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BENNY'S VIDEO regia di Michael Haneke

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  07/12/2010 17:39:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cronaca distaccata di un omicidio documentata attraverso una forma minimalista ma non per questo meno mostruosa. Haneke come consuetudine non abusa della voracità voyeuristica dello spettatore mostrando gratuitamente particolari morbosi, tuttavia la sua capacità di suggerire l'orrore è dirompente. I minuti che preannunciano la tragedia sono carichi di una follia sotterranea sopportabile a fatica, mentre il culmine disumano, consistente nell'uccisione di una ragazzina da parte dell'imberbe protagonista, prorompe in tutta la sua crudeltà nonostante venga messo in scena privo di sensazionalismi, semplicemente tramite immagini sgranate riprese da una telecamera fissa di proprietà dell'assassino.
In seguito l'attenzione si sposta sulla reazione di Benny, incapace di afferrare la misura di un gesto di cui comprende solo l'essenza negativa non riuscendo a discernerne la gravità. Su questo il regista è categorico nell'additare l'incidenza malsana dell'ambiente in cui il ragazzo è cresciuto, con genitori assenti e insensibili, i quali preoccupati per il futuro del figlio e di un loro coinvolgimento stabilito da precise negligenze cercheranno di mettere tutto a tacere.
Dall'indagine di Haneke, poi ripresa ne "Il Nastro Bianco", si evince che i figli siano il riflesso deturpato di una società allo sbando. Emblematico constatare come Benny sia consapevole dell'atteggiamento protettivo cui sarà sottoposto una volta scoperto, per questo motivo si autopunisce rasandosi a zero, per espiare colpe alimentate da un senso di colpa congenito destinato a non essere mondato. Finale beffardo, molto ben congegnato ma anche tirato un po' troppo per le lunghe nelle battute conclusive, lentezza e dialoghi sporadici rendono la visione a tratti spossante.
Un Haneke agli esordi eppure già senza speranza, sopraffino nel motivare la glaciale apatia di un ragazzino che uccide senza un movente, solo per sapere cosa si prova consumando un atto così estremo.