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LA FORESTA DI SMERALDO regia di John Boorman

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stratoZ     7½ / 10  18/07/2023 14:41:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Boorman, che già al tempo ci aveva regalato diverse pellicole cult - di cui quasi tutte erano in qualche modo correlate all'avventura, che sia a sfondo storico, fantasy, bellico o sociale - con "The emerald forest" dirige l'ennesima perla, forse l'ultima a questi livelli.

Il film si dipana su due sottotesti, o se vogliamo significati, principali:
Il primo è l'ecologismo, trattato in maniera più corale, che coinvolge più fazioni, dall'uomo civilizzato, alle tribù in conflitto tra di loro. A proposito di questo è interessante la struttura narrativa del film che inizia dal punto di vista dell'uomo civilizzato, il costruttore di dighe, facendo passare i nativi come i cattivi rapitori del figlio e gradualmente ribalta la concezione di bene e male, passando dal punto di vista dei nativi, o più in particolare della tribù degli invisibili. A proposito di questo è emblematico il soprannome che da Wanadu, il capo tribù degli invisibili da all'uomo bianco, ovvero "Popolo delle termiti", perché a detta sua "invadono il mondo e distruggono gli alberi degli antenati, proprio come le termiti"

Nello sviluppo della narrazione sarà sempre l'uomo civilizzato a causare i danni maggiori, importando le armi in un contesto in cui fino a quel momento erano rimaste estranee, causando, anche se indirettamente, morte e distruzione.

La seconda tematica riguarda due personaggi, ed è il rapporto tra padre e figlio. Inizialmente prendendo sempre in considerazione il punto di vista del padre lo spettatore è portato a sperare in un ritorno a casa del figlio. Ma pian piano vi sarà un accrescimento della consapevolezza, con i dieci anni passati tra i nativi il figlio avrà una sua vita totalmente nuova lì, e nonostante un'iniziale riluttanza, il personaggio del padre, così come lo spettatore, riusciranno a comprendere ed accettare le scelte del figlio, per quanto dolore possano portargli.

E in effetti la crescita del personaggio del padre è uno degli aspetti più interessanti della trama, da costruttore di dighe e abbattitore di alberi, grazie al figlio, ma anche ad un contatto ravvicinato con la civiltà del posto, riuscirà gradualmente a cambiare idea, a non sposare, ma comunque accettare gli ideali dei nativi ed infine ad aiutarli.

The emerald forest si racchiude in questi due dualismi, uomo/natura e padre/figlio, e a mio parere il punto di vista del film non è tanto estremo, in quanto lascia intendere che entrambi possano coesistere a patto di un rispetto reciproco.

Per il resto, c'è anche parecchia avventura e una discreta azione, molto bello visivamente con una fotografia che alterna il verde della foresta amazzonica ai caldi tramonti tropicali, una regia ottima nello gestire i tempi anche se Boorman non tocca le vette di tensione che vi erano in "Deliverance".

Una non troppo celebrata perla di Boorman che vale la pena vedere.