caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

HARAKIRI regia di Masaki Kobayashi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Crimson     10 / 10  12/02/2013 12:36:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si potrebbe obiettare sulla natura di jidai-geki di questo film. In un momento storico e cinematografico ben preciso in cui più che altro è Hideo Gosha a ridefinire quel particolare genere storico, Masaki Kobayashi realizza un film ambientato nel diciassettesimo secolo... ma il primo duello avviene a venti minuti dalla fine. Piuttosto i caratteri ricordano quelli del Giappone dei primi anni '60. Ronin (samurai senza padrone) costretti alla fame in un periodo storico di pace apparente, in cui chi detiene il potere esercita rigidamente compromessi di natura economica e "politica" per continuare a detenere il potere. Strenua difesa della facciata. Non è esattamente ciò che accade nel Giappone post-atomico? Quello delle due ratifiche del Trattato di sicurezza con gli Stati Uniti? Che strizza l'occhio allo stesso sistema capitalistico che l'ha messo in ginocchio con l'atomica? Lo smarrimento della tradizione "in quanto tale" è ovvia. Mentre Oshima e Shinoda raccontano la modernità con un linguaggio nuovo e al passo con la rivoluzione cinematografica francese di quegli anni, Kobayashi con questo film utilizza una metafora straordinaria riuscendo nell'intento di far corrispondere una ripetizione nella Storia. L'attacco è il medesimo dei colleghi, ossia la denuncia di un "Giappone che non impara dai propri errori storici", ma camuffato. E non per questo meno potente, anzi. Il ronin di Kobayashi si batte per difendere la verità, la giustizia, e ciononostante è coerente col suo proposito che è sì di vendetta, ma pronto all'atto conclusivo - l'harakiri, con la determinazione lucida di chi non si piega alla "legge" vigente, non scritta ma radicata nella consuetudine. Non c'è contraddizione dunque nell'attacco feroce all' "onore come facciata" e la difesa del "proprio onore in quanto samurai". Del resto, solo contro un centinaio di guardie, non c'è mezzo più nobile di soccombere. E lo sberleffo avviene sotto gli occhi di tutti scagliando a terra il simbolo del potere (l'armatura del Signore). Il diario del clan Iyi continua a mentire, sotterra la verità, ma il Cinema l'ha rivelata. La camera al termine del massacro finale si sofferma su ogni ambiente in cui è avvenuto lo spargimento di sangue, quasi a rimarcare con fermezza ciò che è avvenuto, e che nonostante il pessimismo che prevale, rimane negli occhi dello spettatore. Tecnicamente il film è ineccepibile. Lo zoom spezza tenacemente l'alternanza di campi e controcampi durante i racconti, conferendo maggior forza a parole decisive o a improvvisi colpi di scena. La fotografia è meravigliosa e la staticità delle sequenze dialogiche crea un'aria sospesa, di riflessione. Il film nella sua semplice messa in scena (pochi ambienti, scarsa azione - anticipa quel capolavoro di tecnica e dinamismo nascosto del terzo episodio del successivo Kwaidan) vive della forza del racconto in flashback utile a ricostruire una storia che si disvela di pari passo con la verità. Un valore che si nutre della sofferenza e dell'interrogativo: perchè non accettare la richiesta di un ronin di prorogare il rituale? Smascherata la strategia irreprensibile del clan, il film lievita definitivamente verso una dimensione filosofica di grande intensità e modernità. I colpi di scena si susseguono con caparbietà. Splendido il momento culminante in cui il ronin mostra i codini dei tre samurai sconfitti, dissacrando definitivamente il valore dell'onore dinanzi al volto della giustizia. E' un film in cui tra i grandi valori viene mostrata anche l'ambivalenza della vergogna e recuperato quello della dignità. La storia di un padre che per salvare la famiglia si piega a chiedere l'elemosina e a suicidarsi con una spada di bambù vale molto di più di qualsiasi forma di difesa irriducibile della convenzione.
Tatsuya Nakadai è straordinario. Per fortuna il film non è mai stato doppiato e grazie alla RaroVideo possiamo recuperare l'audio originale e assistere incantati a questo capolavoro assoluto del cinema, un film per me indispensabile, di una longevità impressionante, che non mi stanco mai di valorizzare.
Tom24  12/02/2013 17:16:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento, molto lucido
Crimson  12/02/2013 23:27:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie