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LA LEGGENDA DI BEOWULF regia di Robert Zemeckis

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  17/11/2007 00:54:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che Zemeckis fosse qualcosa di più di un'abile intrattenitore o cineasta del miglior cinema mainstream lo si sapeva, e ancora una volta ne abbiamo la conferma.
Può anche darsi che fare un fantasy oggi sia convenzionalmente cool (del resto con il genere si misurano ormai cineasti di varia natura) e che realizzarlo in motion picture, con lo stile dell'animazione tridimensionale sia un modo piuttosto ammiccante di sbancare i box-office, ma Beauwolf è un film visivamente splendido, che riesce nella non facile impresa di aggiungere sfumature psicologiche non banali sorpassando la stupefacente ma spesso sterile spettacolarità di "eventi" del genere.

Se non mi riesce di tributare il massimo dei voti, ciò è dovuto all'eccessiva enfasi di qualche fotogramma, ma alla fine anche il doppiaggio accademico del protagonista serve sicuramente a sottolineare l'orgoglio temerario di questo "falso" (?) eroe capace, come tutti gli uomini, di sentirsi vinto nella lotta tra bene e male, assediato dalla sua debolezza verso la bellezza planetaria della femminilità.

"SERBA UN BUON RICORDO DI ME, NON COME EROE, MA COME UOMO FALLIBILE E IMPERFETTO"

Nella straordinaria prima parte, il "mostro" (c'è qualcosa di vagamente Burtoniano in tutto questo), nella sua iconoclasta brutalità, possiede una dimensione "umana" che per esempio è difficile scorgere nei volti dei popoli nordici affamati di guerra e abituati allo spargimento di sangue (tipo un Rob Halford che cerca carne vergine dopo aver seppellito la moglie qualche giorno prima).

"SIAMO NOI UOMINI I MOSTRI, ADESSO: IL TEMPO DEGLI EROI E' MORTO"

Nella sua epica supremazia eroica, talmente radicata da rasentare paragoni col fascismo, il protagonista riesce ad essere convincente assimilando per questo i clichè di molti celebrati personaggi della letteratura nordica, su tutti Sigfrido il Grande.
Altrettanto curioso è il rapporto con colui che prima di tutto gli era avverso (Malkovich) che diventa sorprendentemente amico e protettore del "futuro Re".

Ma il miglior espediente del film è questo affresco storico-epico di vaste proporzioni eppure insolitamente scorrevole come un aneddoto (cfr. rispetto alla lunghezza enorme delle saghe letterarie nordiche) che, nella sua incompiutezza, rivela quel percorso che passa da un'epoca di Dei alla creazione di un Dio dei Romani, creando un'insuperabile trait d'union tra la Leggenda classica e la deriva storico-religiosa del Mondo più Contemporaneo.

Anche per queste ragioni l'effetto supera certe riserve, o un finale degno di un sequel (se mai ci sarà) implose in una serie di immagini che resteranno nella memoria degli appassionati del genere: il vorticoso attacco al drago (o Idra?) in una serie di suggestioni aeree memori di Wolfgang Peterson, l'incredibile massacro sabbatico all'indomani della vendetta della madre sul figlio morto, l'emozionante racconto di Beauwolf della durissima traversata in mare, in quell'epopea di mostri marini cui ha attinto, secoli fa, un certo Hodgson (con meno enfasi mitologica, forse).

E forse, a ragione, i mostri di oggi si chiamano diversamente...

Film imperdibile per tutti gli amanti del fantasy e, perchè no?, dell'epic-metal che spesso (Virgin Steele, Manowar, Cirith Ungol, Bathory etc.) supporta questo genere di visionarietà