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JACKIE BROWN regia di Quentin Tarantino

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JOKER1926     7½ / 10  30/03/2013 03:05:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Jackie Brown", produzione di Tarantino, si colloca, per questioni temporali , nel primo spaccato artistico del regista, ovvero quello degli anni novanta.
Le date del '92 ("Le Iene") e del '94 ("Pulp Fiction") rappresentano una sorta di serie logica che collima poi nel '97 col film "Jackie Brown" (film di genere poliziesco).
Tarantino è stato grande nella sua prima fase, poi il declino. Declino che appaga le masse stupide.

I temi che serrano le due ore e trenta di "Jackie Brown" sono quelli corrispondenti ad una vicenda losca ove i soldi, le armi e la droga sono inserite in un giro pesante, ci sono pedine (umane) a gestire e a morir nell'apparato.
La sceneggiatura è, in effetti, il vero piatto forte del film; le situazioni e i personaggi sono al limite e i dialoghi "tarantiniani" esaltano il tutto. Il film poggia in modo pressoché fondamentale e decisivo su questi; le parole, le smorfie (alle volte si va per le lunghe) rendono ancor più vibrante e scatenato il contesto.
La narrazione, insieme alla sceneggiatura, risulta essere fra quelle più compatte e invitanti della filmografia di Tarantino. Gli intrecci ci sono, e sono pure parecchi, la storia ha un senso e i personaggi che la abitano, grazie al lavoro impeccabile del copione, miscelano un elisir di vittoria.

La conquista di Tarantino prosegue anche sul lato tecnico.
Fotografia ok, il cast è grande.
Pam Grier nella parte della protagonista cardine è la sorpresa, si potrebbe parlare di una vera e propria rivelazione. La parte del film affidata all'attrice è di quelle ingombranti ma Grier, grazie anche ad una fisicità mostruosa, si destreggia sempre nei migliori dei modi. Samuel L. Jackson, attore chiamato dal regista più volte in causa, svolge un ruolo, come sempre, da boss. Prestazione all'altezza della situazione, sopra le righe. Robert Forster e De Niro altri grandissimi nomi in prove eccellenti. L'ultimo, forse, paga la formazione del copione, in verità, poco presente De Niro è oppresso da una sceneggiatura che addossa all'attore un ruolo superficiale e inelegante. Ma non si può parlare di pecca, le idee della regia sono, questa volta, sapientemente calibrate, mirate.
"Jackie Brown" continua la sua marcia anche grazie ad un ritmo altissimo che porta il pubblico ad assistere in prima persona ad ogni scena del film senza una minima pausa. Se il Cinema è (anche) intrattenimento l'operazione sembra esser portata al termine con un successo fenomenale.
Tarantino alla camera è prezioso , e arrivati ad un determinato punto, giocherella e si auto celebra con un gioco di flashback sincronico che vuole richiamare grandi esempi del Cinema di ieri ("Rapina a mano armata" di Kubrick?); pian piano si consuma un finale che si divincola dalle circostanze solite del regista e cerca, addirittura, di penetrare nel sentimento. Le somme saranno, sentimentalmente parlando, ciniche e un pò amare.

Volendo chiudere ogni analisi è importante, seppur velocemente, affermare che "Jackie Brown" prende forza propulsiva più da "Le Iene" che dal Capolavoro "Pulp Fiction"; con il film del 1997 Quentin si avvicina a quello del '92 (in linea di massima) proponendo più intrecci che azioni folli e debordanti, di acuta veemenza (il pulp); insomma questo è il vero Tarantino, il vero genio (ora ex) ha vissuto nel decennio del novanta il suo splendore, facendo tremare i polsi ai critici. Ora una nera scia di rimpianto generale. (...Così sia...)