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IL MIGLIO VERDE regia di Frank Darabont

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Spotify     9½ / 10  10/03/2018 17:04:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- PRESENTI SPOILER ---

Altro film carcerario, altro capolavoro di Frank Darabont. Dopo "Le Ali della Libertà", il regista firma un'altra trasposizione cinematografica tratta da romanzo di Stephen King.
"Il Miglio Verde" è probabilmente uno dei film più noti degli ultimi 20 anni, soprattutto grazie alla presenza dell'imponente Michael Clarke Duncan, nel ruolo del gigante buono più famoso di tutti i tempi. Ma del gigantesco attore ne parleremo dopo.
Questo film è molto diverso da "The Shawshank Redemption", la quale, era un'opera molto più realistica. "The Green Mile" è una sorta di favola che si svolge all'interno di un carcere.
La trama è ambientata nella prigione di Cold Mountain e vede protagonista Paul Edgecombe, capo delle guardie del braccio della morte. Il luogo del penitenziario dove Edgecombe e gli altri secondini lavorano, è soprannominato "Miglio Verde". Un giorno al miglio, giunge un nuovo prigioniero. Questi, è John Coffey, un afroamericano dall'enorme statura, il quale è accusato di aver violentato ed ucciso due bambine. John si dimostra subito molto fragile, infatti, piange spesso e chiede di lasciar illuminato durante la notte. Un giorno, dopo che nel miglio è arrivato un altro detenuto, il cosidetto "Wild Bill", Paul, da tempo perseguitato da un'infiammazione alla vescica, viene guarito miracolosamente da Coffey, il quale successivamente, sputa fuori degli insetti che poi si dissolvono nell'aria. A questo punto il miglio verde diventerà luogo di incredibili eventi soprannaturali.
Il film è un bellissimo saggio sulla vita e sul significato di essa. John Coffey rappresenta il lato più bello della vita, ovvero quel lato buono, gentile, altruista e, se vogliamo, bambinesco.
Ci viene mostrato anche come, di fronte a morte certa, avvenga la redenzione dei detenuti, i quali si rendono conto dei reali valori dell'esistenza.
Non manca naturalmente una riflessione sulla morte e cosa c'è dopo il suo avvento. Anche i metodi di esecuzione sui prigionieri, fanno ovviamente parte del pensiero al quale Darabont, sottopone lo spettatore.
Nonostante poi la pellicola si basi, appunto, sulla vita, il director ci mostra come la morte, in certe circostanze, possa essere migliore. Ad esempio si prenda in considerazione la decisione finale di Coffey, il quale, a causa dei mali dell'uomo, decide di porre fine alla sua esistenza, perché stanco di vedere e sentire ogni giorno, le sofferenze inflitte dagli essere umani.
Ed è qui che abbiamo un altro importantissimo tassello etico, sul quale Darabont fa meditare: la malvagità dell'uomo. Questa, nel miglio, è rappresentata da Percy e Wild Bill. Non a caso, infatti, John li elimina entrambi, perché rispecchiano la crudeltà umana. L'essere umano purtroppo è capace di atti orribili e spesso non se ne pente. E ciò, Darabont lo sottolinea più volte, mandando un forte messaggio di denuncia.
Caratterizzazione dei personaggi eccellente, tutti credibili. John Coffey è un soggetto adorabile: nonostante fino ad un certo punto, lo spettatore creda che sia stato realmente lui ad uccidere le bambine, è impossibile non affezionarsi a questo gigante buono. Darabont riesce a creare molta empatia nei confronti di questa figura. Ma, la cosa che ho apprezzato di più, è stata la gestione del personaggio: Coffey, non diventa immediato protagonista, ma comincia ad essere più presente soltanto dopo un'ora abbondante. Questo permette all'astante di familiarizzare di più col capitano Edgecombe e con l'intero posto dove si svolge la vicenda. E solo successivamente, si assisteranno alle incredibili capacità di John.
Il capo Edgecombe è un uomo serio, ma, allo stesso tempo flessibile. Il director, dopo una persona crudele come il capitano Hadley in "Le Ali della Libertà", stavolta delinea un capo-guardia molto più umano e dall'animo rispettoso, anche nei confronti dei detenuti. Pure in questo caso, si viene a formare una forte alchimia tra l'astante e il personaggio.
Il ritmo è fluidissimo. Tre ore che volano via in un batter d'occhio. Si viene letteralmente travolti da questa magica storia che il regista ci racconta in maniera diretta, si, ma creando al contempo, un'atmosfera unica, che fa completamente immergere lo spettatore nella vicenda. Per 180 minuti si vive un turbine di emozioni che non accennano mai a placarsi, anzi, più si va avanti, più queste aumentano. Altra cosa davvero stupefacente, è che Darabont gira per tre ore quasi sempre nello stesso posto, eppure, si resta per tutto il tempo incollati allo schermo. Da evidenziare anche un favoloso montaggio, il quale aiuta non poco nella scioltezza delle immagini.
Prima dicevo dell'atmosfera. Parliamo di un'aura difficile da definire. E' cupa, in certi frangenti persino malsana. Però, come detto prima, l'astante viene sedotto immediatamente da tale clima, così particolare, che alla fine perdurerà per tutto il film.
Bravissimo Darabont a miscelare il dramma col fantasy. I due generi sono parecchio diversi fra loro, ma il regista, basandosi su un plot tipicamente drammatico, riesce a portare sullo schermo, una serie di elementi che rendono "Il Miglio Verde" una sorta di "favola alternativa".
Il finale è di quelli più commoventi. Un po' prevedibile, si, ma è impossibile restare indifferenti.
Scenografia splendida. Il miglio esercita un grande fascino sullo spettatore ed è valorizzato a dovere da Darabont. Il director rende la location una specie di luogo in bilico tra realtà e fantasia, un luogo dove questi due elementi vanno in collisione. Secondo me, si tratta in una delle ambientazioni più belle di sempre.
La fotografia va a braccetto con la scenografia. I toni sono verdastri, non brillanti, ma tetri.
Bello anche il soundtrack. Molto intimo e delicato, perfetto per una pellicola del genere.
Il cast è impeccabile. Come al solito, abbiamo un ottimo Tom Hanks. L'attore di Concord, mostra, come sempre, carisma da vendere. La sua recitazione è ferrea e decisa, ma anche molto sensibile. C'è poi la tipica versatilità nella performance di Hanks, dote che non gli è mai mancata. Alcuni suoi sguardi restano impressi e l'interpretazione dei dialoghi è perfetta.
Clarke Duncan è straordinario. La sua prova ha spezzato il cuore a mezzo mondo. Una recitazione di un realismo impressionante. L'intensità e l'emotività che il gigante di colore mette nella sua interpretazione, sono di un carattere davvero singolare. Le sue espressioni sono indimenticabili e i suoi dialoghi da bambinone sono estremamente toccanti. Peccato non abbia vinto l'oscar.
Fortissimo Sam Rockwell nel ruolo di "Wild Bill". Da quel tocco di ironia in più.
Bella prova anche di Doug Hutchison, il quale riesce, fin da subito, a farsi odiare dallo spettatore.
La sceneggiatura è strutturata in maniera esemplare. A poco a poco, vanno a delinearsi tutti i personaggi e gli elementi principali della storia, con in mezzo, tante altre, piccole, sottotrame. I colpi di scena arrivano sempre nei momenti opportuni, le idee fioccano, tant'è che non ci sono mai episodi di ripetizione. Oltretutto, gli eventi, si svolgono in continua progressione, non ci si ferma mai, ogni gesto porta ad un'immediata conseguenza. La stesura dei personaggi è ottima, tutti hanno il loro spazio. I dialoghi sono trascinanti, sicuramente pregni di quella tipica retorica che da sempre, persiste in queste pellicole. Però, essi sono uno dei motori cardine dell'opera. Poi sono molto vari, si passa da battute divertenti a battute piene di malinconia.

Conclusione: un film pieno di magia. "Il Miglio Verde" sono tre ore di purissimo cinema. Si ride, ci si emoziona, si prova rabbia, insomma, tutte quelle sensazioni che ogni grande pellicola dovrebbe far provare. Un enorme plauso agli attori, di meglio Darabont non poteva scegliere. Non servono altre parole, se non lo avete ancora visto, provvedete subito, sarà un viaggio indimenticabile!