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AD OVEST DI PAPERINO regia di Alessandro Benvenuti

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amterme63     7 / 10  29/09/2011 22:44:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altro film comico toscano abbastanza particolare, a suo modo originale, decisamente lontano dal modo attuale di fare cinema comico in Italia.
L'aspetto su cui si punta nel film per creare il senso del comico è quello dell'assurdo, del nonsense. E' lo stile tipico di Ionesco. Al cinema e nel genere comico è stato usato impiegato da Jacques Tati nei suoi capolavori "Mio zio" e "Playtime".
Si tratta di un approccio decisamente inusuale nel cinema italiano e in fondo anche questo film dimostra che in Italia non siamo grandi maestri in questo stile.
I Giancattivi, seguendo proprio le orme dei grandi francesi, vorrebbero tramite l'assurdo e l'insensato nella recitazione e nella narrazione, far venir fuori l'assurdo della vita reale. Ci provano e in parte ci riescono. Assistiamo infatti a scene in cui si dimostra la difficile convivenza umana nella società attuale. Nei palazzi, nei bar, nelle strade, negli uffici è molto facile provocare litigi, reazioni, conflitti. La famiglia, il lavoro, la religione, non c'è niente che fili liscio o in armonia o che funzioni a dovere.
Questa evidenza appare però a sprazzi nel film. Purtroppo il ritmo è troppo lento, ci sono fin troppi momenti morti o di stanca. A volte avvengono bruschi cali di tensione e attenzione. Il film è piuttosto disuguale e manca una sensazione netta, un pensiero preciso che lo unisca in tutte le parti. I film di Tati erano assai più concentrati e conseguenti, se si vuole anche più cattivi.
Alla fin fine sembra quasi prevalere non il rifiuto, l'estraneità ma quasi l'amore, il senso di appartenenza al luogo in cui si vive, nonostante tutte le strane avventure e la mancanza di certezze che questo luogo offre. "A ovest di Paperino" è forse uno dei più bei omaggi cinematografici che siano mai stati fatti a Firenze. Mai ho visto film che sia riuscito a rappresentare, a proporre allo spettatore, il cuore, il vero aspetto di Firenze, le sue viuzze, i portoni, gli anditi, le scale, le porte, i cortili, gli appartamenti, i tetti. In ogni inquadratura si respira Firenze, si vive la Firenze degli anni ‘80, quella vera non quella turistica. Forse manca un po' la gente, la vita frenetica. In questo film si è voluto creare un'atmosfera un po' sospesa, un po' rarefatta, che imprigiona la città come in un incantesimo e che dà un tocco di surrealismo e di poesia alla storia.
Interessanti anche gli accenni alla scena musicale fiorentina dell'epoca (era l'epoca d'oro delle radio libere, l'epoca in cui nacquero i Litfiba e i Diaframma).
E' stato comunque un film seminale. Soprattutto è stato l'inizio della carriera di Benvenuti, il quale avrebbe poi sviluppato i temi di questo film in tante altre sue opere ("Benvenuti in casa Gori", "Ivo il tardivo").