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UNDERGROUND regia di Emir Kusturica

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stratoZ     9 / 10  25/11/2023 12:56:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Poco da fare, "Underground" rimane un film di una poesia unica, visione dopo visione, impossibile restare impassibili alla fine di un'opera così sentita e poetica, con i sentimenti che vanno alla deriva esattamente come il pezzo di terra che si stacca da tutto il resto durante il tanto caro banchetto di onirica riappacificazione tra tutti i personaggi.
L'opera che ha consacrato definitivamente Kusturica tra gli autori internazionali, anche se già da prima era ben che maturo e affermato, con questa entra nella leggenda e vince anche la sua seconda volta a Cannes, non da poco devo dire.

Underground è un film fortemente metaforico in cui realtà e surrealismo si fondono nel brutale contesto bellico/sociale/politico che attraversa oltre 50 anni della storia jugoslava, un film semicorale che tramite le vicende private di 3-4 personaggi chiave ripercorre le vicissitudini storiche del paese da un punto di vista soggettivo, un film fatto di caratteri bizzarri quanto umani, incoerenti e lunatici ma caricati di una forte pulsione vitale, bene e male che convivono e se le danno di santa ragione, un'umanità dilaniata dalla precarietà cronica della politica e dall'assenza di ideali, andati in fumo a favore della sete di potere. Underground è tutto questo, che si potrebbe riassumere con "vita" e tutti gli elementi agrodolci che contiene.

Diviso in più atti, inizia subito con una scena che è un colpo al cuore, ovvero quella dello zoo, forte e d'impatto con poche inquadrature a caratterizzare subito Ivan, il fratello buono e ingenuo di Marko e il suo rapporto genuino con la scimmietta, il bombardamento dei nazisti che non risparmia forme di vita, la natura sopraffatta dall'uomo - divaghiamo, è questo il significato dell'apparente morte della tigre? penso di si, come mi viene da pensare anche ad un lontano riferimento ad Ejzenstein e i suoi leoni che si rialzano durante La corazzata Potemkin, solo che qui la metafora funzionerebbe al contrario -

Nello sviluppo successivo del film Marko e Petar diventano esponenti del movimento partigiano, rifugiandosi con le loro famiglie e amici in un bunker sotterraneo dove producono armi per combattere i nazisti, è con la fine della guerra che si attua una forte metafora della condizione del popolo jugoslavo - ma in realtà applicabile in maniera più universale - con Marko che continua ad ingannare ancora per decenni le persone all'interno del bunker facendogli credere che la guerra sia ancora in corso e arricchendosi con la produzione di armi, oltre che facendo carriera nel regime di Tito, insomma sembra scontato sia una metafora di come i potenti manipolino il popolo per fare i propri interessi - e non è un caso la sfilata di grandi personalità nelle immagini di repertorio del funerale di Tito alcune scene dopo -
Kusturica in tutto questo però si sofferma anche sulla condizione delle persone all'interno del bunker, non ritratte come disperate, per quanto poco posseggono vi è un dipinto dei caratteri vivace e colorato, folkloristico e affettuoso, personaggi pieni di vita intenti a ballare, suonare continuamente tromba e fisarmonica come in tutti gli altri film del regista e godere del poco che la vita gli offre.
Kusturica qui raggiunge gli apici tecnica, un virtuosismo incredibile soprattutto per quanto riguarda la composizione del quadro, applica meravigliosamente il concetto di centro d'attenzione, riempiendo il film di campi larghi con diversi piani al suo interno ma con un solo punto in cui si concentra l'azione, ne risultano spesso splendide immagini con una notevole profondità di campo, che in effetti personalmente mi ha ricordato uno stile registico simile a quello di Welles, quantomeno per la composizione del quadro e i virtuosismi con la camera.
Aiutano tanto le scenografie, specie all'interno del bunker con arredamenti ammassati, letti a castello, carri armati e vari oggetti bizzarri a riempire i barocchi quadri che compone il regista.

Ma i significati di Underground non sono mica finiti, vi è anche una forte riflessione sulla realtà, la finzione e la storicità, incredibile la scena della fuga di Petar e suo figlio dopo vent'anni rinchiusi nel bunker che incappano in un set dove stanno proprio girando un film di propaganda su Petar, ormai diventato un eroe della resistenza e considerato morto da anni, con le comparse in uniformi naziste, esilarante e drammatica allo stesso tempo la reazione del personaggio. Uno scontro tra la finzione del mezzo e la realtà, la memoria di un eroe con cui l'eroe stesso, che ancora non ne è consapevole, si va a scontrare.
E poi tutta la parte finale, andando avanti è un crescendo di emozioni e un deragliare di rapporti, il tempo passa e le tragedie avanzano, la Jugoslavia si dissolve e scoppia di nuovo la guerra, gli uomini fanno i loro interessi e si ritrovano ad essere sempre più distanti emotivamente quanto decadenti moralmente, personalmente la parte finale è tra le mie preferite, un massacro delle ideologie in nome dell'umanità e fratellanza, la nostalgia e malinconia che mi ha trasmesso Kusturica in questa parte raramente l'ho ritrovata.