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SEBASTIANE regia di Derek Jarman, Paul Humfress

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amterme63     7½ / 10  01/09/2012 20:11:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo è il tipico cinema estetico, in cui conta soprattutto il modo con cui si mostra, piuttosto che la vicenda che viene rappresentata. Se ci si approccia a Sebastiane con questo spirito (ammirare la bellezza e la suggestione visiva delle scene) allora il film regala grandi soddisfazioni, altrimenti non può che sembrare lento, noioso, inconcludente, vuoto.
Io fin dall'inizio ho cercato di vederlo con l'occhio di chi è caccia di arte, piuttosto che di divertimento spicciolo e devo dire che sono rimasto spesso incantato. Intanto c'è una cura quasi maniacale dell'inquadratura, soprattutto a livello di campo (molti campi lunghi a inquadrare i paesaggi e l'ambiente, alternati a primi o primissimi piani per catturare la "bellezza" dei corpi o degli atti mostrati). Ed è questo che interessa a Jarman: il riscatto della bellezza maschile. La mdp segue i corpi maschili nei loro movimenti, indugia sui particolari dei corpi, spesso ce li mostra al rallentatore proprio per farci centellinare il senso di estasi estetica che promanano. A ciò contribuisce anche l'assenza di sviluppi sociali o narrativi, un ambiente aspro e solitario che fa da cornice esaltatrice.
All'enfasi sull'estetica fa riscontro l'indifferenza etica. Non c'è preferenza per qualche personaggio, né si cerca di far apparire un certo comportamento in miglior luce rispetto ad un altro. A parte la coppia di innamorati, l'accento è posto quasi sempre sulla morbosità e sulla perversione dei sentimenti. C'è un evidente risvolto sadiano nella vicenda, con il buono e virtuoso che viene perseguitato, fatto soffrire, torturato e lui che persevera nel non cedere e quasi "gode", si esalta della sua sofferenza. Sebastiano è apparentemente virtuoso e pulito, in realtà ha semplicemente sublimato i suoi istinti omosessuali, ha trasposto le sue fantasie omoerotiche in estasi spirituali, in sottomissione nei confronti di una figura divina. Cambia la forma, la sostanza non cambia. Il suo "sacrificio" sa di estasi della morte, un po' come rappresentato nel quadro del Sodoma, esplicitamente citato nel film (del resto le citazioni pittoriche si sprecano, Jarman stesso artisticamente è nato come pittore).
Quello che non va in questo film, secondo me, è la mancanza di caratterizzazione e approfondimento dei personaggi. Si vede che sono semplici figure estetiche, più che persone con una storia, un passato o un futuro. Psicologicamente sono piatte e inesplicate. Evidentemente approfondire questo aspetto avrebbe tolto l'attenzione quasi esclusiva al lato estetico della storia, però rende il tutto alla fine monotono e incompleto.
Questo film visto oggi tra l'altro non ha lo stesso effetto bomba che ha avuto quando è uscito. Noi, ormai abituati a immagini omoerotiche maschili, non proviamo più l'effetto sconvolgente di vedere qualcosa che fino ad allora era stato sempre rimosso e mai direttamente rappresentato. Quindi il film ha ormai perso tanto del pathos che aveva originariamente.
Per tutto il film non ho fatto altro che pensare: ma quel lembo selvaggio, meraviglioso, bellissimo di Sardegna sarà ancora così o ci sarà stato costruito nel frattempo un residence o un villaggio turistico?
Niko.g  01/09/2012 23:55:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Sebastiano è apparentemente virtuoso e pulito, in realtà ha semplicemente sublimato i suoi istinti omosessuali, ha trasposto le sue fantasie omoerotiche in estasi spirituali, in sottomissione nei confronti di una figura divina. Cambia la forma, la sostanza non cambia."

Direi, invece, che a cambiare è proprio la sostanza. Direi anche che trattasi di raro esempio di purezza e virtù e che la lettura "sadomasochistica" che ne fai tu, è tristemente fuori strada.
Un non credente dovrebbe perlomeno avere l'umiltà di non ridurre la fede a spicciole formulette di psicanalisi, dando tristi e volgari spiegazioni razionali a cose che ben trascendono la sfera razionale.
amterme63  02/09/2012 22:22:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le "visioni" che Sebastianus descrive a Justinus sono tutte basate su concetti erotici ("è bello, è luminoso, è dolce, è forte"). E' chiaro che si tratta quindi di una sublimazione di un istinto amoroso che gode di essere "posseduto" da qualcosa di bello (tipico dei rapporti amorosi). Il fatto che Sebastianus non vuole cedere alle sincere profferte amorose di Valerius significa che si sente amorosamente e sessualmente (in maniera traslata) legato a qualcun'altro, appunto a questa sua figura ideale, concretizzata in un personaggio maschile con una testa di leopardo (quasi a figurare che la "fede" di Sebastianus appartenga più a impulsi di natura istintuale e animale, che sia più legata al mondo dell'Animismo piuttosto che a quello del Cristianesimo). Justinus stesso spesso rimprovera Sebastianus per la sua condotta assurda ("perché fai così?"), significando un comportamento di natura estrema e morbosa in Sebastianus.
Se c'è un "cristiano" nella vicenda, secondo me quello è proprio Justinus, l'unico pronto ad aiutare gli altri, dimenticando se stesso. Sebastianus invece è tutto chiuso nel suo esclusivismo, nella sua esaltazione e dimentica il mondo che lo circonda. Sebastianus è un cristiano a parole, Justinus nei fatti.
Questa ovviamente è solo la mia interpretazione, che può tranquillamente essere sbagliata e assurda, ma appellarla con parole come "tristemente", "formulette", "tristi e volgari", denota scarso rispetto, molta intolleranza e senso di superiorità intellettuale sugli altri (guarda caso il contrario di "umiltà"). Io non mi sognerei mai di scrivere che le tue idee sono "tristi e volgari" e nemmeno che tu non possa esprimere opinioni o interpretazioni su presunte sfere "proibite". Non voglio togliere libertà a nessuno, né arrogarmi il diritto di capire più degli altri.
Niko.g  03/09/2012 14:59:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bah, non vedo dove sia l'intolleranza.
Ho espresso la sensazione che ho provato nel leggere la tua interpretazione materialista di fronte ad una figura ricca di spiritualità e di purezza.
Sono ben altre le forme di intolleranza, magari proprio di certi registi verso i santi e la cristianità, ma sono sicuro che giustificheresti tutto con l'estetica e l'arte (con lo scudo dell'arte si può essere intolleranti senza che nessuno rompa le balle!).
Comunque tranquillo, potrai continuare a leggere in chiave erotica tutti i grandi idealisti e santi della storia, senza che io te lo impedisca.

amterme63  03/09/2012 22:45:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'intolleranza sta nel fatto che non si ammette che possa essere plausibile una interpretazione diversa dalla propria.
Niko.g  04/09/2012 00:54:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quindi se fossi tollerante dovrei ritenere plausibili tutte le interpretazioni diverse dalla mia. Ti sembra una cosa sensata? Mi pare ovvio che se ritengo sbagliata un'interpretazione, lo possa far presente. E' un comportamento normale che attuano tutte le persone ed é alla base di ogni processo di conoscenza. Se TUTTE le interpretazioni fossero potenzialmente valide, conoscere non avrebbe alcun senso e il mondo regredirebbe.

In un libro molto interessante intitolato "Follia e santità", dello psichiatra Vittorino Andreoli, c'è un passaggio molto pertinente: "l'atteggiamento del non credente è del tutto legittimo, purché non pretenda di ridurre la santità ad un fenomeno da valutare con criteri estranei alla fede".
Blaise Pascal fu ancora più netto: "Per fare di un uomo un santo, bisogna che agisca la grazia di Dìo e chi ne dubita, non sa né che cosa sia un uomo, né che cosa sia un santo".
In buona sostanza è ciò che ti ho espresso in precedenza.
amterme63  04/09/2012 08:38:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un conto è dire che è sbagliata, un'altra è dire che non è ammissibile perché appartiene a "sfere non razionali". Quest'ultima è una formula di comodo per affermare assoluti altrimenti non dimostrabili e quindi si ricorre alla pretesa dell'assoluto e al rifiuto di sussistenza di possibilità diverse.
Io non ho mai affermato l'assolutezza della non-esistenza di Dìo. Semplicemente che la sua esistenza ha la stessa dignità e possibilità della non-esistenza e il nostro modo di vivere e pensare ne dovrebbe prendere atto.
Comunque tu hai le tue idee e non le cambierai (né pretendo che tu lo faccia), così io ho le mie idee certamente non inferiori, "tristi e volgari" rispetto alle tue.
amterme63  04/09/2012 08:42:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Comunque un "assoluto" esiste e sono le leggi civili. Nel rispetto di queste, ognuno è libero di condurre come vuole la propria vita. Amen.