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LUNGA VITA ALLA SIGNORA! regia di Ermanno Olmi

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amterme63     7 / 10  28/09/2013 19:15:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Lunga vita alla signora" è un film sullo stesso tema de "Il posto". Si racconta la storia di una giovane ragazzo che inizia il suo percorso di inserimento sociale e lavorativo. Anche stavolta l'intento di Olmi è quello di mettere in evidenza gli assurdi meccanismi spersonalizzanti e burocratici su cui si fonda la società attuale e che portano a negare se stessi, la propria individualità, per entrare in una specie di meccanismo-ingranaggio, il quale spodesta le single volontà per sostituirle con norme e leggi introiettate quasi a forza.
Rispetto a "Il posto", questo film ha qualcosa di più lugubre e inquietante. Non si spiega chi sia veramente la famosa "Signora" (una vecchia rincartapecorita che spaventa più per fama che per atti effettivi), su cosa si fondi il suo potere, qual'è la sua storia, perché tutti la temano e seguano le sue "direttive" in maniera incondizionata. Su tutta la storia aleggia un'atmosfera kafkiana. Tutto questo, insieme all'inquietudine causata da alcuni personaggi "strani", crea come una specie di tensione, di aspettativa di qualcosa di spiacevole. La stessa ambientazione un po' tetra (un castello isolato dalla civiltà), i rituali smaccatamente borghesi (da film di Bunuel), la rigidità e il formalismo con cui vengono imposti e rispettati, danno quasi l'impressione di trovarsi nella villa di "Salò".
Un'aspetto che salta all'occhio è il fatto che la "brutalità" dell'imposizione non viene esercitata direttamente da chi detiene il comando (i quali anzi appaiono eleganti e "miti"), ma da sottoposti che impersonano questa autorità in modo quasi maniacale.
A differenza de "Il posto", qui viene tolta l'atmosfera di normalità e di vita quotidiana e gli stessi personaggi sembrano quasi marionette, prive di personalità (protagonista compreso). Parlano pochissimo fra di loro, si comportano in maniera rigida e quasi innaturale. Sembrano davvero come i ragazzi di "Salò".
Tutto questo fa sì che quest'opera assuma un aspetto quasi astratto e simbolico. Sfuggono le ragioni dei comportamenti. Manca il dialogo, lo scambio umano (giusto qualche sorriso o qualche sguardo). Appunto, rispetto agli anni '60 de "Il posto", Olmi sembra dirci che abbiamo perso umanità, naturalezza; non comunichiamo, non socializziamo più.
Eppure il protagonista alla fine in maniera improvvisa ha uno scatto di ribellione, fugge. Allora tutto non è perduto, sembra comunicarci il finale.
A rendere il film ancora più particolare e fuori dalla norma, è la particolare tecnica di montaggio alternato fra realtà e fantasia (flashback, flashforward di desiderio), la quale rende a volte quasi indistinguibili i due mondi ed è in ogni caso l'unico sistema che ci permette di penetrare in qualche maniera nell'animo del protagonista.
"Lunga vita alla signora" sconta un po' l'astrattezza e lo sperimentalismo e quindi alla fine non lascia l'impressione di un film pienamente riuscito.