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DESIDERIO DEL CUORE regia di Carl Theodor Dreyer

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Ciumi     8 / 10  12/08/2009 07:12:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa pellicola è, forse, innanzitutto una confessione; necessaria, dell’artista alla sua arte e, assieme, del figlio al proprio padre.
Dreyer non è ancora il maestro. Egli è per ora l’allievo. E il sentimento, reciproco ed eccessivo che lega Mikael a Zoret (l’artista alla sua arte), appare inattaccabile fino a che… una donna compare.
Vi sono momenti in cui i volti dei giovani innamorati, immersi nella luce, divengono ritratti a loro volta, nei primi piani tersi, essenziali, intensi di Dreyer, che li isola dall’austerità della casa (resa dalle inquadrature ampie - che la spogliano - e pressoché immobili). Tali momenti, sono per il maestro i più sofferti. Sa che essi valgono un addio. Che il modello del nuovo quadro non è più Mikael, ma la principessa, il cui sguardo potrà essere completato soltanto dall’allievo stesso.
Inizia il tormento, la solitudine di Zoret, specchiata nella fiera desolazione d’un nuovo dipinto che l’accompagnerà sino al letto di morte, dove l’immagine si sovrapporrà a quella del letto d’amore di Mikael e la sua bella.
La confessione, e il pentimento, sono così compiuti. Ma l’assoluzione non sarà definitiva. Dovrà passare ancora per una serie di riflessioni religiose, di esperimenti artistici, di meditazioni sugli alti valori e sentimenti umani che faranno, senza ombra di dubbio, di Dreyer uno dei più grandi registi di sempre.