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about elly (2009)

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locandina del film ABOUT ELLY

Titolo Originale: DARBAREYE ELLY

RegiaAsghar Farhadi

InterpretiAhmad Mehranfar, Golshifteh Farahani, Mani Haghighi, Merila Zarei

Durata: h 1.59
NazionalitàIran 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2010

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Trama del film About elly

Ahmad, che vive in Germania e ha divorziato dalla moglie tedesca, torna per qualche giorno a Teheran. I compagni di Università, ora accasati, decidono di organizzare un fine settimana al mare e Sepideh, una di loro, invita Elly, la giovane maestra della figlia. Se ad Ahmad la ragazza piacesse potrebbe nascerne una relazione. Il gruppo, in seguito a un malinteso, non trova disponibile la casa che aveva prenotato e tutti decidono di adattarsi a vivere in un'abitazione chiusa da tempo. Tutto procede in allegria e Ahmad tenta timidamente di conoscere Elly. Ma al secondo giorno, mentre i genitori di uno dei bambini sono andati a far spese il piccolo rischia l'annegamento. Elly, che avrebbe dovuto sorvegliarlo, è scomparsa.

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Voto Visitatori:   7,15 / 10 (13 voti)7,15Grafico
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Voti e commenti su About elly, 13 opinioni inserite

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Thorondir  @  08/04/2022 17:09:08
   7 / 10
Un gruppo di amici in vacanza che si ritrova ad affrontare la tragedia: in questo film del maestro iraniano Farhadi ci sono in nuce i temi che il cineasta tornerà ad affrontare in quelli che per me rimangono ad oggi i suoi due film più belli e riusciti, "Una separazione" e "Il cliente": il tema della famiglia e la sua disgregazione, l'auto-distruzione della borghesia iraniana, il malessere emotivo. In "About Elly" tutto ciò è però affrontato all'interno di un film corale che non riesce a dedicare i forse necessari approfondimenti che alcuni personaggi avrebbero meritato e l'analisi di Farhadi rimane quindi meno lucida e penetrante di quanto arriverà in film successivi. Nonostante ciò, "About Elly" è una pellicola interessante di un grande regista.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  11/05/2020 19:39:42
   7 / 10
Una sceneggiatura semplice e dal sapore teatrale per la prima buona pellicola di Farhadi che poi si confermerà su ottimi livelli .
C'e' tanta tensione che col passare dei minuti diventa veramente insopportabile,diversi piccoli colpi di scena , parole non dette e situazioni difficili da sbrogliare ;nella sua semplicità tiene inchiodati sino alla fine per vedere la risoluzione del mistero .
Ben girato e con gli attori coinvolti nella storia

Wilding  @  27/08/2018 09:41:52
   7 / 10
Un giallo sorprendente questa pellicola iraniana che ci mostra anche sfaccettature della cultura araba. Un voto in meno però per interpreti mediocri e una regia frenetica e da mal di mare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  19/09/2014 21:03:18
   8 / 10
Un racconto permeato di epidermica tensione; diverrà poi viscerale angoscia. Mentre Elly corre per far volare l' aquilone si ha, netta, la sensazione che qualcosa di sconvolgente stia per accadere. Scena di fortissimo impatto, cardiopalmica, esercizio di un grande talento della narrazione.
Aver visto prima gli ultimi due film del regista iraniano consente un' analisi a ritroso suggestiva. Sembra quasi che da "About Elly", passando per "Una separazione" e arrivando a "Il passato", Farhadi si sia "divertito" a declinare il concetto di verità in una sorta di climax dell' occultamento. Il destinatario del gioco è chiaramente lo spettatore. Il suo conoscere e non conoscere determinati fatti della storia produce esiti emotivi e morali. Un cinema, quindi, che richiede espressamente la nostra partecipazione.
Di "About Elly", oltre alla valanga di emozioni che scopre letteralmente i nervi dei personaggi (svelando un quadro umano desolato e desolante), oltre all' evidente notifica di un sistema religioso, culturale, direi educativo, che non funziona affatto, oltre a tutto questo, dicevo, stupisce il significato quasi sarcastico del titolo: di Elly in quanto essere umano, legato ad una fuga o ad una tragedia, si smette di parlare ben presto. Piuttosto si indagano le falle della sua identità sociale e civile, fenditure attraverso cui liberarsi di un gravoso puzzo di coinvolgimento.
In una scena Ahmad racconta ad Elly di aver divorziato perché, per dirla con le parole dell' ex moglie, "è meglio un finale amaro che un' amarezza senza fine". Una massima efficace, appropriata per gli affari di cuore, meno per quelli della coscienza.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  21/05/2013 16:19:35
   7½ / 10
Autore del nuovo cinema iraniano, Farhadi in questa 4° opera mantiene il suo pruriginoso stile univoco di spiccata denuncia verso il regime, osando tremende staffilate contro il fondamentalismo e i vincoli a cui le donne sono condannate.Un maschilismo assurto con pretesto legittimo attraverso i precetti islamici, legami coniugali inossidabili, minacciano la libertà del gentil sesso evocando echi di letteratura femminista ottocentesca di bronteniana memoria (Anne per la precisione).
Regia cangiante che a metà film capovolge il tono, più ombroso e ansiogeno avanza teso sino ad un emozionante finale di potente riflessione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  09/09/2011 10:45:31
   7½ / 10
Lontano parente delle pellicole mediorientali che siamo abituati a vedere "About Elly " è sicuramente film inconsueto.Pellicola corale,di conseguenza molto parlata,comincia con una gioiosa gita al mare e si trasforma in una tragedia con la scomparsa di Elly,ingoiata dalle onde o più semplicemente fuggita.Attenendosi alla trama nuda e cruda il film è per intero costruito su questo mistero,ma è lampante l'obiettivo del regista che attraverso un evento inaspettato giunge a trattare la condizione della donna all'interno dell'attuale mondo arabo e nello specifico in Iran,un paese non certo stimato per le sue leggi democratiche.
La pellicola esprime un realismo ragguardevole,sembra davvero di seguire un momento di svago da parte di un nucleo di amici alle prese con una spensierata gita marittima.Il regista è molto bravo a far aumentare con gran senso della misura la tensione,insinua qualche dubbio riguardo i comportamenti di Elly,genera ansia con le immagini dei bimbi intenti a giocare sulla battigia ma sempre troppo vicini alle onde,sino a raggiungere l'apice con un incidente girato in maniera straordinaria,vigoroso nella sua potenza drammatica e vero snodo cruciale.E' qui,nel caos generale,che la ragazza sparisce e l'ansia divora ogni sorriso.
Da questo momento in poi le contraddizioni di una società fortemente maschilista,cosa per nulla rilevabile nell'allegro incipit,si palesano in tutta la loro forza.La donna è costretta ad utilizzare la menzogna per ottenere ciò che spetta di diritto ad ogni essere umano rischiando di essere ulteriormente stigmatizzata (se non peggio),mentre sullo sfondo le dinamiche di una nevrosi di gruppo crescente e dettata più da coinvolgimenti morali che dalla tragedia appena avvenuta, si staglia prepotente e identifica il radicamento e l'accettazione di certe tradizioni ancestrali.Elly diventa oggetto di illazioni e il suo comportamento è da condannarsi a prescindere,il regista demolisce l'ipocrita facciata tollerante mostrando come anche i ceti abbienti e istruiti si schierino a favore o accettino remissivi e timorosi le imposizioni di una cultura manipolata da un governo repressivo.

Febrisio  @  17/07/2011 18:32:49
   7 / 10
Un film dall'apparenza semplice nascondendo dei meccanismi alquanto naturali che lo rendono interessante per tutta la durata. È paradossalmente un film tendente al giallo, senza mai confermarsi come tale. La fotografia quasi da campeggio improvvisata, rimane invece sempre molto funzionale, e a tratti originale, senza mai avere particolari eccedenze estetiche. La storia in verità è anch'essa semplicissima, giocando con le verità, mezze verità e bugie, sfrutta la fervida immaginazione dello spettatore, specie quella del "pensar male". Da questo lato il film di Farhadi è un piccolo gioiello.

Delfina  @  29/08/2010 17:29:19
   7½ / 10
Ero un po' diffidente prima di vedere il film, leggendo opinioni chi devono per forza tirare in ballo, non appena si tratta di registi persiani, la solita solfa della "critica al regime" iraniano, ecc. ecc. In realtà, si tratta semplicemente di un film a cavallo tra dramma e giallo, che mette in scena la banalità di un evento drammatico che ha come cornice un luogo di vacanza e di relax, il mare dove si reca la giovane borghesia urbana di Teheran, formata da coppie che lavorano e con bambini.

Una conoscente (una maestra del figlio) di una delle donne viene invitata per la prima volta dalle coppie di amici, che cercano con qualche battuta (e qualche pressione) di farle conoscere un trentenne rientrato dalla Germania, appena divorziato, quello che in passato si sarebbe detto un "buon partito".

Con un'atmosfera quasi da commedia, che procede tra schermaglie, battute più o meno allegre e qualche nervosismo dovuto all'attenzione che richiedono bambini piccoli davanti ad un mare agitato (proprio come potremmo vedere in una commedia "borghese" o "popolare" italiana), il film accumula una tensione sempre maggiore, riuscendo ad esprimere perfettamente l'angoscia che coglie tutti davanti a una tragedia incomprensibile e casuale, assurda.

Certo, qui la tensione fra i sessi funziona con altri codici, il corteggiamento non è erotico (ma a volte qualche battuta ammiccante scappa) ed è finalizzato al matrimonio o all'instaurazione di un fidanzamento che prelude ad esso. Un po' come se si trattasse di adulti-adolescenti cresciuti, che non possono però superare certi limiti...

La conclusione del film riporta tutti verso le loro vite, verso una quotidianità fattasi assurdamente e terribilmente pesante.

4 risposte al commento
Ultima risposta 11/08/2011 13.07.57
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Cianopanza  @  25/07/2010 12:55:02
   7½ / 10
Film semplice, ma lascia qualcosa e a distanza di giorni ci penso ancora.
Manierismi a parte, le precedenti recensioni dicono molto e le quoto

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  26/06/2010 23:19:53
   7 / 10
Tutti si sentono colpevoli o si comportano come tali, è questo l'aspetto più interessante del film. Un film che può ricordare alla lontana Deliverance ma poi prende una piega diversa. Un'incrocio tra Antonioni e Ozon, e oltretutto un gusto quasi "francese" (alla Rohmer ma con meno elegìa affettiva) nei dialoghi.
Doppiato in un italiano da ergastolo (per favore cercatelo in lingua originale, altrimenti c'è il rischio di credere di aver appena sentito i protagonisti di Centovetrine) il film è interessante anche se non manca qualche forzatura, qualche momento francamente troppo esasperato e un pò fuori le righe.
In realtà il film vale molto di più come realtà aderente della condizione femminile nell'Islam, o magari anche attraverso due figure complesse e diversificate (donna/uomo) come Elly e il suo tormentato partner.
All'inizio si resta quasi rapìti da questo partie de campagne (sul mare) dove le donne occupano il loro spazio domestico e gli uomini sono tutti bambini incapaci di crescere (anche gli improvvisi scatti di violenza nascondono un demagogico fallimento della loro maturità).
Poi si resta stranìti, a cercare un'intrigo che non c'è, proprio come L'Avventura di Antonioni, e a osservare quei volti sopraffatti da un'evento più grande della loro (piccola) meschinità.
L'immagine di questa tribù di sopravvissuti mentre non sa darsi una risposta e cela la "nuda" verità potrebbe essere un bel trattato letterario moderno
Del resto ha già espresso tutto (ottimamente) il commento precedente al mio

Crimson  @  23/06/2010 23:27:29
   8½ / 10
Potrebbe esserci un mezzo spoiler fra qualche passaggio.
'About Elly', sebbene ricorra ad uno stile particolarmente occidentale (e vedremo il perchè) e poco documentaristico appartiene di diritto al Nuovo Cinema iraniano, avverso al regime perchè si sofferma sugli effetti di una applicazione incondizionata di precetti religiosi nelle azioni individuali - e nella relativa codificazione della morale e delle leggi.
Fondamentalmente ci sono due location, e l'azione è ridotta all'osso. Una galleria di trentenni in villeggiatura, tre coppie e due scapoli; mezzora per conoscerli, poi scatta la chiave del 'giallo'.
Come ne 'L'avventura', una donna della compagnia cade in mare. Ma se nel film di Antonioni quell'episodio mette in luce la trasparenza di alcuni personaggi e l'aberrazione delle relazioni interpersonali, qui viene sviscerato il sistema che regola onore, colpa, morale; un fardello enorme che aleggia costantemente sui pensieri e sulle decisioni dei protagonisti. Non è mai menzionato in tutto il film semplicemente perchè è quel motore invisibile e incontrovertibile che muove a suo piacimento i fili della loro quotidianità, che ne determina la prontezza a ricorrere alla menzogna pur di evitare di farci i conti.
Il film si rivela in tutta la sua potenza con maestria, analizzando minuziosamente i processi psicologici individuali e di gruppo, mettendo lo spettatore costantemente di fronte ad una serie di variabili ma pungendolo sempre attraverso l'arma della distorsione di quella possibilità che egli ha ipotizzato in base al proprio concetto di morale.
La condizione della donna è uno dei temi-chiave, ma non è esplicito come in un film come 'Il cerchio'. Emerge tra le righe, nell'ombra di una relazione, tra persone che in realtà hanno comportamenti che rientrano nella consuetudine. Questo è l'aspetto di maggior rilievo, perchè non è un film su mostri o eroi della moderna Iran, ma persone comuni che tuttavia esercitano un codice comportamentale insito nella propria cultura.
I fatti sembrano dimostrare che Elly sia stata eroica (secondo una prospettiva occidentale?), ma nel film tutto finisce per collimare verso una questione d'onore, pura e semplice, che si erge prepotentemente al di sopra di un atto che - estirpato da quel sistema in cui è stato compiuto - appare di gran lunga di maggior probità e su cui soffermare la propria attenzione.
Splendida la mossa che rafforza questo quadro (ed un ulteriore differenza con il film di Antonioni, in cui davvero ad un certo punto non ha più motivo d'interesse la sorte di Anna): giunti alla conclusione lo spettatore DEVE sapere la verità su Elly per avere la conferma di ciò che gradualmente s'è insinuato tra i suoi sospetti, ossia su quanto una fede indiscriminata che segue sia coscientemente che inconsapevolmente un ordine prestabilito governi convinzione e supposizione e di conseguenza influisca e alteri il giudizio sul valore di una determinata azione.
Ottima la prova del cast, in cui spicca Golshifteh Farahani, ormai un'icona antiregime.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/06/2010 12.55.37
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shervin90  @  22/05/2010 15:40:11
   6½ / 10
Un 6,5 abbondante.
Vincitore dell' Orso d'argento al Festival di Berlino 2009, è un film pieno di suspense e personalità.
Il 6 e mezzo è dovuto ad un confronto con il cinema mondiale, quello che a volte (anche spesso) brucia enormi budget (un 7 non sarebbe immeritato). Qui parliamo di qualcos'altro, ma è senz'altro un film piacevole e coinvolgente. E mi ha sorpreso molto questo ultimo suo aspetto: sono infatti rimasto colpito dagli attori e dalle loro diverse personalità, da una storia che sinceramente non mi sembrava avere un gran potenziale, ma che grazie al coinvolgimento dello spettatore si rende anche godibile.
Non un capolavoro, ma neanche un brutto film.

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