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HEAT - LA SFIDA regia di Michael Mann

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stratoZ     9 / 10  14/07/2023 13:56:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Uno dei film più belli degli anni 90' ma direi in generale uno dei migliori polizieschi di sempre - se penso che quell'anno sono usciti sia questo che "Seven" che " The usual suspect" posso solo immaginare quanto si siano divertiti gli amanti del thriller - e anche il successo più grande di Michael Mann, al picco della sua carriera.

Heat è un poliziesco relativamente convenzionale, inizialmente parte da una sceneggiatura leggermente ingarbugliata che va pian piano risolvendosi, cambiando i suoi binari - ma neanche troppo - e andando a concentrarsi sia sulla risoluzione del plot in se che su una maggiore attenzione, cosa più rara per i polizieschi, sulla vita privata, i dilemmi e la psiche dei due personaggi principali, colonne portanti dell'opera.

Neil McCauley - interpretato dal nostro caro vecchio meraviglioso Bob De Niro - è il capo di una banda criminale, specializzata in colpi molto grossi, professionista, preciso e metodico, organizza un assalto ad un furgone portavalori. Durante questo assalto il nuovo membro della banda, Waingro, per un'impulsività immotivata li costringerà ad uccidere tre guardie.
Da quel momento il caso verrà assegnato al detective Vincent Hanna - o meglio il mitico Al Pacino - e inizierà una vera e propria sfida senza esclusione di colpi.

Ma andiamo per ordine, in realtà il film, nella sua durata consistente, dedica relativamente poco tempo alle scene d'azione in se, si può dire che le prime due ore sono di studio, un po' come un match sportivo in cui nessuno vuole sbilanciarsi attaccando e aspetta di vedere le mosse dell'avversario. Avversario che in questo caso è ordinatissimo tatticamente e sarà difficile da scardinare.
E questo è tra i punti forti del film, la sfida tra i due diviene un sottile gioco psicologico, tra inganni, depistaggi e colpi non portati a termine per non dare motivo di accusa - stupenda a tal proposito la scena del deposito di metalli, basata su un silenzio tombale da entrambi i fronti per non farsi scoprire, con la tensione che si può tagliare con l'affettatrice -

Caratterizzazione dei personaggi sugli scudi, De Niro anima un criminale di classe, calmo, di una freddezza rara e fedele ai propri ideali quanto alle regole della criminalità
"se vuoi fare il lavoro del rapinatore non devi avere affetti o fare entrare nella tua vita niente da cui non possa sganciarti in trenta secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l'angolo"
diceva lui, e invece col minutaggio il personaggio si evolve, grazie anche alla conoscenza di Eady, la donna con cui vorrebbe farsi una vita all'estero dopo l'ultimo colpo, la donna che riesce ad ammorbidire la barriera di marmo che circonda l'animo di Neil, ed entrambi nei minuti finali ci regalano uno sguardo d'addio da lacrime immediate.
Neil vive in un dualismo, quando pensi ne sia uscito riemerge il suo istinto e la sua passione per la vita criminale, un'ultima volta, ma quella che basta per rovinare tutti i piani.

Al Pacino caratterizza il tenente Hanna, un tenente stacanovista estremamente dedito alla causa, passa le sue giornate tra i cadaveri sui marciapiedi, ha alle spalle due matrimoni andati in fallimento e sta per mandare in fallimento anche il terzo, un po' sopra le righe e con alcune sporadiche esplosioni di rabbia - proprio come ti piace, vero Al? - anche lui viene col passare del minutaggio sempre di più caratterizzato da aspetti umani - a proposito di questo, si veda la scena in cui abbraccia la madre della ragazza uccisa - e anche lui dovrà affrontare sempre di più i doveri d'affetto nei confronti delle persone vicine, dalla moglie alla figliastra, le quali anch'esse non hanno un'esistenza facile per la sua continua assenza in famiglia.

Ma la parte parte migliore a mio parere è il rapporto tra i due, non credo che sia possibile definirli amici, perché è evidente che nel film non lo sono, ma tra i due personaggi intercorre una incredibile stima reciproca, resa evidente nel faccia a faccia alla tavola calda in una scena diventata ormai di culto, un dialogo in cui i due spiegano le loro motivazioni, in cui due personaggi nemici per natura riescono ad empatizzare l'uno con l'altro, un dialogo che finisce col sincero augurio di non rivedersi più, per il bene di entrambi. Entrambi sono spinti da una passione eccessiva per il loro lavoro che va ad intaccare la vita privata. E qui Mann riporta a galla le tematiche di bene e male, ancora una volta non separati una una linea di demarcazione netta ma con delle contaminazioni degli uni sugli altri.

Gli unici personaggi negativi del film sono quelli di un terzo polo a parte, ovvero l'affarista Van Zant e Waingro, senza scrupoli e principali boicottatori del colpo finale della banda - e facciamo attenzione come effettivamente nel film facciano la figura dei supercattivi quando in realtà hanno dato una soffiata utile alla polizia, il che li renderebbe buoni teoricamente, ma lo spettatore è troppo affezionato ormai a Neil e li vede come degli infami -

Mann con la sua regia ci regala sequenze memorabili, da una tensione palpabilissima per buona parte del film a diversi primi piani sentiti e di forte impatto emotivo come quelli che ho già citato tra Neil e Eady ma anche lo sguardo rabbioso di Neil quando fa fuori Waingro.

Fantastica come al solito la fotografia di Dante Spinotti, prevalentemente in notturna a dipingere le luci della metropolitana con qualche chiaroscuro e parecchia penombra, portandosi delle influenze anche dal noir sia esteticamente che concettualmente - dato che la metropoli stessa in quest'opera diventa un riflesso dell'alienazione e della psiche dei personaggi -

E infine non posso non menzionare il meraviglioso finale, che ragazzi, è una fitta al cuore.

Eccezionale