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Acqua alla gola è un'espressione utilizzata, in genere, per fotografare una situazione spossante e di difficile svolta. Il titolo del film degli anni cinquanta di Michael Anderson, si avviluppa proprio intorno a questa espressione: "Acqua alla gola". Il plot adoperato dalla regia è abbastanza tipico, ossia si tratta di una trama tanto cara alle regie degli anni cinquanta per la produzione di noir e gialli. Piccola precisazione : il film in questione prende sicuramente qualcosa, per quanto concerne la confezione tecnica e dello stesso contenuto, dal famoso Alfred Hitchcock .
"Acqua alla gola" effettivamente è un giallo (azzardato e sbagliato forse parlare di thriller) , ma allo stesso tempo, sembra possedere qualcosa del noir (il noir è un dato caratterizzante di alcuni film, riteniamo il noir una condizione, non specificamente un genere). La durata "intelligente" riesce a far combaciare, in maniera impeccabile , il ritmo della scena e l'interesse del pubblico. L'inizio del prodotto non è altro che una pregevole climax utilissima nella costruzione della storia; la stessa storia è congegnata in maniera semplice ed ortodossa, i veri fili del gioco sono affidati ad una brillante sceneggiatura.
"Acqua alla gola" resta un film maledettamente apprezzabile, la confezione tecnica (non superlativa) riesce in qualche modo ad emanare un suo specifico fascino. Le più grandi manovre, però, sono affidate , come detto, alla brillante sceneggiatura che offre un finale epocale. Convincono le interpretazioni e soddisfano le atmosfere. La produzione di Anderson è sinonimo di arte: tecnica, immagini e narrazione al servizio di un dignitosissimo gioco estenuante di psicologia.