Filman 8 / 10 21/01/2017 20:38:33 » Rispondi Nel passaggio al secondo capitolo della sua trilogia, Nicolas Winding Refn rimane fedele alla camera a mano largamente usata nel primo, ma la regia maggiormente sicura e ormai esperta di WITH BLOOD ON MY HANDS – PUSHER II è il segno di un assottigliamento stilistico che porta alle estreme conseguenze un linguaggio sintetizzato attraverso una luce rossa, timorosa ed avvolgente che racconta la condizione di miseria umana e la pressione psicologica del protagonista, dando enfasi al racconto, delicatamente drammatico ed estremamente triste nella sua anima nonostante all'esterno appaia come un noenoir sull'ambiente criminale dello spaccio, il quale viene decostruito tramite la descrizione di uno stile elettrogeno, esteticamente decodificabile, e grazie all'ampliamento dello spazio necessario a naturalizzare la realtà terrena del protagonista, rinchiuso in un'esistenza violenta ed infelice.