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FOLLIA regia di David Mackenzie

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miciopasticcio     5½ / 10  12/03/2010 15:13:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La “follia” nominata nel titolo italiano è riferita ai personaggi principali o piuttosto all’ambiente sociale in cui sono inseriti? Il film di Mackenzie sembrerebbe suggerire che spesso i comportamenti convenzionali delle persone, soprattutto quando sono investite di un potere di tipo istituzionale, possono essere più folli e deleteri di quelli di chi deve portare lo stigma di pazzo. Questo e un topos del cinema sugli ospedali psichiatrici, che vede nel capolavoro di Forman forse l’esempio più riuscito, anche se nel caso di Follia si evita almeno in parte la rappresentazione idealizzata del malato di mente.
Stella, che alla pari della Nora ibseniana passa come una bambola per le mani di ben tre uomini, è vittima delle convenzioni sociali dell’ambiente in cui vive; nel suo passato probabilmente è avvenuto qualcosa di traumatico, che nel presente la costringe a vivere in preda alla depressione e all’alcolismo. La sofferenza è inoltre acuita dalla situazione familiare: il marito e la suocera la ritengono un’incapace e non le permettono di esprimersi per quello che è realmente. Eppure lei sente il bisogno di essere amata e considerata, tanto da instaurare un rapporto extraconiugale con un paziente psichiatrico, giungendo al punto di mettere in pericolo non solo la propria rispettabilità, ma addirittura la propria incolumità.
Quello che però lascia interdetti del film è lo scarso approfondimento psicologico dei personaggi e delle loro azioni, dovuto probabilmente alla rarità dei dialoghi; la conseguenza è che in più di una situazione i comportamenti risultano incomprensibili o per lo meno poco coerenti con gli eventi precedenti (non si capiscono i motivi dell’astio della suocera e del marito verso Stella, la decisione della protagonista di abbandonare con estrema leggerezza il marito e il figlio per una vita senza futuro, l’improvvisa infatuazione per lei dello psichiatra anziano con tanto di proposta di matrimonio…).
Non ho letto il libro da cui è tratto il film, ma posso ipotizzare che il problema sia dovuto a qualche leggerezza nel momento in cui si è compiuta la trasposizione dal codice letterario a quello cinematografico: qualche taglio di troppo, o qualche elemento importante lasciato in secondo piano fanno sì che la sceneggiatura sia troppo debole e presenti dei buchi.
Altra caratteristica del film è la sua freddezza, che per certi versi ha allontanato il pericolo di cadere nel pathos melodrammatico o nella rappresentazione patinata (apprezzabile ad esempio la crudezza delle scene di sesso), ma d’altro canto non permette di entrare in empatia con la protagonista (che rimane un enigma) né di provare compassione nei suoi confronti.
L’interessante trama a sfondo femminista finisce quindi con il risentire di una trasposizione che lascia troppi punti oscuri a chi si appresta a vedere il film senza aver prima letto il libro.