i graziosi piedi (ossessione di Tarantino) della sfiziosa Sidney Poitier appoggiati sul porta oggetti di un’automobile in corsa. Sempre nelle prime battute, possiamo trovare ancora qualche piccante bocconcino tutto da assaggiare, tra cui l’inquadratura della vita della provocante e sexy Vanessa Ferlito che sullo scorrere dei titoli di testa si tocca la vagina…(è un gesto puramente casuale perché alla Vane scappava la pipì). Si procede via via e si assiste al primo dialogo puro stile tarantiniano tra le tre amiche in macchina, che ovviamente discutono di argomenti quotidiani, per citarne uno: la vita sessuale di quella e di quell’altra ecc. Il film si può definire perfetto fino a questo punto, ma arrivati già ai primi 20 minuti, un po’ di noia comincia a farsi strada, e se non fosse per le allegre canzoni che tengono su il morale, ci si potrebbe anche addormentare. Tutto quanto è concentrato sui movimenti delle tre ragazze che bevono e fumano sbaciucchiandosi qualche play boy che gli passa di fianco, tra cui lo stesso Quentin Tarantino che compare in un breve cameo e il regista di “Cabin Fever” e “Hostel 1 e 2” Eli Roth, grande amico di Quentin; appena viene accennata la presenza nel bar di quello che doveva essere il vero protagonista della storia, ovvero il tenebroso e oscuro Kurt Russel con la sua lussuosa e fiammante macchina “a prova di morte”. Molto interessante la sequenza (che salva un po’ dalla noia) della scintillante lap dance della Ferlito, di cui se ne è parlato tanto anche in televisione, a causa della censura a cui questa scena era stata sottoposta in America…(non è poi così sconcia). La prima parte del film, se così si può chiamare, si conclude tra lo scontro frontale tra le due macchine di Stuntman Mike e le tre ragazze; in questa prima parte si può notare la comparsa dello sceriffo Earl McGraw alias Michael Parks in compagnia del suo figlio “n° 1”. Seconda parte (che inizia in bianco e nero) riassunta in breve: protagoniste (a parte Kurt Russel) quattro ragazze (Rosario Dawson, Mary Elizabeth Wainsted, Zoe Bell, Tracie Thoms) in viaggio nel bel mezzo del Tenessee; anc’esse incappano nel famelico Stuntman Mike, che le costringerà ad una sfrenata corsa in macchina in cui Quentin ci regalerà sequenze puramente adrenaliniche. Riassumendo, “Death Proof” è una pellicola che non si può catalogare nella lista di un genere specifico: Azione, Thriller, Avventura, Horror (beh, Horror sicuramente no !); fate conto che ci sono più sgommate e più incidenti di “Fast & Furious”… A tratti annoia, a tratti scatena, o ancora lascia impassibili, talvolta perplessi; dove voleva andare a parare Tarantino, questo non l’hanno capito in molti: voleva far paura, voleva spaventare, voleva ricreare una situazione simile a quella de “Le Iene” (con tutti quei dialoghi)… Solo lui può dircelo; nel complesso, un film più che sufficiente, ma mi aspettavo molto di più !