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LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI VETRO regia di Aldo Lado

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  26/10/2015 11:22:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La corta notte delle bambole di vetro" segna il debutto alla regia di Aldo Lado, il quale si distingue subito per uno stile piuttosto allucinato al servizio di un thriller decisamente interessante dalle forti sfumature complottistiche. L'atmosfera misteriosa da Cortina di ferro aiuta non poco, considerato che la pellicola si svolge in un paese dell'est Europa, allora luogo sotto l'influenza sovietica, di conseguenza per lo spettatore occidentale dell'epoca minaccioso a prescindere.
Tutto comincia con Gregory Moore, giornalista straniero il cui cadavere viene rinvenuto all'interno di un parco. In realtà l'uomo non è deceduto, è invece in uno stato di morte apparente. Non può parlare nè muoversi, ma riesce a ragionare alla perfezione. Prima dell'irreparabile, ovvero di finire sotto i ferri dell'autopsia, cerca un modo per uscire dall'innaturale situazione. Un buon punto di partenza è cominciare a capire cosa sia successo, Gregory torna al passato ricostruendo gli ultimi giorni dai contorni piuttosto confusi.
La mente corre immediatamente alla sua fidanzata, giunta in città e scomparsa nel nulla poche ore dopo. Non ci vorrà molto per risalire ad una serie di sparizioni inquietanti con vittime tutte giovani donne. Insieme ai fidati colleghi Jacques e Jessica giungerà a scoprire una verità terrificante fatta di rituali orgiastici di matrice demoniaca.
La pellicola è il tipico dignitoso esempio di giallo all'italiana, ben costruito, con parecchi momenti di suspense. Non è magari tra i titoli più celebrati per via di una narrazione non sempre incalzante, per l'assenza di omicidi particolarmente cruenti o nudi memorabili. Resta però un buon prodotto di genere, capace di destare curiosità e di compiacere il desiderio di conoscenza durante la visione. Azzeccati i personaggi nonostante un Jean Sorel abbastanza sottotono, molto meglio Mario Adorf e Ingrid Thulin, mentre non passa inosservata la fresca bellezza della Bach. Non eccezionale la colonna sonora seppur porti la firma del grande Ennio Morricone.