2046 regia di Wong Kar-Wai Hong Kong 2004
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2046 (2004)

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locandina del film 2046

Titolo Originale: 2046

RegiaWong Kar-Wai

InterpretiTony Leung Chiu Wai, Gong Li, Faye Wong, Takuya Kimura, Zhang Ziyi, Carina Lau Ka Ling, Chang Chen

Durata: h 2.00
NazionalitàHong Kong 2004
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2004

•  Altri film di Wong Kar-Wai

Trama del film 2046

Era uno scrittore. Pensava di aver raccontato il futuro, in realtà era il passato. Nel suo romanzo un treno partiva una volta ogni tanto per una destinazione misteriosa: 2046. Chiunque viaggiasse verso 2046 voleva riconquistare i ricordi perduti. Era un paese, una data o un luogo della memoria? Si diceva che laggiù tutto rimanesse immutato. Una supposizione, perchè nessuno era mai tornato indietro. Tranne lui. Scelse di andarsene. Voleva cambiare.

Film collegati a 2046

 •  IN THE MOOD FOR LOVE, 2000

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Voto Visitatori:   7,82 / 10 (90 voti)7,82Grafico
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Voti e commenti su 2046, 90 opinioni inserite

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Matteoxr6  @  23/10/2016 14:32:51
   8½ / 10
C'ho riflettuto molto, ben più di quanto non faccia di solito. L'ho visto prima del propedeutico "In the mood for love" (che, come ho scritto nella pagina dedicata, avrei preferito inglobarlo in quest'ultima opera). Soprattutto per questa ragione, fino a metà trama sono rimasto piuttosto distante, sicuramente un po' disorientato, scettico nella visione, ma col passare dei successivi minuti sono riuscito a penetrarne a poco a poco il sottotesto, il sentimento, assumendo una coscienza e una consapevolezza esponenziale di ciò che stessi vedendo. Prendendo visione subito dopo del precedente capitolo, il cerchio si è chiuso e ho potuto riflettere con un quadro completo. La regia ha un suo perché, la fotografia è il vero punto di forza, attraverso cui emozioni, malinconie e riflessioni si rincorrono, moltiplicano e annullano vicendevolmente in un'atmosfera rarefatta, intensa e frastagliata, proprio come la memoria. Il tutto tessuto da substrati metaforici, anche storici e fortemente simbolici come le vicende politiche di Hong Hong. Da questo punto di vista il soggetto è magnifico e tale peculiarità mi ha portato a pensare una cosa che mai avrei immaginato di dire: un ipotetico libro sarebbe stato persino migliore nel sublimare queste caratteristiche. Sui contenuti mi rispecchio decisamente nelle impressioni espresse poco sotto da VittorioM90, a cui non mi sento di aggiungere nulla di più. Quello che non mi è proprio piaciuto sono quegli stacchi didascalici così micidiali nell'intaccare atmosfera e ritmo. Ho trovato una pecca anche nel motivo conduttore, la frase cardine ripetuta più volte, quella del segreto. L'ho trovata poco efficace e incisiva. Data l'importa
Aggiungo un pensiero personale a parte: pellicole così mi confermano come la serialità, che ormai viene sempre più spesso paragonata, se non maggiormente valutata rispetto al cinema, quindi alla visione unica, sia il cimitero della settima arte, e di come si possa sigillare, condensare e sublimare La Vita, la sua profondità, dinamicità e complessità, che non sono fatte a puntate.nza attribuitagli, si sarebbe potuta studiare meglio.

3 risposte al commento
Ultima risposta 24/10/2016 14.25.19
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vittorioM90  @  03/08/2013 15:29:35
   9½ / 10
"Un tempo quando qualcuno aveva un segreto andava in un bosco, faceva un buco in un tronco e sussurrava lì il suo segreto...poi richiudeva il buco con del fango, così il suo segreto sarebbe rimasto sigillato nell'eternità. Ho amato una donna, ma ci siamo lasciati. Speravo fosse nel 2046, così sono andato a cercarla lì, ma non c'era. Da allora non smetto di chiedermi se mi abbia mai amato. La risposta è un segreto che nessuno conoscerà mai"

Con queste semplici parole, al limite del banale, e con un treno che sfreccia fra i grattacieli di una città futuristica, comincia questo magnifico film. Wong Kar wai, come sempre, non racconta storie, dipinge sentimenti. Il film è fatto di nostalgia ed amore, quello non dichiarato, soltanto vissuto silenziosamente, abbandonato e poi inseguito per tutta la vita. Malinconia profonda, passione, erotismo...
Questo film non è semplicemente diretto da Wong Kar Wai, questo film E' Wong Kar Wai, nella sua pienezza. Emerge una passione viscerale da parte del regista di Hong Kong, che dentro questa pellicola ci ha buttato tutto se stesso, la sua poetica, le sue tematiche principali, il suo stile inconfondibile, caratterizzato da inquadrature virtuose, estrema attenzione ai particolari, uso ossessivo del ralenty e delle voci fuori campo, dialoghi semplici, metafore, melodie musicali ripetute all'ossesso... E' il suo film manifesto, la summa della propria opera e soprattutto il film più personale ed intimo, che meglio lo descrive. Il suo "8 ½", il suo "Inland Empire"...

Un film che può forse sembrare pretenzioso e risultare lento e quasi antipatico, che si avvolge ripetutamente su se stesso come uno scarabocchio su un foglio di carta, come la storia di uno scrittore che non sa cosa scrivere e ci infila tutti i brandelli della propria esistenza. Questo, infatti, fa il protagonista: scrive un romanzo di fantascienza dall'alto contenuto erotico dove ci infila tutte le persone della propria vita.
Si va avanti nel tempo, si torna indietro, poi veniamo di nuovo ricatapultati in avanti, in un futuro popolato dal passato. Quello che conta, però, è soltanto il sentimento che prorompe con potenza attraverso le immagini, in maniera mai violenta ma progressiva.
L'atmosfera è sempre in bilico tra realtà e fantasia, tra passato e presente. Sono ricordi ciò che vediamo o solo soltanto immaginazione?

Il film comincia dove finiva il precedente "In the mood for love"... Il protagonista, infatti, è lo stesso, quel Mo-Wan Chow, un tempo giornalista, adesso romanziere, interpretato dall'immancabile Tony Leung, bravissimo attore "feticcio" del regista. Qui, però, è presentato in luce estremamente diversa. L'esperienza di In "the mood for love" lo ha cambiato: dopo essersi innamorato di Su-Li Zhen ed aver represso quel sentimento, è adesso diventato un insensibile seduttore. Cambia donne in continuazione, cerca di non affezionarsi a nessuna per paura di star male. In realtà non fa che cercare Su-Li Zhen in tutte le altre... cerca il passato. Convive con il rimpianto di essersi lasciato sfuggire il vero amore della sua vita. "ho amato una donna ma non ho mai saputo se lei mi amava". Per paura, per pigrizia...
Da quel segreto nascosto nel tempio, nello splendido finale di "In the mood for love" riparte questo 2046. Quanto il precedente film era "casto" , "freddo" e forse un po' irrealistico, questo è carnale, passionale, sincero. E' la storia di un amore ricercato fino all'ossessione: cerca Lei e sembra trovarla in parte in tutte le altre, ognuna per un particolare, un certo modo di sorridere, di muoversi, di camminare, di fare l'amore, un profumo, un'acconciatura... ma la realtà è che nessuna è Lei interamente. Sui sedili posteriori dei taxi si appoggia con la testa sulle spalle delle sue amanti, con gli occhi chiusi come faceva con lei, magari immaginando che quella spalla fosse la sua...Tutto ciò che fa ciò è finalizzato al riempire il vuoto di quella perdita, ma è inutile. Non ci può riuscire Ling Bai (Ziyi Zhang), non ci può riuscire la figlia del proprietario dell'albergo (Faye Wong), non ci può riuscire la misteriosa donna incontrata a Singapore (Gong Li), anch'essa intrappolata dalle catene di un passato che non sembra volersene andare...
Passare spasmodicamente da una donna all'altra non gli serve a niente.

<<Che gusto c'è a cambiare sempre letto? - gli domanda Ling Bai, con le lacrime agli occhi – Non ti sembra di buttare il tempo, di girare a vuoto?>>
<<Punti di vista...e poi il tempo è tutto quello che ho.>>...

In 2046 la malinconia per quell'amore perduto è sempre presente, in ogni fotogramma, in ogni parola... è presente nella musica spagnola di altre epoche che contribuisce a dare ancora un maggior senso di nostalgia per un tempo che fu e non ritornerà. Il tutto narrato con una cura maniacale. A livello puramente visivo è uno dei film più affascinanti degli ultimi anni...

La storia si svolge in un'atmosfera ovattata, per gli stretti corridoi dell'Oriental Hotel, attraverso dialoghi fugaci per le scale, le camere da letto, inquadrate sempre di sbieco, con parte della visuale spesso coperta da una tenda, un muro, una porta, una nuca. Ci sono colori forti, vividi, c'è il fumo di sigaretta che annebbia le immagini, ci sono volti riflessi negli specchi, primi piani intensi, inquadrature sui piedi femminili, sui tacchi a spillo... le donne sono bellissime, raffinate, sensuali. La splendida Zhang Ziyi, con i sui movimenti felini, le sue acconciature elaborate, i suoi abiti eleganti e variopinti, è di una bellezza disarmante (sottolineata dalle note della coinvolgente "Sybouney" di Xavier Cugat)... ma tutto sembra privo di materia. Tutto sembra onirico, inafferabile, astratto, sfuggevole... ma meravigliosamente coinvolgente.

In un'intervista Wong Kar Wai ha dichiarato: "Più che una storia, un'atmosfera, è un modo per ricordare a me stesso, che la cosa che dura di più è l'amore, almeno nel ricordo"...


Il 2046 altro non è che il numero di una stanza d'albero, quella dove Chow si incontrava di nascosto con Su Li Zhen, 2046 è il titolo del suo romanzo, 2046 è l'anno in cui Hong Kong cesserà di essere regione autonoma e tornerà a tutti gli effetti sotto il controllo della Repubblica cinese, in base all'accordo del 1984 con l'Inghilterra.

Ma 2046 è essenzialmente il Godot di Chow e di Wong Kar wai, è il suo nemico che non arriva mai nel deserto dei tartari. Come in "Ashes of time", del tempo che è stato, rimangono soltanto le ceneri...
Anche nel romanzo che scrive, non c'è lieto fine. Il protagonista si innamora di una androide, le chiede di andare via con lui, ma lei si deteriora, smette di funzionare... e così né si muove, né parla più... "Il suo silenzio era dovuto alle emozioni differite o al fatto che non mi amava? Non avevo nessun potere su di lei o forse amava già un altro. Non potevo che rinunciare"

L'ovvia conclusione di questo romantico dramma, universale, fuori dal tempo...è che "non si può sovrapporre un amore a un altro" e soprattutto "La verità è che non si torna indietro" ..
Chow, alla fine capisce e non si volta e il narratore fuori campo ci dice che "ebbe l'impressione di salire su un treno senza fine, lanciato in una notte insondabile verso un futuro incerto"... Ma non è il futuro che stiamo cercando, è il passato per poterlo cambiare...perciò quel treno è destinato a non arrivare mai a destinazione. Possiamo soltanto piangere con la testa appoggiata al finestrino...

Ecco quindi che il 2046 diventa il luogo con cui fare i conti con noi stessi. 2046 è la donna che abbiamo sempre amato ma che adesso per una ragione o l'altra adesso non è con noi... ma è anche quella che vorremo amare, ma per quanto ci possiamo sforzare, non ci riusciremo mai... 2046 è il lavoro che abbiamo sempre sognato, la casa dove avremmo sempre voluto vivere, ma che non ci siamo mai potuti permettere..., l'aereo che volevamo prendere, ma non ne abbiamo avuto il coraggio, l'amico a cui non parliamo più perché non siamo riusciti a perdonarlo, il <<grazie>> che avremmo voluto dire a nostro padre prima che morisse...
2046 sono i bei momenti passati, le emozioni vissute nei giorni più felici ma anche e soprattutto le nostre scelte sbagliate, i nostri errori, i nostri rimorsi, le parole che abbiamo avuto paura di pronunciare, le decisioni che avremmo dovuto prendere, ma non lo abbiamo fatto...


opera d'arte di Wong Kar Wai.

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Ultima risposta 23/10/2016 13.58.34
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  19/11/2012 22:06:29
   8 / 10
Romanticismo e nostalgia, ancora una volta.
Risulta se possibile stilizzato ma ancora più affascinante di "In the mood for love", con questa ricerca di un tempo perduto o futuro e la perenne mancanza... la voce del protagonista ci rende ancora più partecipi e coinvolti, l'erotismo senza mai essere troppo spinto non è mai volgare ma è presente.
E ancora, affascinanti a dir poco le ambientazioni futuristiche e classiche, il cast ottimo... tutto perfetto e stilizzato in sovraccarica abbondanza.
Ma avrebbe giovato una mezz'ora in meno perché ad un certo punto la magia vacilla, ci si perde nella ridondanza per poi ritrovarsi soltanto per un attimo (si, anche noi come loro) negli ultimi minuti.
Grande cinema, ma impropri i paragoni con Fellini e Otto e Mezzo che sono lontanissimi, non si sbaglia invece quando Wong Kar-Wai è accostato ad Antonioni di cui condivide questo cinema del non dire, dell'allusione...

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Ultima risposta 19/11/2012 22.49.34
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  15/10/2007 07:57:20
   8½ / 10
Torna il protagonista dello straordinario "In the Mood for Love" e torna con un numero 2046, che può essere un anno, un numero di una stanza, un treno eccessivamente veloce, un ricordo, un punto di stallo.
Wong Kar-Wai torna a farci emozionare con la perfezione delle sue immagini e della sua narrazione, ma soprattutto con un sentimento che esce dallo schermo e da cui è impossibile sottrarsi.

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Ultima risposta 15/10/2007 16.07.51
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  25/11/2005 16:13:56
   9 / 10
Come il precedente "In the mood for love" lascia quasi senza parole, eppure moltissimo si può dire su questo lavoro di Kar-Wai che solo per poco non rasenta la perfezione.
Inizio soffermandomi sui "difetti": la lunghezza, l'insistenza un po' eccessiva nel ribadire le situazioni, e la tecnica registica che è, con autocompiacimento, ossessivamente uguale a quella già meravigliosamente adoperata per il film precedente.
Eppure, anche 2046 - che riesce a essere comunque un'opera "compiuta" e non un semplice sequel - regala emozioni, in maniera quasi opposta rispetto a "In the mood...": come il primo era il trionfo del silenzio, questo è l'apoteosi della parola, parlata e scritta nel romanzo di Chow. Le parole diventano quasi protagoniste, anche grazie alla voce fuori campo che racconta con garbo i passaggi temporali.
E 2046 diventa un'icona: è il numero di una stanza, è il futuro e il passato, il rimpianto, il ricordo ma anche la volontà finale di voltare pagina (non solo simbolicamente).
2046 è un film pieno di metafore, complesso e non lineare che, quando si riesce a districarlo, lascia incantati per la delicatezza con cui, anche stavolta, Wong Kar-Wai riesce a descrivere i moti dell'animo alle prese con i sentimenti.

La recitazione è di livello altissimo: Tony Leung è in assoluto il mio attore preferito del momento e la sua interpretazione è contraltata in modo sublime da quella delle donne, in particolare da Gong Li e di Zhang Ziyi, bellissima e bravissima.

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Ultima risposta 26/11/2005 15.43.59
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Beefheart  @  15/11/2005 00:31:26
   5 / 10
Che dire? Esteticamente bellissimo e sostanzialmente noiosissimo. Contorto, difficile, pesante ma magistralmente fotografato e ben interpretato (fin troppo!!!) dai protagonisti. Di non facile comprensione, soprattutto per chi, come me, non ha visto prima il più famoso "In the mood for love". La vita tormentata del protagonista, fatta di corsi e ricorsi, guida verso la morale per la quale vivere di ricordi non porta da nessuna parte, o almeno questo è quanto credo di aver capito...
Sconsigliatissimo a chi predilige un cinema ludico.

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Ultima risposta 17/11/2005 16.51.09
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Invia una mail all'autore del commento bobo94  @  23/10/2005 02:19:15
   4 / 10
Mi dispiace rovinare la media. Ma è giusto che anche non amanti del genere come me dicano la loro.
Non sono certo uno di quelli a cui piacciono film come "vacanze di natale", ma certo riuscire a digerire questo film è assai duro. Il problema maggiore è la lentezza, davvero esasperante, oltrechè il senso del film, che a volte si afferra e a volte no. 2 ore di questo genere sono pesanti per quasi tutti ritengo.
Destinato ad una nicchia molto ridotta.

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Ultima risposta 01/04/2006 03.02.22
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JoJo  @  26/12/2004 13:05:31
   8 / 10
A differenza di quello che potrebbe sembrare in un primo momento, "2046" è un film che non può prescindere dalla visione di "In the Mood for Love". La storia c'è, ha un suo senso compiuto, ed è apparentemente completa e comprensibile anche ad uno spettatore ignaro di tutto ciò che muove l'autore di 2046 (Tony Leung da ancora prova di un grandissimo talento).
La casta poesia di cui sono protagonisti Chow e Li-Zhen in "In the Mood for Love", però, ha tratteggiato una figura che deve essere ben presente durante la visione dell'evoluzione della caratterizzazione del personaggio, che da amante innocente d'un amore adolescenziale si trasforma in un don Giovanni di primissima categoria, nel quale il gusto, il piacere della conquista cerca di appagare l'insoddisfazione, la sofferenza insita nella prima platonica relazione. Questo muta e sconvolge la personalità di Chow, che inizia a darsi agli stravizi e che ama migliaia di donne nel disperato tentativo di ritrovare in un'altra l'unica che ha veramente amato.
La ricerca alla fine pare giungere a compimento, perché nell'ultima, la giovane figlia del suo affittuario, egli ritrova effettivamente la purezza del suo primo amore, ma, nuovamente, essa non viene a concludersi come desiderato: provando un sentimento per lei, Chow la lascia andare, decidendo di non "sporcare" la purezza che la contraddistingue, e che anche lui possedeva prima di lasciare Li-Zhen.
Questa pulsione, questa continua ricerca, è sottolineata dal parallelo del romanzo che scrive il protagonista, nel quale si narra del treno che porta al 2046, dove si possono ritrovare i ricordi perduti, proprio quelli che lui vorrebbe richiamare a sé, quelli che lui vorrebbe rivivere, ma che alla fine del film comprende non poter fare ("la verità è che non si può tornare indietro", dice Chow verso il finire del film). Può comunque mantenere la vita passata nella memoria, rimanendone però invischiato: dal 2046 non si può tornare indietro, ed è proprio quel che accade a lui, che da Li-Zhen non riesce a staccarsi nemmeno dopo anni.
Wong Kar Wai in questo racconto ci narra dunque di un dissidio interiore, d'una pulsione mai soddisfatta di un don Giovanni che sembra però avere il terrore di ritrovare ciò che ha perduto e che sta disperatamente cercando (emblematico in tal senso il simbolico pagamento di ogni prestazione con la vicina di stanza, strumento per mantenere un distacco ed una separazione netta tra carnalità e sentimento), ancora oppresso dal peso del ricordo di Li-Zhen (che sempre torna, assente eppur presente).
2046 è anche un film improntato sull'incompletezza ed il voyeurismo (sottolineati dalla scelta dello stile di regia): la vita di Chow è incompleta, perché le manca l'amore perduto, e l'elemento dell'occhio indiscreto ricorre in maniera ambivalente, Chow è spiato nella sua alcova quasi con curiosità dallo spettatore, ma anche il protagonista par quasi spiare la vita altrui, la felicità che di fatto si auto preclude e che è simbolizzata dall'amore tra la figlia dell'affittuario ed il ragazzo giapponese.
In conclusione, il film è bellissimo, ma troppo lungo: Wong Kar Wai pare a tratti perdersi, quasi che fosse innamorato dei propri virtuosismi. Un quarto d'ora in meno non avrebbe fatto male a quest'opera.

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Ultima risposta 28/12/2004 14.54.55
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Bibop  @  20/12/2004 20:24:09
   2 / 10
Io direi che ci sono parecchie cose da aggiungere. Comincerei dal fatto che è di una noia immensa, la trama è confusa e sciocca a dir poco, ed infine l'interpretazione dgli attori direi più che buona come da tradizione orientale (il due è dato esclusivamente da questo). Non aggiungo altro perchè perderei solo del tempo a discutere di un film come questo.

59 risposte al commento
Ultima risposta 27/03/2005 10.42.59
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Invia una mail all'autore del commento annaceres  @  12/12/2004 12:58:30
   10 / 10
c'e' poco da aggiungere.. 10

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Ultima risposta 17/12/2004 16.44.15
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Invia una mail all'autore del commento mortalracer  @  01/12/2004 19:17:28
   10 / 10
literatura y erotismo del primer nivel. las peliculas asiaticas de este momento estan rompiendo las expectativas de todos

6 risposte al commento
Ultima risposta 24/12/2004 15.11.34
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acol  @  24/11/2004 19:02:58
   2 / 10
grandioso effetto-camomilla!

27 risposte al commento
Ultima risposta 27/12/2004 16.59.30
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Invia una mail all'autore del commento vlad  @  15/11/2004 19:35:52
   7 / 10
Bello, poetico, delicato ma anche morboso, estenuante, cinico...reale. Esteticamente perfetto; bellissima la fotografia. L'ambientazione dell'albergo dona un'intimità particolare ad ognuna delle storie vissute dal protagonista. Sono pienamente d'accordo con chi (mi perdoni ma non ricordo i nick) parla di vouyeurismo e con chi parla di claustrofobia: il tono del racconto è per lo più maniacale, nella descrizione visiva degli eventi; molto belli i particolari delle fatiscenti pareti che separano le stanze, dalle quali trapela "la vita del vicino" in modo così prepotente che crea quasi imbarazzo nello spettatore, sensazione che si tramuta subito in complicità e curiosità. Bello il particolare di lui che "sbircia" nel 2046, inteso come parallelo tra la sua vita (la stanza) e la sua fantasia (il romanzo).
I ruoli sono tutti caratterizzati in modo inappuntabile e fanno appassionare lo spettatore alle vicende che si susseguono e gli permettono, laddove non vi siano riferimenti espliciti visivi o raccontati dalla voce narrante, di ricostriuire i profili e capire le scelte dei personaggi che si susseguono nella storia. Insomma, questo è chiaramente un prodotto di qualità superiore e sicuramente ben più profondo di quanto io non sia riuscito a capire.
Eppure il film in sé non mi ha entusiasmato come speravo; non condivido, ad esempio, la casualità che viene ribadita più volte nello "spiegare" (spiegazioni per immagini; di parlato c'è molto poco, se non alcune riflessioni del protagonista fuoricampo) la risoluzione di alcune storie, piuttosto che altre, questo lasciarsi trasportare dalla vita (dettato anche dalla caratterizzazione del protagonista, beninteso) senza essere veramente protagonista delle proprie emozioni; oppure la stessa considerazione finale che esce fuori così, come un fulmine a ciel sereno, come se per tutto il tempo, la razionalità fosse stata messa fuori gioco fino all'estremo rintocco della pendola che scandisce il tempo a disposizione. Eppoi, tanto per chiudere, trovo che l'idea del romanzo sia meravigliosa e soprattutto, fino ad un certo punto, trovo che si integri e completi alla perfezione la figura di Chow; quello che non mi è piciuto (o non ho capito?) è: nella seconda parte, il romanzo mi sembra diventi più un espediente per far quadrare i conti, che non un "mondo parallelo" che, ammezzo di metafore e visioni futuristiche, possa "spiegare" la realtà e le difficoltà nell'esprimere l'amore. Perché? Che ruolo aveva, a conti fatti, il romanzo nella vita dello scrittore? A me è sembrato un finale un po' mozzo, sotto questo punto di vista.
Probabilmente non ho ben afferrato il concetto, perciò estendo i miei dubbi a chi volesse confrontarsi.

Il vostro simpaticissimo amico,
vlad.

19 risposte al commento
Ultima risposta 03/12/2004 21.25.45
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Noemi  @  13/11/2004 21:04:44
   7 / 10
Ho letto commenti molto interessanti scritti da parte di persone che mi sembra siano molto esperte in fatto di cinema e... beh... io non saprei cosa aggiungere, visto che loro hanno detto molto ma molto di più di quello che avrei potuto dire io.
Forse è anche perché non ho visto il primo film (del quale ho appreso l'esistenza leggendo queste pagine), ma dal basso della mia incomprensione mi limito a dire che il film mi è piaciuto, e che, per quanto li ho capiti, condivido in generale i commenti positivi già scritti. :-))

7 risposte al commento
Ultima risposta 20/12/2004 14.41.36
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Invia una mail all'autore del commento paolo  @  04/11/2004 15:06:11
   6 / 10
Non chiedetemi perchè ma questo "2046" mi ha ricordato molto da vicino "il 13° piano" e vorrei sapere se ha fatto lo stesso effetto anche a voi. detto questo dopo la visione del film sono rimasto interdetto. Ancora non ho ben chiaro se questo film mi sia realmente piaciuto, comunque credo che negli intenti del regista c'era qualcosa in più che non è riuscito a trasmettere completamente. 2046 è un film carico di contenuti, che affronta il tema splendido del ricordo e dell'amore, il tutto condito con la presenza asfissiante di una solitudine sempre in agguato. il protagonista è un personaggio veramente affascinante, un bohemin decadente con rimandi alla Humphrey Bogart. Le donne che incontra nell'arco della sua vita sono caratterizzate perfettamente ed i dialoghi non sono mai banali. Mi fa rimanere perplesso invece il prolungarsi troppo sulle scene di sesso e la lentezza che caratterizza alcune scene. Sia ben chiaro che la lentezza se usata come si deve (vedi Kubrik) risulta un'arma micidiale che ti incolla allo schermo, ma in questo caso ho notato una certa prolissità che non ha giovato al film in se. per il resto non saprei. Questo film appartiene a quella categoria che col tempo ti crescono dentro lasciando che il seme piantato durante la visione al cinema cresca con il passare del tempo. C'è caso che rivedendolo scopra un capolavoro ma al momento gli do un 6.

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Ultima risposta 03/12/2004 21.30.14
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Henry Madgett  @  03/11/2004 01:25:47
   8 / 10
2046 è imperfetto,incompleto si è detto.A Hitchcock e Truffaut sarebbe piaciuto definirlo il "film malato"di Wong Kar-Wai,opponendolo a "In the mood for love"il suo film perfetto.
"In the mood for love"mi ha affascinato,ma non mi ha colpito.2046 gli corrisponde visivamente e strutturalmente,ma lo sporca e,paradossalmente lo migliora.
Gli corrisponde,dicevamo,strutturalmente:ripropone uno schema di tipo shakespeariano con una azione centrale e miriadi di più o meno rilevanti azioni spalla che ripropongono ossessivamente il tema centrale,il ricordo d'amore,qui,l'adulterio per "In the mood for love".Ogni personaggio,ogni storia(o racconto),ogni aneddoto,ogni amore vive nel ricordo(o nel ricordo muore,che poi è la stessa cosa).Come disse Hugo" un astro che si trascina dietro le sue lune".
Nella prima parte però le lune oscurano l'astro centrale,lo nascondono,lo reprimono(sempre con l'aria di qualche opera lirica,sia chiaro),il ricordo c'è si sente,dirige ogni azione,ma non lo si vede.Chow impara"ad innamorarsi delle cose effimere"quelle che non si ricordano,insomma.In "In the mood for love"l'adulterio è ovunque,lo si vede,lo si recita ma,in effetti,non esiste,si soffre per qualcosa che non c'è.In 2046 si nega ciò che fa soffrire.E' un segreto,lo si può,tuttalpiù,sussurare ad un albero.Qui sta lo sporco di cui parlavo,ci si libera dal puro concettualismo,si fa vivere la debolezza.Questa debolezza ha ovviamente un' espressione visiva:le inquadrature oblique,quelle quinte continue,un rimando vouyeristico forse,ma più probabilmente un espediente per rendere l'inquadratura incompleta,una vita a metà,come un ricordo,appunto.Un immagine elegante,bella,a tratti bellissima,ma sicuramente "malata"fino a sgranarsi.Chow subisce il ricordo,neanche riesce a viverlo,rinuncia a vivere nella camera 2046,si accontenta di spiarla dall'esterno.Scrive un romanzo dal titolo 2046,ma non riesce a viverci dentro.A questo punto il concettualismo diventa necessario,diventa una soluzione,non è più gratuito come appariva nel film precedente,si rende indispensabile.Avendo prima sporcato,pulire diventa bellissimo.Chow inizia a scrivere "2047",non nega più il ricordo,lo razionalizza,capisce che vivere nel ricordo è vivere a metà,che una donna androide è bellissima(quei visi di porcellana!!)ma è inevitabilmente finta,immobile e si sovrappone a mille altre(come mille si erano sovrapposte nella sua vita da libertino).Così decide che non si può tornare indietro(o meglio,che lo si deve fare una volta per tutte).Si libera del suo passato,rendendosi conto di averlo già chiesto a se stesso.Questo percorso rimane sporco,a tratti confuso(elegantemente confuso),ma è un flusso di coscienza,ed è giusto che sia così.Fosse stato perfetto avrebbe affascinato,ma non colpito.Chow si ritrova solo,forse,ma per la prima volta quella solitudine non è ripresa con il ralenty,non è dilatata,non è più paradigmatica:diventa una solitudine,non più la solitudine.Sui titoli di coda il futuro rimane lì sempre fermo, ma è un futuro immobile nell'idealità di una speranza,non per la schiavitù del passato.E'il futuro della libertà,della libertà di Hong-Kong.


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Ultima risposta 03/12/2004 21.33.59
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Gruppo COLLABORATORI fromlucca  @  02/11/2004 18:32:00
   5 / 10
Film claustrobico.
Ero andato pieno di curiosità, per le ottime recensioni lette...ma non l'ho apprezzato se non per poche cose: il modo di girare molto originale tutto con primi piani, con particolari, mai sconfinando in totali o anche in qualche piano americano; buone le musiche; la regola dei 180° si va "a far benedire" nella ripresa dei dialoghi e delle situazioni, filmati con taglio molto particolare e con inventiva.

C'è della simbologia interessante : lampadina, rubinetto gocciante, parei e divisori che fanno provare allo spettatore di essere un voyer in mezzo alla scena, vicinissimo ai protagonisti, e per questo dico che il film è claustrofobico (gran voglia di uscire in spazi aperti, alla fine del film). Molti i richiami alla storia di Honk Kong (2046 è una data storica per H.K.), forse il film ne è interamente un simbolo? Sottolineato questo, il film non lo trovo comunque interessante, la storia poco appassionante, poca emozione arriva dalle belle "bambole di porcellana" da cui sgorgano spesso goccie- lacrime; più volte ho guardato nel cinema l'ora in attesa che finisse.
Dopo il bellissimo coreano "primavera-estate-autunno-inverno..." mi aspettavo un altro buon film dall'oriente.... ma non è per me questo il caso...o meglio mi correggo : non l'avrò proprio capito.
Se c'è altro in città... non andate a vedere 2046.
Nicola

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Ultima risposta 04/11/2004 15.29.10
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  02/11/2004 10:09:57
   8 / 10
Seguito dello splendido fenomeno d'essai "in the mood for love" ne riprende i temi ampliandoli.
Con la solita eleganza wong ci narra di amori impossibili, improbabili o forse semplicemente non capiti, in un continuo andirivieni tra una hong kong fortemente storicizzata degli anni '60 ed un luogo senza tempo denominato 2046 in cui si tenta di andare per vincere la partita dei ricordi.
A questo proposito wong continua a giocare con lo spazio e il tempo (si veda il commento al primo film) chiudendo porte in un luogo e riaprendole in un altro.
Lo aiuta in questo la fotografia, sempre splendida, a metà strada tra avveniristici treni che sfrecciano nel tempo e lunghe e bellissime inquadrature tipiche del suo cinema (si vedano quelle sul tetto dell'hotel o i primi piani su + livelli).
Quanto alla storia vera e propria troviamo anche qui molti conflitti: da una parte l'amore puro, fortemente e volutamente spinto verso il romanzo d'appendice, della ragazza con il giapponese, che si conclude con l'unico vero viaggio verso il 2046; dall'altra un amore facile di cui il protagonista accetta solo l'aspetto ludico (significativo il continuo scambio di soldi) perché su di lui continua ad aleggiare lo spettro della sua antica relazione, mai iniziata e mai conclusa, con una donna che si intravede per tutto il film e che trasfigura nelle altre senza prendere mai corpo.
Forse nel voler dire troppe cose il film perde un pò del rigore del primo e tende ad ammiccare un pò di + allo spettatore; rimangono comunque da sottolineare, oltre alla regia e alla fotografia di cui si è già detto, le magistrali interpretazioni di leung, novello clark gable a mandorla, della sempre impeccabile gong li, severa e bellissima, e della giovane ziyi, un vero angelo.

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Ultima risposta 22/12/2004 21.52.18
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  31/10/2004 09:47:34
   8 / 10
Superbo film di Wong Kar Wai, che costruisce un seguito ideale di uno dei film più belli degli ultimi anni, "In the mood for love"
Il regista ci racconta la storia di uno scrittore che si rinchiude in una camera d'albergo (la stanza numero 2046) per completare un suo romanzo di fantascienza, in cui narra le sue storie della sua vita, trasportandole in un fantomatico anno 2046.
Kar Wai mette in scena, con la solita perizia, storie di solitudini e di amori impossibili, la storia con una donna non ricambiata, la sola di cui si sia veramente innamorato, la storia con un'altra che invece lui rifiuta e infine una terza che piace a lui.
Il regista utilizza ancora il suo stile, acceso da colori fiammeggianti, e supportato da una splendida fotografia, attento ai più minimi particolari, gli sguardi, ma anche gli oggetti, gli abiti, capaci di svelare i + intimi segreti delle persone. Ancora una volta una caratteristica fondamentale è la musica ossessiva, che fa da sfondo alle ossessioni del protagonista.
Rispetto a "in the mood for love", forse in alcuni punti kar wai esagera, ma il risultato fa davvero rimanere a bocca aperta.

Come fa rimanere a bocca aperta l'interpretazione di Tony leug, magistrale, e tremendamente bravo. La sua capacità di calarsi in personaggi (anche completamente diversi, ad esempio rispetto alla sua precedente interpretazione in "hero") è tipica dei grandi. La sua espressione, i suoi sguardi, immensi, come in "In the mood for love", rimangono impressi nella memoria.
Anche l'interpretazione femminile è ottima. Oltre alla apparizione di Maggie Chang, che affiancava Leung nel capolavoro di kAR wai, c'è una brava Gong li, ma sopratutto una bravissima Zhang Ziyi, bellissima, giovane e veramente brava. Infatti secondo me i momenti migliori della pellicola sono quelli in cui si narrano le vicende dello scrittore con la bella ragazza che si innamora, non ricambiata, dello scrittore. Insomma , secondo me una nuova stella, capace di dare lezioni alle attricette americane sue coetanee.

"2046" è un film raffinatissimo e immenso, complesso e non per tutti, inferiore rispetto a "in the mood for love", di cui è il seguito ideale, ma sempre superbo e diretto magistralmente da un grandissimo regista.


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Ultima risposta 01/11/2004 08.00.30
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