caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

INDIANA JONES E L'ULTIMA CROCIATA regia di Steven Spielberg

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     6 / 10  18/05/2010 22:43:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In genere sono abbastanza tollerante verso i registi che ripetono gli stessi temi nei loro film; con Spielberg però proprio non mi riesce.
Un conto è cercare di riflettere su tematiche etiche o sociali (più o meno le stesse in tutte le epoche), un altro è creare un'opera che coinvolga emotivamente a fondo le persone (e magari le diverta). Hitchcock è stato uno dei pochi che ha saputo produrre in tanti film gli stessi "effetti" sullo spettatore senza mai dare la sensazione di prevedibilità, o di già visto.
Invece con Indiana Jones, in pratica, se si è visto il primo si sono visti tutti. La struttura, la sostanza e i mezzi stilistici sono in tutti gli episodi della serie pressocché gli stessi, viene cambiata solo l'ambientazione e il "mito" che fa da motore alla vicenda. Troppo poco. Del resto cavallo vincente (i milioni di dollari sonanti) non si cambia.
Anche questo episodio non mi ha fatto provare meraviglia o sorpresa, né mi ha preoccupato o tenuto sulle spine per la sorte di Indiana. Tutti i casi, i ritardi, le coincidenze, le ironie, le difficoltà che ha dovuto affrontare mi hanno dato più che altro la sensazione di un copione già visto, di un meccanismo ben oleato che fa in automatico il suo corso. Questi film che pretendono di avere davanti non delle persone pensanti ma dei meccanismi tipo cane di Pavlov, mi hanno sempre dato un po' di fastidio.
Per carità è solo un problema tutto mio, figuriamoci. Il film tra l'altro è ben fatto, una meraviglia tecnica (tanto di cappello a chi ci ha lavorato) e va benissimo per passare un pomeriggio festivo piovoso.
Pure questo film, come gli altri, dice molto di più di quello che vorrebbe. Intanto ci svela indirettamente il tipo di ossessioni spirituali molto in voga nella cultura USA di base, soprattutto a partire dagli anni 80. Da una parte c'è il polo spirituale (tipo new age) che si rifà ai miti storici del passati (presi molto seriamente in America) visti come poteri effettivi che incidono nella storia umana (tutta la vicenda del Gral è tratta in maniera enfatica, per niente ironica o scherzosa), dall'altra le pulsioni elementari, irrazionali, la sete di potere assoluto individuale che domina sotterranea nei bassifondi e nell'underground americano. Questa parte è dileggiata, trattata in maniera ridicola e ironica e rappresentata dal vituperato simbolismo nazista. Non viene però presa sotto gamba, visto che vi aderisce anche un miliardario americano; come dire, attenzione, questo tipo di cultura può tranquillamente attecchire anche negli USA, pure nelle alte sfere (se non lo ha già fatto).
Meno male però che c'è sempre il supereroe superiore a tutti e animato da principi nobili (eterna metafora del Presidente). Finché dura … E' un concetto che Hollywood tiene a ripetere a più non posso, a costo di diventare monotona, ed è anche qualcosa che affascina e rassicura la gente.