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LA DONNA DI SABBIA regia di Hiroshi Teshigahara

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  19/12/2013 11:08:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un entomologo rimasto appiedato nel deserto, allettato dalla promessa di ospitalità notturna, viene tratto in inganno. Fatto scendere in una buca scavata nella sabbia vi resterà imprigionato con una giovane donna. Da studioso, e quindi osservatore, diventa l'osservato da parte dei suoi carcerieri; dapprima collerico poi sempre più indebolito dalla penuria d'acqua e dalla disperazione tenterà più volte la fuga, ma come un insetto caduto nell'imbuto di un formicaleone vedrà ogni suo sforzo vanificarsi sulle impervie e friabili pareti circostanti.
"La donna di sabbia" è un film claustrofobico e metaforico ambientato in un non luogo in cui le riflessioni dell'autore prendono forma. Natura umana e vacuità della vita stanno alla base. Obiettivi, meglio se di difficoltoso raggiungimento, come rimedio per annientare il nulla, tanto che il protagonista solo nell'eloquente finale e dopo mesi di prigionia riuscirà a dar senso alla propria esistenza.
Il pessimismo di partenza quindi muta, si trasforma in qualcosa che travalica una condizione esistenziale "normale" e che proprio distruggendo ogni convenzione trova la propria libertà, prima di tutto mentale. In precedenza Teshigahara mette sul piatto meschinità ed egoismo, con la donna priva di scrupoli nell' intrappolare l'uomo e con lui che in cambio di una visita al mare tenta di stuprarla davanti a un nutrito numero di guardoni; scena davvero notevole questa, con gli astanti impegnati in una sorta di sabba dedicato agli inquietanti oni nipponici.
La colonna sonora dall'incedere ossessivo acuisce il senso di emarginazione, inoltre si avverte un fastidio quasi epidermico, con la sabbia che invade ogni spazio non lasciando tregua a quei corpi impegnati in una battaglia impari.
La lontana civiltà è un ricordo, ma per continuare a vivere, sognare e progettare amando non è affatto necessaria.