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LETTERA APERTA A UN GIORNALE DELLA SERA regia di Francesco Maselli

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deadkennedys     7½ / 10  15/08/2012 12:10:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Affresco sul 68 (il film uscì un paio d'anni dopo) sincero e ben interpretato. Quel radicalismo chic che tutt'oggi va tanto di moda viene demolito pian piano mostrando i meccanismi di quella retorica, forzata e spesso solo di facciata.
Un gruppo di 40-50 enni comunisti ormai tutti con una solida posizione sociale acquisita in anni di lavoro, decide una sera per pura noia e provocazione di inviare una lettera al Corriere in cui, oltre alla critica al partito e alla società, si invita l'intellettuale europeo di sinistra all'azione concreta. Se ci si vuole davvero definire comunisti è necessario partire per il Vietnam a combattere gli americani! Inspiegabilmente la lettera viene pubblicata con toni trinfalistici su "l'espresso" e presto la situazione sfugge di mano ai protagonisti, convinti che non comunque vada non dovranno mai partire davvero per il Vietnam.
Ma quando iniziano ad arrivare adesioni, prima da tutta Italia, poi delegazioni dall'Europa ci si inizia a rendere conto della portata dell'evento. Una lettera da parte di Sartre, la partecipazioni a conferenze stampa (indette con l'intenzione di fare una smentita e dire che non partiranno) e a comizi pubblici sempre più affollati li renderà consapevoli della loro condizione. L'esser diventati improvvisamente a livello internazionale una vera e propria bandiera di coerenza e volontà marxista, quando nella pratica alcuni dei protagonisti sono solo contraddistinti da una narcisistica inconcludenza.
Quando il Partito comunista jugoslavo metterà a loro disposizione un aereo per portarli davvero in Vietnam ognuno dovrà affrontare la scelta.
Girato con lo stile del cinema-verità, i movimenti sincopati e quasi "amatoriali" della macchina da presa, unita all'uso anomalo della pellicola con i filtri aperti al massimo (in alcuni punti sembra quasi che i personaggi emergano dal bianco) causando un contrasto pazzesco.
Sicuramente un film non per tutti. Mereghetti scrive a riguardo :
prende troppo sul serio i sensi di colpa della borghesia comunista addormentata dal benessere e dalla routine e si perde tra narcisistiche e patetiche discussioni, «inerti perché solo moralistiche». Sono in parte d'accordo.
Un film discutibile ma utile per capire un'epoca nella quale la politica era considerata una cosa seria.
Mi è piaciuto anche per il metaforico e suggestivo finale.