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L'IMPERO COLPISCE ANCORA regia di Irvin Kershner

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Dom Cobb     10 / 10  18/09/2016 15:57:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante la temuta Morte Nera sia stata distrutta, l'Impero continua a imperversare più potente che mai, costringendo i Ribelli a una rovinosa ritirata dopo l'altra; in questa situazione, mentre i suoi amici Ian Solo (Han Solo) e la principessa Leila (Leia) sono impegnati a sfuggire alla flotta imperiale, il giovane Luke Skywalker si dirige al sistema di Dagobah, così da farsi istruire nelle arti Jedi dal maestro Yoda in vista della sfida contro il malvagio Dart Fener (Darth Vader). Ma uno sconvolgente segreto lo attende sulla sua strada...
Nella storia del cinema, è raro che il seguito di uno dei più grandi successi di sempre riesca a duplicarne la qualità e la popolarità, ed è praticamente impossibile che sia in grado di superarla; in entrambi i casi, L'impero colpisce ancora sembra costituire l'eccezione alla regola. Al contrario del "solito" sequel, infatti, questo rappresenta più il secondo atto di una storia più grande, un po' come il secondo movimento di una sinfonia, una continuazione del primo capitolo piuttosto che di un'operazione commerciale. Lucas, nel suo genio, aveva fatto ciò che gli autori fantasy facevano (e fanno tutt'oggi) in letteratura, ossia creare una storia da poter raccontare in più di un "tomo", e il successo del primo film gli aveva permesso di mettere in atto il suo intento, concedendogli denaro a volontà per autofinanziarsi e, ancora più importante, assoluta libertà creativa.
I risultati si vedono perfettamente, nonostante sia stato fatto un solo, enorme cambiamento: con l'emergere delle responsabilità tipiche del produttore, Lucas si era visto costretto ad affidare la regia vera e propria ad altre mani, in questo caso a quelle del suo ex insegnante di cinema e regista Irvin Kershner. Non si tratta di un nome noto nell'industria, e oggi quasi nessuno se lo ricorda, il che spiega per quale motivo questo cambio non si avverta quasi per niente: a livello tecnico, con la supervisione di Lucas, effetti speciali e scenografie sono al massimo, sbalorditivi ancora oggi e, senza giri di parole, perfetti, mentre si distingue in positivo la splendida fotografia, capace di rendere mozzafiato perfino quella monotona distesa innevata che è la Norvegia. Ma, in generale, si nota l'assenza di un qualsiasi stile o tocco personale, a riprova che Kershner è un abile mestierante e nulla di più.
Ciò che migliora rispetto al primo capitolo sono sicuramente le interpretazioni, unico aspetto al quale il cambio di regia ha giovato: tutti i membri del cast danno delle performance più convinte, complice anche una sceneggiatura più ricca e meno appesantita, nel suo essere un capitolo di mezzo, dal bisogno di avere una trama a senso compiuto. Gli eventi vengono mossi in avanti, nuovi personaggi e nuove sottotrame vengono introdotte, ma poco o nulla viene concluso, e il finale cliffhanger rimanda tutto al prossimo episodio.
Cambiano anche i toni: dopo le atmosfere euforiche e a tratti scanzonate del capostipite, qui le cose si fanno serie. Al netto dei primi quaranta minuti, che riprendono l'impianto avventuroso del precedente film,


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andando avanti il ritmo rallenta e il tono si fa più intimistico e riflessivo; l'intera mitologia che regge la trama si colora di tinte fosche, mentre i protagonisti passano da una situazione di pericolo incombente all'altra, e la distinzione fra lato chiaro e lato oscuro della Forza diventa più ambigua e meno scontata, come evidenziano le sessioni su Dagobah. Un'ottima occasione per approfondire un poco i personaggi e le loro psicologie, e che Lucas, Kershner e lo sceneggiatore Lawrence Kasdan colgono al volo: si va, dunque, dalla storia d'amore emergente fra Ian Solo e Leila a un Luke Skywalker più che mai in balia delle emozioni, delle sue paure e incertezze, tutti aspetti gestiti in maniera intrigante.


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Una nota a parte meritano le novità: non sto parlando solo di Yoda, naturalmente, anche se la maestria tecnica nelle movenze di quel pupazzo e in tutti i dettagli che lo rendono un personaggio tridimensionale come quelli in carne ed ossa lascia senza parole; non parlo solo dell'introduzione di nuovi mondi interessanti e un paio di personaggi secondari assurti a oggetto di nutriti fandom (Lando e il cacciatore di taglie Boba Fett su tutti); ma anche, e soprattutto, del colpo di scena madre di tutti i colpi di scena, la rivelazione che ha sconvolto un'intera generazione di spettatori e rimescola tutte le carte in tavola nella narrazione, un semplice scambio di battute che autori, registi e scrittori prendono a modello ancora oggi nella creazione delle loro storie e di plot twist imprevedibili.


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Purtroppo non ricordo la prima volta che ho visto il film, né se all'epoca mi fosse importato qualcosa di quella rivelazione, e ancora non riesco a immaginarmi il livello di sconvolgimento che le famose parole hanno causato nel pubblico di quegli anni. Rimane, comunque, uno stabile punto di riferimento in tal senso.
In ultimo, ma non meno importante, la colonna sonora: qui è dove posso dire quanto mi manca il John Williams di quell'epoca e gli anni in cui, ogni volta che si metteva al lavoro, potevi star certo che avrebbe tirato fuori un dannato capolavoro che sarebbe stato ricordato in eterno. Chi non ha mai sentito la famigerata Marcia Imperiale, vero e proprio marchio di fabbrica di una delle entità più maligne nella storia del cinema?
La storia intriga, i personaggi coinvolgono, le tematiche fanno riflettere; gli effetti speciali e le musiche sono al top, l'azione incalzante e il finale un trip di adrenalina. E' sicuramente una delle cime della settima arte nell'ambito del fantastico.