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THE TRUMAN SHOW regia di Peter Weir

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Spotify     8 / 10  16/12/2015 15:58:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cult dei primi anni 2000 con Jim Carrey in una delle sue interpretazioni più famose. Il film è una pesante critica nei confronti dei reality show che proprio tra la fine degli anni 90 e l'inizio del nuovo millennio cominciavano a imperversare sempre più velocemente nei nostri televisori. Il regista Peter Weir giudica soprattutto, in maniera molto metaforica, le condizioni dei concorrenti, i quali pensano che ora sono famosi e possono godere di diversi privilegi, come ne gode lo stesso "Truman", ma in realtà non sanno la reale verità che si cela dietro questi programmi e cioè produttori pronti a vendere l'anima al diavolo pur di intascare quanti più soldi possibili facendogli credere di vivere veramente una vita perfetta. Inoltre, la gran dose di ironia che il regista inserisce, permette proprio che i suddetti reality vengano letteralmente derisi per la loro banalità e ignoranza. Ma non è tutto, le critiche non mancano neanche per noi spettatori che ci basta assistere ad uno di questi programmi, che rimaniamo come assuefatti da essi, proprio come le persone che guardano Burbank svolgere
delle normali attività quotidiane. Inoltre la pellicola, è anche una metafora sul rapporto Dio-Adamo, visto che "Truman" è come se fosse una creatura di "Christof" ed inoltre c'è una scena in particolare che rende esplicita questa tematica. Tuttavia, i ruoli sono ribaltati con "Truman/Adamo" che sceglie la vera retta via e abbandona il finto Eden, e invece Christof/Dio è colui che ha creato falsità e menzogna. Tema rivisitato dal regista in modo molto interessante e probabilmente (per i cattolici) anche in maniera blasfema. Queste due questioni sono rappresentate benissimo da Peter Weir, il quale sfodera una regia molto buona (mi è sembrato eccessivo però candidarla all'oscar): dirige i due attori principali in una maniera eccelsa, Jim Carrey viene caratterizzato fin nei minimi dettagli, un personaggio dalle 1000 sfaccettature che viene reso molto versatile, infatti il regista in certi punti gira scene nelle quali lui è molto buffo e altre dove è molto serio o addirittura triste. Con Harris, Weir da il meglio di se, caratterizzando un personaggio cinico, senza scrupoli e talvolta anche crudele. Insomma, il classico produttore affamato di denaro e senza nessuna umana pietà. Il ritmo è scorrevole, non c'è nessuna fase di stallo ed il susseguirsi degli eventi è rapido ed esauriente grazie ad un buon montaggio a metà tra il frenetico e il calmo, una narrazione molto efficiente con colpi di scena ben preparati e celati ed anche per un buon alternarsi tra scene drammatiche e scene comiche. Il finale è la parte della pellicola che ho preferito, è sviluppato in maniera più che convincente, la scena in mare (finto) è fantastica con il regista che regala una sequenza davvero emozionante e toccante. Per non parlare del commovente discorso finale tra i due protagonisti. Weir si dimostra abile anche con i generi, infatti il film è difficile da catalogare precisamente anche se, penso che sia molto vicino alla commedia drammatica. Tuttavia sono presenti momenti di pura comedy e di puro dramma, con spruzzate di fantasy e romanticismo. Il cast è strepitoso: Jim Carrey in una delle sue interpretazioni più riuscite, si dimostra un attore molto versatile. E' ironico, buffo e serio allo stesso tempo. Le sue espressioni sono uniche, pochi altri ci riescono come lui. Per non parlare poi di come recita nel finale. La vincita del Golden Globe è più che meritata. Con Harris però si raggiunge un altro livello, penso sia tra le prove attoriali più credibili che io abbia mai visto. Solo i suoi sguardi gli fanno aggiudicare una nomination agli oscar. Oppure anche per come interpreta i dialoghi. O ancora per come recita da dio nell'epilogo. In una sola parola: Granitico. Sceneggiatura riuscitissima e molto originale ed innovativa. Il pezzo forte sono ovviamente i dialoghi, talvolta molto divertenti e altre volte quasi commoventi. E come non citare l'ormai celeberrima frase di "Truman" "Buongiorno...e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!" rimasta nella storia del cinema recente. L'impianto narrativo è notevole, molto lineare, dettagliato e dai svariati colpi di scena che sorprendono letteralmente lo spettatore. Spaziale stesura dei personaggi studiati fin nei minimi particolari e finale sviluppato alla grande. Lavorone di Andrew Niccol e giustissima candidatura all'oscar. La scenografia l'ho apprezzata parecchio, è molto free e colorata, anche se in realtà dietro c'è una verità sconcertante tenutaci nascosta dall'abilità di Peter Weir. La fotografia si sposa molto bene con la location, tinte sgargianti e classiche delle commedie americane. Anche questa però, secondo me, è una scelta voluta del regista per far credere, all'apparenza, che è tutto rosa e fiori. Tra le poche cose che non mi hanno pienamente convinto, ho trovato una colonna sonora senza infamia e senza lode e qualche altro elemento di poco conto.

Conclusione: una realistica visione sulla falsità e meschinità dei reality show, espressa attraverso un originalissimo film che fa del cast il suo miglior repertorio. Un 8 scarso.