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LA VALLE DEI MOHICANI regia di Budd Boetticher

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dobel     9½ / 10  21/10/2009 19:02:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il testamento western di Boetticher interpretato dal suo Randolph Scott.
Un capolavoro di genere ed un'ennesima variazione sulla figura del Wanderer. Dal romanticismo tedesco (ma perché no dall'epica greca?), il tema del viaggiatore solitario che non si sa da dove venga e dove vada è stato oggetto di alcune fra le più significative opere d'arte non solo letterarie bensì musicali (pensiamo a quella summa musicale e poetica che è la Winterreise di F. Schubert), cinematografiche (Sentieri selvaggi, per esempio) o figurative.
Il genere western si sposa benissimo con questa icona archetipica in quanto le offre paesaggi sterminati, terre da civilizzare, avventure a non finire e una instabilità domestica assolutamente integrata al personaggio.
La valle dei Mohicani, in questo senso, è un film tipico e paradigmatico.
Il Wanderer in questione assume i connotati granitici di Scott in un eterno peregrinare in cerca della moglie (un passato domestico, il focolare, la pace, la serenità che offre la stabilità affettiva e quant'altro) e che salva una signora bianca ostaggio degli indiani. Il viaggio vedrà il sopraggiungere di altri pericoli causati da vecchi compagni con intenzioni tutt'altro che amichevoli.
Boetticher fu uno dei registi più significativi, in quest'ambito, degli anni cinquanta. I suoi western (tutti molto belli e importanti) sono un ponte fra la tradizione e le nuove potiche anni sessanta e settanta.
Non a caso, nel suo primo vero film (un capolavoro assoluto, per inciso), Peckinpah utilizzerà la maschera tragica di Randolph Scott nella sua ultima interpretazione per dare vita ad un eroe che "si è distratto un momento", forse lo ha distratto il decennio, ma che si incammina verso il tramonto riprendendo coscienza di sé e ricordandosi che gli eroi portano sino in fondo il proprio fardello:
vero canto del cigno di un'epoca della quale Boetticher fu poeta e interprete.