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Titolo Originale: GUKGABUDO-UI NAL

RegiaChoi Kook-Hee

InterpretiKim Hye-soo, Yoo Ah-In, Jun-ho Heo, Jo Woo-Jin, Vincent Cassel

Durata: h 1.54
NazionalitàCorea Del Sud 2018
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2018

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Trama del film Default

Corea. 1997. Si-hyun, responsabile della politica monetaria presso la banca coreana, prevede una crisi finanziaria nazionale e cerca di impedirla. Jung-hak, un consulente finanziario, si accorge della crisi imminente e decide di sfidare le probabilità facendo investimenti contraddittori. Nel frattempo, Gap-su, un proprietario di una piccola fabbrica, firma un grosso contratto con un grande rivenditore, ignaro del disastro imminente.

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DarkRareMirko  @  31/07/2021 20:28:04
   7 / 10
Film coraggioso ma che, a detta dello stesso regista, non può/non vuole prendere posizione riguardo al mostrato (che tratta fatti negativi però, of course).

Sorta di Baby Gomorra, con bravi attori e più di una scena che riesce a far star male, in un mondo dove tutto è pretesto per litigare/menarsi.

Fa piacere vedere Aniello Arena di Reality e Dogman.

Un film discreto, discretamente fatto e girato, sul solito meridione italiano disastrato e non redimibile.

Da Saviano (che, in effetti, parla sempre delle stesse cose).

everyray  @  12/05/2020 09:45:52
   8½ / 10
Ormai il monotematico Saviano ci ha abituati alle vicende malavitose italiane e non e questa pellicola tratta dal suo romanzo omonimo ne è un piacevole capitolo.
La sceneggiatura è solidissima e il racconto delle giovani "teste calde" napoletane che si atteggiano a boss, fotografa in maniera ottimale il clima che si vive oggi in alcune zone d'Italia.
Personalmente lo consiglio e credo che si presti bene anche ad una eventuale serie televisiva!
BELLO!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  15/04/2020 00:11:30
   6½ / 10
Gradevole, nulla di più, un film tratto dall'omonimo romanzo di Saviano che lascia qualcosa, ma nulla di indimenticabile.
"La paranza dei bambini" è il quarto lungometraggio del regista romano Claudio Giovannesi.
Fresco premio alla sceneggiatura al 'Festival di Berlino', il film ha un suo vigore narrativo e un suo aggrovigliamento facciale nei volti candidi-virgulti di adolescenti adulti.
Questa pellicola ci fotografa una serie di situazioni che per la loro gravità estrema non possono che spingere ad una serie di riflessioni sullo stato di abbandono della gioventà del sud e di come certe problematiche sociali come la disoccupazione continuino ancora a fermentare nel meridione una certa facilità da parte di tanti ragazzi nel convertirsi al crimine organizzato, pur di sperare in un futuro migliore e possibilmente ricco di guadagni. La particolarità di questo film è ovviamente la capacità del regista nell'essere riuscito a focalizzare l'attenzione di noi spettatori riguardo una certa caratterizzazione psicologica dei giovani protagonisti e delle loro amare vicende di vita vissuta. In particolare l'uso disinibito di armi mortali quasi come se fossero dei giocattoli e, per contrasto, diverse altre scene del film che mostrano questi stessi protagonisti manifestare certe loro abitudini tipiche di qualsiasi adolescente che desidera vivere la propria età.
La prima parte tiene un buonissimo ritmo, sa di visto e rivisto ma è incalzate.
La seconda invece non riesce quasi mai a decollare, si appiattisce e cade nello scontato, con un finale che lascia un pò a desiderare.
La fotografia di Daniele Ciprì disegna una Napoli oscura, sbiadita e notturna.
Gli attori hanno volti riconoscibili e un plauso va a Francesco Di Napoli (Nicola) che sembra tenere il film con una certa facilità (sempre in parte); si ricorda la presenza di Renato Carpentieri (Don Vittorio).
Per chi ricorda la prima stagione di Gomorra, questo film ha il sapore dell'episodio che trattava di "Danielino" un ragazzino protagonista di una vera e propria parabola nella malavita.
Infine, un film carino, sa di storia gà vista, ma fa riflettere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/04/2020 22.30.28
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Goldust  @  05/04/2020 20:21:16
   6 / 10
Sembra un episodio di Gomorra - la serie ed infatti il regista viene da lì, è tratto da un romanzo di Saviano e quindi il gioco è fatto. Realizzato bene a livello stilistico e qualitativo è però abbastanza elementare nel descrivere l'ascesa di queste baby gang fascinate dal lusso e assetate di soldi e potere. Sarebbe dovuto durare di più per soddisfare tutti gli snodi narrativi proposti, invece così la pellicola resta incompiuta come infatti il finale suggerisce. Un altro mafia movie che non aggiunge nulla a quanto detto già molto bene nelle serie dei Gomorra ma che si può guardare se si è appassionati di queste storie di malavita partenopea. Il giovane protagonista ha la faccia pulita e le idee chiare ed è molto bravo.

Chemako  @  05/04/2020 12:07:40
   5 / 10
Sa di già visto e non porta niente di nuovo...senza speranza...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  15/10/2019 20:02:39
   6½ / 10
Il Mondo della Camorra raccontato da bambini che improvvisamente diventano adulti e combattono anche loro, per difendere il territorio.
Non ci sono grandi sorprese in questo racconto, sceneggiatura quindi piuttosto banale ma che ovviamente colpisce per i suoi contenuti crudi.
Diretto e interpretato bene.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  12/10/2019 20:27:37
   7 / 10
La paranza dei bambini costituisce un capitolo minore e secondario, ma non meno significativo, di quella costruzione dell'immaginario italiano e malavitoso che da ormai 13 anni Roberto Saviano porta avanti nel discorso letterario e cinematografico (dunque, crossmediale) del nostro paese. Che piaccia o no, che abbia specifico valore estetico o no, che dia fastidio o no, non si può negare che l'opera di Roberto Saviano è il futuro dello storytelling italiano. Nessuno come lui (forse solo Giancarlo De Cataldo, ma sicuramente con minore forza comunicativa e minore impatto sociale) è riuscito a costruire un immaginario della camorra e del mondo del narcotraffico come ha fatto Saviano. Questa nuova figura di scrittore, un ibrido di personaggio pubblico e intellettuale, che definirei autenticamente un "creativo", non lavora tanto sullo stile (Walter Siti docet), quanto sulla moltiplicazione del proprio immaginario (e quindi del proprio messaggio o discorso) su varie piattaforme, e ovviamente sull'espansione del proprio universo narrativo, che altri hanno definito infatti "ecosistema".

E' il caso di questa ennesima creatura di Saviano, a cui Giovannesi dà un'ottima versione cinematografica, molto italiana, e ovviamente vicina al magistero di Sollima per come ha creato l'opera maggiore, ossia la celeberrima serie tv. Il romanzo mi era piaciuto molto, avvincente e gradevole al punto giusto, già meno interessante il Bacio feroce (il secondo capitolo della serie, che ne preannuncia un altro). Giovannesi lavora con grande fedeltà al testo che sta adattando, e ne emerge una buona narrazione, forse un po' lunga e pesante, non ancora perfetta come la scrittura di Saviano, però vincente. Una buona prima prova.

Sulla storia in sé c'è poco da dire: molto interessante la scena del primo "pezzo" di Nicolas Fiorillo, che sovverte la sua identità di genere per accedere indisturbato al quartiere in cui deve compiere l'atto. Mi ha ricordato il personaggio di Arya in Game of Thrones. Gli ecosistemi narrativi si compenetrano, si avvicinano...

freddy71  @  12/10/2019 17:40:56
   6½ / 10
un po' lento soprattutto la prima parte...molto meglio la seconda

floyd80  @  10/10/2019 07:29:53
   7 / 10
Una pellicola che non fa della potenza "alla Gomorra" il suo punto forte. Questo film è diverso, quasi introspettivo per certi versi.
La discesa dei ragazzini verso il mondo criminale viene naturale, quasi come se fosse l'unica possibilità per dei bambini che vengono da alcune zone di Napoli, l'unica possibilità di sopravvivenza. Dove nel loro mondo quotidiano non ci sono altre certezze, se non quella di "prendersi la piazza di spaccio".
Forse è proprio questa la forza del film. L'inevitabilità.
Bravissimi gli attori e bella la regia, anche le location e in generale tutta l'atmosfera dei "quartieri" travalica lo schermo.

Attila 2  @  03/10/2019 11:13:56
   6 / 10
Avendo visto tutte le stagioni della serie "Gomorra" ho deciso di vedere questo film.Devo dire che non mi e' piaciuto come la serie,ma alla fine,riflettendo,e' piu' questo film un film di denuncia che la serie stessa.Perche' in questo film i protagonisti si vedono per quello che sono ,dei delinquenti che scelgono la strada della criminalita',e forse perche' sono giovani o anche perche' il film,a differenza della serie,dura 2 ore , non c'e' il tempo per creare un legame con i personaggi.Ed e' per questo che dico che e' piu' "riuscito" nel voler essere un film di denuncia perche' si capisce e si percepisce il brutto di tutta la situazione.Mentre invece nella serie,nella quale Saviano voleva mettere in mostra le vicende criminali di Genni Savastano e compagnia perche' venissero condannate,sara' perche' dura molto di piu' rispetto al film,sara' perche' gli attori sono piu' bravi e creano personaggi "carismatici" , Saviano ha ottenuto l'effetto opposto,infatti i vari Genni,Salvatore Conte,Don Pietro e soprattutto Ciro Di Marzio sono diventati "miti" tanto che a dicembre si aspetta tutti l'uscita del film "L'Immortale" per rivedere Ciro ,che e' un criminale,ma e' amato da tutti quelli che seguono la serie.Quindi se voleva essere un film di ""denuncia" per mettere in cattiva luce certe situazioni a Napoli,allora il film e' anche "riuscito" anche se non coinvolge mai appieno con certi personaggi caratterizzati male e certe situazioni sviluppate in maniera forzata.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/07/2019 21:40:48
   7 / 10
La paranza dei bambini ha uno sfondo sociale plasmato dagli adulti, nel quale i ragazzi non sono altro che la naturale continuazione. Tutto si svolge in maniera realisticamente naturale senza tanti fronzoli. Pur essendo anche un film di denuncia, quest'ultima non sfocia mai nel pippone verboso. E' presente, si vede, ed è inutile sottolineare ciò che lo sgardo sa catturare e che altri sbocchi a quella vita non ce ne sono. La regia si concentra sui volti, sulla loro evoluzione durante la scalata al crimine, fino ad arrivare alla cima e lottare per mantenerla. Perfetti i protagonisti e perfetta la scena finale di una storia che continuerà ad evolversi ma che già sappiamo dove andrà a parare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  14/07/2019 18:24:12
   5 / 10
non affonda solo per la bella prova dei ragazzi , per l'originalità dei dialoghi in napoletano e per la fotografia scura e opprimente .
Ma la sceneggiatura è proprio misera e inverosimile, a tratti sembra quasi una storia grottesca con questi ragazzi che fanno il mazzo a gente ben più grande di loro .

VincVega  @  13/07/2019 11:54:15
   7 / 10
Sguardo convincente di un mondo pervaso di un imprinting inevitabile e difficilmente cancellabile. Magari per molti non è niente di nuovo, ma quando è reso efficacemente come in questo film di Giovannesi, non si può dire che sia fuori luogo, mettendo l'accento sulla crescita accelerata di questi ragazzini partenopei, ingolositi dal denaro facile e dal potere. Qualche momento meno riuscito c'è, ma nel complesso il risultato è buono. Menzione speciale per i giovani attori molto bravi e per certe location, veramente azzeccate.

Scanlon  @  08/07/2019 09:14:54
   5 / 10
Praticamente il City of God italiano in pure stile Saviano che, ormai arrivato a raschiare il fondo della tanica, continua a menarla con i soliti stereotipi delle baby gang napoletane già trattate in Gomorra film e Gomorra Fiction, senza alcun tenore di variazione e di approfondimento e tratteggiando così i contorni di una gioventù senz'anima e senza cervello. (Ma le cose stanno davvero così ?)

A parte la solita scelta della mimesi linguistica e di affidarsi a giovanissimi attori non professionisti nella parte di se stessi, la regia di Giovannesi stringe molto sui protagonisti, li pedina, li insegue, ma dopo mezz'ora comincia già a scadere nella ripetitività. Si poteva optare stavolta per uno sguardo diverso, capace di penetrare il lato interiore di questi "ragazzi di vita" e invece, a poco a poco la telecamera dà l'impressione che l'attitudine all'analisi senza pregiudizio lasci il posto al più becero voyuerismo tipico di chi tratta i personaggi come fenomeni da baraccone, creature bestiali e di un'altra razza, immerse in un contesto di totale degrado umano e culturale. Insomma, nulla di nuovo sotto al sole e la fedeltà al testo di Saviano la si riconosce nell'iperbole di presentare Napoli come la Rio de Janeiro italiana, ove si verificano quotidianamente rapine, sparatorie, uccisioni e regolamenti di conti senza tregua. Insomma "un vedi Napoli e forse muori"... magari per colpa di un proiettile vagante". Bah...

Ho fiducia nel fatto che Napoli sia migliore di come questo tipo di cinema estetizzante la ritrae...

terminator3  @  03/07/2019 11:37:53
   7 / 10
bel film, e bellissima la tipa del baby camorrista. me la scoperei anche io di brutto

djciko  @  05/03/2019 14:31:56
   6 / 10
Il film è avvincente, ma Saviano dovrebbe smetterla di parlare di Napoli in questo modo.

Napoli è anche una città di professionisti, avvocati, ingegneri, musicisti e persone perbene, che con questo mondo non hanno nulla a che fare.

Sarebbe ora di finirla, nel dare sempre questa etichetta di lotte fra quartieri, pistole e malavita a Napoli, se è una città che ama. Basta.

piripippi  @  28/02/2019 22:24:07
   4½ / 10
la paranza dei bambini è un pessimo film che avrà un seguito con Bacio feroce che sarà il finale. il film è fatto malissimo , e non appassiona rispetto già alla mediocrità del libro

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  28/02/2019 11:17:07
   6½ / 10
A metà strada tra il realismo del Gomorra di Garrone e il romanzato Gomorra di Sollima, " la paranza dei bambini" è uno di quei film ben fatti ma che sa di già visto.
Nessuna particolare intuizione, nessuna particolare innovazione visiva e soprattutto il racconto è di una storia ahimè troppe volte vista.

Godibile ma nulla di memorabile.

Spera  @  26/02/2019 14:09:54
   5½ / 10
Qualche spoiler presente.

Assolutamente d'accordo con il commento più sotto.
Questo film non denuncia affatto questo grave problema che colpisce l'Italia intera.
Almeno questa è l'impressione che mi ha fatto, il messaggio che mi ha lasciato e ciò che mi è parso comunichi questo lungometraggio a differenza di "Gomorra".
Quasi due ore di scorribande di pischelli che sparano a destra e a manca senza l'ombra di un genitore (possibile che nessuno di loro mostri una situazione famigliare se non quella appena accennata del protagonista?) e soprattutto senza l'ombra di una volante della polizia.
Si spara come fossimo nel deserto, nessuno sente, nessuno accorre.
Si spettacolarizza e si giustificano gesti atroci.
Si giustificano in quanto la sequenza di fatti fa quasi intendere che questi ragazzini fanno bene a fare quello che fanno in quanto devono proteggere gli amici, difendere la propria famiglia (tentando di fermare la richiesta del pizzo) e proteggere il quartiere.
Il livello tecnico in generale, invece, è quello di un filmetto e si vede che Garrone non è dietro la camera da presa: attori a mala pena sufficienti (infatti non sono attori), sceneggiatura poco interessante e dai temi scontati e poco significativi, fotografia e regia decenti e via dicendo.
Insomma un prodotto che poteva e doveva essere più di peso visto il tema trattato, caratterizzando maggiormente i protagonisti e il contesto in cui vivono.
Tutto invece è concentrato sulle scorribande di questi marmocchi che nella realtà sarebbero stati trucidati a nemmeno metà film e in questo Gomorra insegna: non ci può essere futuro per certe vite.
E' questo che va fatto capire ai giovani: percorrere la via della criminalità può avere un solo epilogo a cui nessuno dovrebbe andare incontro a quell'età.
Infatti la durata media della vita di un baby killer è 25/30 anni.
Qui invece si parte alla conquista e alla scalata del potere.
Sinceramente l'unica fine per un film del genere non può essere altro che la tragedia.
Per me non sufficiente.

3 risposte al commento
Ultima risposta 04/03/2019 14.24.28
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Wilding  @  24/02/2019 11:31:28
   6 / 10
Moscetto e caciarolo, senza alcun messaggio di speranza e d'ottimismo, solo un affresco di realtà. Bravi i giovani attori.

bartnoel  @  23/02/2019 14:38:43
   3½ / 10
Il film come forma mi intrattenimento mi è piaciuto.
Brava la regia, bravissimi i giovani attori, abbastanza bene la sceneggiatura a parte qualche pecca di deja-vu (Gomorra). Sarebbe da 7.
Ma a parte questo che cosa resta di questo film?
La storia è inventata, dunque quale messaggio ci vuole trasmettere?
Lascia una speranza per i giovani che vivono nei quartieri difficili e malfamati di Napoli?
La risposta è assolutamente NO, anzi...
Lo spettatore viene portato a simpatizzare per il giovane protagonista-camorrista, visto come il buono della situazione: vorrebbe diventare il boss per non far pagare il pizzo a sua madre e al quartiere. Salvo poi rendersi conto che se non lo fa pagare lui c'è qualcun'altro che lo va a riscattare.
Qui lo spaccio e la criminalità sono visti come unica via per realizzarsi. Il potere per attingere danaro facile, che consente grande soddisfazione materiale (vestiti, locali, droga, mezzi) e pure di conquistare la ragazza desiderata.
Finché sei minorenne la polizia non ti può far nulla, non indagano nemmeno su te. La paranza dei bambini, che "puzzano da latte", appare abbastanza inverosimile. Qui l'unico "inconveniente" è che magari ti ammazzano il fratello più piccolo, per un evento sfigato tra l'altro, ma dopo una lacrima e una pacca sulla spalla si è pronti a continuare la follia camorristica come prima.
Perché qui la mafia non appare come un male da combattere, ma come l'unico modo per realizzarsi in una Napoli rassegnata, nonché un fenomeno da mungere con libri, spettacoli e film come questi. Una colossale esaltazione e spettacolarizzazione della camorra.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/02/2019 23:35:47
   8 / 10
Sullo sfondo di una Napoli che sembra (sempre più) Teheran o Baghdad, un film che rivela in maniera magnifica le prigioni e le ali di un certo tipo di Libertà. Definirlo perfetto è poco, anzi diciamo che il film dà il meglio di sé nelle piccole sfumature, in un abbraccio, nello sguardo cosciente ma imbelle di una ragazzina, in quei piccoli "tocchi emotivi" che devono essere seguiti con attenzione per emergere. La recitazione è notevole, di un'aderenza corale vischiosa, perché i bravissimi interpreti hanno partecipato in un gruppo, marchiati sul set da una "fratellanza" che nello script di Saviano e quindi del film diventa una tragica scelta. Storie di adulti non adulti che in fondo inseguono una scorciatoia letale di felicità. Gallipoli come se fosse America

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