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Una ragazza in cerca di riscatto si trasferisce a Los Angeles trovando la stanza perfetta in un condominio dove vivono personaggi cordiali ed amichevoli. 1BR ovvero "one bedroom" è la sigla delle agenzie immobiliari americane. Ma l'apparenza tranquilla della piccola comunità in cui va a vivere temporaneamente Sarah si trasforma mano a mano in un vero incubo. Thriller che non mi ha molto entusiasmato nonostante le recensioni positive, poca tensione, situazioni paradossali e finale già visto. Sufficenza stiracchiata di incoraggiamento per l'esordiente regista David Marmor che dimostra potenzialità che a mio parere in questo film potevano essere meglio sviluppate.
Guardabile thriller che intrattiene abbastanza e non annoia. Moolto forzata la sceneggiatura, pero' con una masiccia sospensione di incredulita' ci facciamo andare bene anche questa. Interessante la trasformazione della protagonista indotta dalla comunita', con alcuni momenti di buona tensione, anche recitativa - specie la scena finale col padre. Restano moltissime cose in sospeso anche per capire come funzioni la struttura comunitaria messa in piedi dai protagonisti (non e' chiaro fino a che punto essi abbiano una vita "fuori" dalla comunita', e se non ce l'hanno, come fanno a sopravvivere e a guadagnarsi da vivere?). Ad ogni modo soprassedendo ad alcune zoppie della sceneggiatura, il film risulta una interessante variazione sul tema della distopia/utopia moderna. Qualcuno parla del Midosmmar urbano, ma non confonderei i livelli perche' qui siamo parecchi gradini sotto il capolavoro di Aster.
Notevole thriller di stampo complottistico in cui vetusti archetipi inerenti manipolazioni psicologiche e controllo del tessuto sociale vengono trattati in modo convincente, dando forma ad uno scenario da incubo. Il debuttante regista David Marmor non inventa nulla, rielabora a suo modo sfruttando una buona attitudine nel trasmutare lo spazio, in apparenza accogliente, in claustrofobico e pericoloso, tanto quanto la situazione in cui viene costretta la giovane protagonista. La violenza proposta lascia il segno, non tanto per le centellinate scene debitrici al torture porn ma più per le vessazioni psicologiche, assai disturbanti e caratterizzate da un disagio crescente che da piccole ansie -misteriosi rumori e il timore che venga scoperto il suo gatto (gli animali non sono ammessi)-, trascende in una totale castrazione della libertà. "1BR" offre spunti di riflessione in grande quantità, facendosi carico di segnalare l'omologazione crescente e la difficoltà di discostarsi dall'ordinario. È un film che con le sue efficaci allegorie rispecchia attraverso il drammatico microcosmo di Sarah, pur in maniera estremizzata, l'incapacità di uscire dagli schemi, qui fomentata da uno sporco gioco terroristico basato sulla paura. Il finale, molto interessante, chiude il cerchio in modo perfetto.
Abbastanza originale e ben fatto, la recitazione della protagonista lascia il tempo che trova (meglio i vicini) ma la storia ti prende assolutamente e in questi tempi molto bui di "regime silenzioso" abbiamo bisogno di questi film. Tra l'altro di storie come queste ne sono successe tante nella realtà, e chissà quante ne succedono ancora. Un thriller d'impatto che spero trovi il successo che meriti.
con un finale che ricorda vagamente l'invasione degli ultracorpi, lasciando intendere che la "setta" si stia diffondendo dovunque.
Il cast complessivamente se la cava, la fotografia è curata, affascinante l'inizio, con un crescendo di tensione, poi ci son giusto 2-3 scene di forte impatto, per il resto, secondo me, soprattutto la parte centrale è penalizzata dell'eccessiva ripetitività (nonostante sia un film piuttosto breve).
Mi è piaciuto, trama molto originale che forse va contro il perbenismo e l' ipocrisia della società americana, nascosta in apparenze perfettiste. Protagonista brava, lampante il suo stordimento nel vedere la vera essenza della comunità.
Un thriller interessante che prende spunto dal Polanski dell'inquilinodel terzo piano, nella prima parte, per virare verso i territori simili nelle tematiche al Siegel degli ultracorpi. Comunità autogestite, solidali, molto unite, apparentemente felici, ma in fondo plagiate verso una forma di conformismo imposta dal condizionamento. Una comunità/condominio più vicina ad una setta religiosa nelle dinamiche del controllo e nell'imposizione di regole. Il soggetto non è certo originale, ma la narrazione è efficace nel creare un'atmosfera sinistra prima e claustrofobica poi. Senza dubbio questo film prendendo spunto da classici tiene attenzione anche alle tendenze attuali (vedi Jordan Peele), e porta a casa un risultato lodevole sia per gli intenti e per lo sviluppo, non privo di buoni momenti.