jack_torrence 7 / 10 12/10/2010 20:59:56 » Rispondi Qualcosa giustifica la sensazione di parabola discendente dopo Ferro 3, per cui ogni film mi appare (sino a questo; Dream non l'ho visto) leggermente inferiore al precedente. C'è come un graduale appesantimento progressivo: alla perfezione di Ferro 3, esemplificata dalla bilancia del finale che segna 0 kg a indicare la totale levità dello stile e non solo dei personaggi, si è via via aggiunto peso. Lo stile è scivolato sempre più pericolosamente verso la maniera, e il lavoro di sottrazione non mantiene la stessa ispirata levità.
Il soggetto di "Respiro" (questo il titolo originale di "Soffio") è un altro soggetto magnifico. Tuttavia Kim Ki-Duk si impone stavolta di non far parlare Lui perché si è ferito alle corde vocali (aggiungendo così un pericoloso "peso" a quella che sembra una necessità drammaturgica forzata). E Lei non parla con il marito perché colma di rancore. Non fa una piega; però è banale.
Eppure è molto bello che lei trovi il modo di inibire in se stessa la perdita della voglia di vivere, cercando di trasmettere voglia di vivere a un condannato a morte che tenta ripetutamente il suicidio. Come è molto bello che arrivi a comunicarglielo fisicamente togliendogli il "respiro" (appunto; e non il "soffio") con un bacio vampiresco: facendogli percepire la sensazione del soffocamento, e insieme ad essa, l'istinto vitale. Che poi recupera anche lei, forse, in un (ambiguo) finale aperto.
Il cinema di Kim Ki-Duk, dopo "Ferro 3", ancora una volta sa di favola. Mai però la sua leggerezza era stata così esile - e al contempo, appesantita da scorie.