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Un giallo d'altri tempi, vedibile con un certo interesse e gradimento per la buona prova della Baxter ma che lascia un permanente senso di leggerezza e superficialità in quello che propone una sceneggiatura parecchio inverosimile. Qualche colpo a sorpresa nel finale ma nel complesso non mi ha entusiasmato in modo particolare.
È un buon giallo che ha il merito di saper celare con successo le intenzioni dei personaggi fino alla fine ( che forse per lo spettatore odierno può essere un po'prevedibile ma che per l'epoca doveva risultare piuttosto inaspettata). Non disdegna comunque di riservare qualche sorpresa. Girato in un bel bianco e nero e soprattutto in interni, presenta anche un apprezzabile prova da parte del cast ( Baxter e Lom in particolare). Non troppo conosciuto, è uno di quei film che merita un recupero.
Girato quasi esclusivamente in interni, è un giallo di buon livello dove suspense ed ambiguità vanno di pari passo per confezionare una storia di intrighi famigliari dove nulla è come sembra. Per gli amanti del genere o anche solo per chi volesse confrontarlo con un'altra pellicola simile il film ha più di una affinità con il successivo "il rifugio dei dannati" firmato dalla Hammer ma qui messa in scena, plausibilità della vicenda e soprattutto capacità attoriali dei protagonisti ( di una intensa Anne Baxter in primis ) sono superiori. Bravo anche il regista Michael Anderson che, forse memore delle lezioni hitchcockiane degli anni '40, aggiunge qualche apprezzabile preziosismo tecnico al racconto.
Acqua alla gola è un'espressione utilizzata, in genere, per fotografare una situazione spossante e di difficile svolta. Il titolo del film degli anni cinquanta di Michael Anderson, si avviluppa proprio intorno a questa espressione: "Acqua alla gola". Il plot adoperato dalla regia è abbastanza tipico, ossia si tratta di una trama tanto cara alle regie degli anni cinquanta per la produzione di noir e gialli. Piccola precisazione : il film in questione prende sicuramente qualcosa, per quanto concerne la confezione tecnica e dello stesso contenuto, dal famoso Alfred Hitchcock .
"Acqua alla gola" effettivamente è un giallo (azzardato e sbagliato forse parlare di thriller) , ma allo stesso tempo, sembra possedere qualcosa del noir (il noir è un dato caratterizzante di alcuni film, riteniamo il noir una condizione, non specificamente un genere). La durata "intelligente" riesce a far combaciare, in maniera impeccabile , il ritmo della scena e l'interesse del pubblico. L'inizio del prodotto non è altro che una pregevole climax utilissima nella costruzione della storia; la stessa storia è congegnata in maniera semplice ed ortodossa, i veri fili del gioco sono affidati ad una brillante sceneggiatura.
"Acqua alla gola" resta un film maledettamente apprezzabile, la confezione tecnica (non superlativa) riesce in qualche modo ad emanare un suo specifico fascino. Le più grandi manovre, però, sono affidate , come detto, alla brillante sceneggiatura che offre un finale epocale. Convincono le interpretazioni e soddisfano le atmosfere. La produzione di Anderson è sinonimo di arte: tecnica, immagini e narrazione al servizio di un dignitosissimo gioco estenuante di psicologia.
Niente male questo giallo (forse più noir) d'annata, con ottime atmosfere, una storia intrigante e ingegnosa, seppur con qualche forzatura, una deguata dose di suspense e mistero. I colpi di scena non mancano, un piccolo film da (ri)scoprire.