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KILL BILL - VOLUME 2 regia di Quentin Tarantino

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Ciumi     6½ / 10  11/04/2011 08:47:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kill Bill finisce insomma per essere una lunga, ispirata, con più d’una resurrezione, farcitissima rivisitazione al femminile e familiare della vendetta leoniana di "Per un pugno di dollari", che in questo secondo volume, migliore a mio parere del primo, frena inaspettatamente, nell'azione, nel sadismo infantile, nella presentazione di nuovi personaggi; si allunga invece il cocktail di dialoghi, la cosa che al regista riesce probabilmente meglio.

Tarantino è un bambino cresciuto, il cui estro nell'arte del gioco è innegabile, e quando t'invita sul suo pavimento cosparso di giocattoli cinematografici e fumetti colorati, sa anche coinvolgere con il suo entusiasmo, soprattutto se ne condividi i gusti: sono bambini i suoi protagonisti, guerrieri supereroi che giocano a fare i genitori comuni... Non è forse l'intero film, baule pieno di ragnatele e balocchi, il mondo dei grandi visto attraverso gli occhi della piccola figlia che, spiazzando ancora, dà ulteriore freno al finale? Beh, no, non confondiamoci, lei è una bambola tra i pupazzi di gomma, lo sguardo rimane piuttosto il suo, del bimbo Tarantino, orgoglioso della sua ricca collezione di giocattoli orientali e occidentali (e al turno di "Bastardi senza gloria" tirerà fuori anche i soldatini), tanto eccitato da non desiderare di più che mostrarla a tutti gli altri.
bulldog  11/04/2011 12:06:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Addirittura 6,5 a Maurì!

3 direi che va bene.
Ciumi  11/04/2011 22:12:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma se gli hai messo sei!
bulldog  13/04/2011 11:06:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Te l'ho detto, il giorno che mi iscrissi a sto sitaccio non stavo molto bene, ho votato 3000 film in 10 minuti ;)

Cmq concordo con te, non reggo queste sciocchezze citazioniste infantili.
Ah, Maurì ho capito che mi fa ****** anche Ichi The Killer per la cronaca.
Ciumi  18/04/2011 10:07:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo ragazzo, lo sapevo che prima o poi avresti ceduto..
KOMMANDOARDITI  11/04/2011 13:15:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Magari fosse così semplice la lettura del film...
In questo secondo capitolo poi ci sono talmente tanti e tanti riferimenti che, non sto scherzando, si potrebbe considerarlo la rivisitazione di una quindicina di pellicole.
E sapessi con quale genialità e maestria vengono incrociate ed inserite tutte le citazioni.
Vabbè, lasciam stare.
Ciumi  11/04/2011 22:15:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A dire il vero la lettura del film, a mio modo di vedere, potrebbe essere più semplice ancora. Il numero di citazioni non determina la validità di un film, ovviamente, e la maestria con cui vengono inserite certo non può bastare. Tolto questo aspetto (che per te può valere molto, ma per me pochissimo) Kill Bill è un film senza spessore e che offre un divertimento un tantino adolescenziale. Almeno è come la vedo io, senza volere offendere i gusti di nessuno.
KOMMANDOARDITI  14/04/2011 16:28:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti puntualizzo solo che gli adolescenti (almeno qui in Apulia, non so da te) non apprezzano un tubo dei film di Tarantino, anzi non li capiscono proprio (preferiscono Moccia o Parenti, tanto per dire).

Sulla questione dello spessore invece si torna sempre allo stesso punto: un film ha valore solo se trasmette un messaggio di tipo politico/sociale/filosofico?
Secondo me ad esempio il Cinema di genere è quello più ontologicamente vicino a quello degli albori, ossia alle sue origini: una forma d'Arte di puro intrattenimento popolare e spettacolare.
Solo in seguito venne piegato a mezzo propagandistico e/o vettore di istanze di tipo politico-sociale (con Ejzenstejn e la Riefenstahl, tanto per intenderci).

Comunque non voglio convincerti di nulla, ci tengo a sottolinearlo.
Ciumi  18/04/2011 10:13:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, non intendo che il film si rivolge volutamente a un pubblico di adolescenti, ciò non sarebbe un male, ma che tratta i suoi argomenti in maniera adolescenziale: cioè senza sensibilità e in modo superficiale. Anche i dialoghi li trovo costruiti al solo fine di creare la frase ad effetto.

Un film non ha spessore solo se trasmette un messaggio politico/sociale/filosofico, certo, ci sono decine di esempi di pellicole spettacolari d'intrattenimento che di spessore ne hanno eccome (sì, fin dagli albori), ad esempio quelle di Keaton. Uno spessore che sta soprattutto nel sapere esprimere un sentimento o uno stato d'animo. Tra l'altro Kill Bill la sua filosofia la propone: quella di Superman nel discorso finale.
Quanto ai film di propaganda (specie se commissionati da un regime dittatoriale), non riesco a considerarli forme d'Arte, non con la A maiuscola.
rinuzeronte  19/05/2011 17:34:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma non lo sai che tutti rimangono un po' bambini? La mia vuole essere una provocazione senz' astio, chiarisco.
Ciumi  27/05/2011 12:57:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Figurati.
Beh, ma mica tutti i bambini vanno d’accordo..
rinuzeronte  30/05/2011 16:17:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già. Tu pensi che "La casa dalle finestre che ridono" sia meglio o peggio di "Psyco"?
Ciumi  03/06/2011 14:12:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mmmmh, è una domanda strana.
Credo siano due film molto diversi, comunque preferisco “Psyco”.
Perché questa domanda?

rinuzeronte  03/06/2011 17:54:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prometto che te lo dirò, ma prima puoi svelarmi un po' il perchè della tua risposta?
Ciumi  04/06/2011 13:59:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Va beh, ora sono curioso.. ci provo in 2 righe.

Innanzitutto "Psyco" è raccontato meglio e in maniera più precisa, a mio parere, a partire dall'idea iniziale di fare morire subito la prima protagonista e trasferire la storia nel motel. "La casa delle finestre" è invece piuttosto confuso, da quanto mi ricordo, e spesso per inquietare si affida a trucchi banali tipo porte che cigolano ecc.. Senza contare che "Psyco" ha sequenze che Avati, per quanto bravo possa essere, si sogna, come la (giustamente secondo me) famosa scena della doccia.

rinuzeronte  05/06/2011 17:20:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Già, io non sono così edotto in materia ma sul piano tecnico sembra poco dicutibile anche a me una certa superiorità da parte di Psyco.
Tuttavia, personalmente parlando, a livello emotivo la suggestione e il grottesco inquietante degli ultimi cinque minuti della casa, io, non ho ancora trovato pellicola che me li abbia fatti sfiorare.
Obbiettivamente parlando, è sbagliato preferire un film a tanti altri, basandosi esclusivamente sul piano evocativo del film in questione?



Ciumi  06/06/2011 17:36:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, non è sbagliato. Anzi sono d’accordo con te, la tecnica fine a se stessa non vale niente, essa dovrebbe essere finalizzata alle sensazioni che si vogliono suscitare, e “Psyco” con me ci riesce. Sono d’accordo anche sul fatto che il finale della “Casa delle finestre” sia inquietante, è il resto del film che mi ha convinto solo a metà. Comunque è come dici tu, è una questione oggettiva.