a dangerous method regia di David Cronenberg Gran Bretagna, Canada, Germania 2011
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a dangerous method (2011)

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locandina del film A DANGEROUS METHOD

Titolo Originale: A DANGEROUS METHOD

RegiaDavid Cronenberg

InterpretiMichael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sara Gadon, Katharina Palm, André Dietz, Andrea Magro, Bjorn Geske, Christian Serritiello

Durata: h 1.33
NazionalitàGran Bretagna, Canada, Germania 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2011

•  Altri film di David Cronenberg

Trama del film A dangerous method

Ispirato dall’opera teatrale di Christopher Hampton, A Dangerous Method racconta le vicende dei due padri della psicanalisi, Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e Carl Jung (Michael Fassbender), e del loro rapporto con una loro bellissima paziente e allieva, Sabina Spielrein (Keira Knightley), una delle prime donne a diventare analiste.

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Voto Visitatori:   6,62 / 10 (99 voti)6,62Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su A dangerous method, 99 opinioni inserite

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Sindromea  @  09/10/2011 18:09:35
   5½ / 10
Ne poteva uscire un capolavoro, rivolto anche ad un pubblico più "attento" incline ad una maggiore riflessione, date le tematiche.

kako  @  09/10/2011 16:15:43
   4½ / 10
sono andato al cinema con aspettative altissime su questo film e ne sono uscito estremamente deluso. Pellicola che parte destando parecchio interesse ma che col passare si rivela eccessivamente verbosa e statica. Non metto in dubbio l'importanza dei contenuti, essendo io interessato a certe tematiche "filosofiche" ma l'ho trovato eccessivamente piatto e stancante. Sembrava quasi un documentario più che un film. Peccato perchè tra tutti i lavori di Cronenberg (regista che stimo moltissimo) è quello che meno mi ha convinto e anche quello più lontano dal suo modo di far cinema. Per quanto riguarda gli attori ho apprezzato la piccola parte di Cassel, ho trovato abbastanza anonimo Fassbender, buono Mortensen, eccessiva e quasi involontariamente ridicola nella prima parte l'interpretazione della Knightley che però poi offre una prova molto buona da quando inizia a guarire. In definitiva un film che annoia, nonostante fosse basato su una storia particolarmente interessante. Peccato, tentativo bocciato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  09/10/2011 15:32:15
   10 / 10
Tantissima cultura, tantissimo cinema e letteratura girano da 100 anni attorno a Freud, figura ingombrante che aleggia anche su tutta l'opera di Cronenberg, e con la quale adesso il regista ha il coraggio una buona volta di fare i conti direttamente, come per provare a liberarsi dal fardello della sua autorità esattamente come volle fare il primo dei "discepoli", Jung, che rifiutò di esserne il delfino.

Due scene, nella polarità fra le quali si può dire si collochi tutto il film.
Scena 1. Sabrina Spielrein espone una sua teoria a Jung, che la ascolta con massimo interesse: la sessualità nella sua essenza più profonda ed estrema, rappresenterebbe per l'ego la propria distruzione: l'annullamento di un'individualità in un'altra. E dunque la rimozione delle pulsioni sessuali non corrisponderebbe alla rimozione di un primario impulso vitale, ma potrebbe scaturire dalla ribellione dell'ego al proprio annichilimento. Sarebbe "il contrario di quanto afferma Freud".
Scena 2. Jung, turbato, racconta a Sabrina che tutti i suoi sforzi sono tesi a fare della psicanalisi non semplicemente il percorso per svelare al paziente la sua malattia, che si contorce come un rospo in una stanza, ma il percorso per indicare al paziente la strada verso la pienezza dell'individuo per essere il quale è nato.
Cronenberg è evidentemente affascinato dalla psicologia junghiana: ci sono territori inesplorati, dentro e attorno l'essere umano. C'è dell'altro, al cuore dell'inconscio, oltre alla pulsione erotica come motore primigenio: qualcosa che ancora non è stato scoperto. Come, per Jung, non esisterebbero le coincidenze, così ciò che sembra appartenere al paranormale attenderebbe soltanto di essere decifrato in termini scientifici.
C'è una nuova tensione interna al cinema di Cronenberg: al regista non basta più svelare l'anima nichilista e autodistruttiva di Eros (ossia affermare che Thanatos non sia tanto l'opposto di Eros, ma ne costituisce l'essenza [vedere "Crash", "M. Butterfly", e più indietro "Videodrome"]. Per la prima volta si fa strada un barlume di positività nel nichilismo. Far luce sui territori inesplorati che si celano sotto le illusioni dell'identità potrebbe non portare solo a osservare un rospo che si contorce, ma illustrare potenzialità ignote della realizzazione di sé.

Naturalmente, i personaggi del film sono ben lontani dall'avvicinarsi a questo traguardo. Tuttavia (ed è il motivo per cui il film è diverso dai Cronenberg più "tipici"), il film si muove dalla metamorfosi "appariscente" per avventurarsi in una spirale che è contemporaneamente involutiva ma evolutiva (alla maniera di Kubrick). Cronenberg abbandona il mostro-Sabrina delle prime sequenze, che in crisi isterica si contorce e si deforma come una creatura mutante uscita dai primi film di Cronenberg, per affondare nel Logos. La Parola esplora i meandri della psiche disposta a smarrirsi in essa, a fare esperienza dello scacco della ragione e dell'imprescindibilità delle esperienze vissute sulla propria pelle.

"A dangerous method" è la storia di una sfida al principio di autorità. E' la complessa vicenda di una sofferta emancipazione da un masochismo intellettuale. Jung si smarca dal padre-padrone Freud, in un processo che passa attraverso l'assunzione di un ruolo sadico con Sabrina (mentre, per Sabrina, i rapporti masochisti con Jung rappresentano lo sfogo, la sublimazione del masochismo patologico che discendeva dal rapporto malato con il proprio padre).

Cronenberg ama ormai sempre di più affondare il proprio coltello in trame "apparentemente" classiche/tradizionali, in cui la trasparenza della superficie serve in primo luogo per affondare chirurgicamente sotto la superficie. E' fare con gli uomini, i loro sentimenti e le loro passioni, ciò che fa con gli insetti l'entomologo (anche se l'immagine è abusata, rende l'idea). E' difficile immaginare una sceneggiatura più trasparente di quella – magnifica, quasi insuperabile per precisione cronometrica – di "A dangerous method". Che capacità di sintesi, che narrazione veloce, saettante, essenziale! Tutto quello che dev'esser detto, senza esser lasciato sfuggire, viene detto a chiare lettere. E così viene mostrato: non ci sono ombre nelle immagini di Cronenberg, tutto è in piena luce, privo di contrasti, quasi piatto.



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"A dangerous method" allude ai germi delle due guerre che sconvolsero l'Europa e il mondo nella prima metà del XX secolo, allo stesso modo di come vi allude "Il nastro bianco" di Haneke.

Cronenberg abbandona poi i suoi personaggi, per riassumerne i destini seguiti "dopo la tempesta", in sintetiche didascalie che sembrano epitaffi. Nell'ultima di esse è evidente la predilezione per Jung, vissuto sino al 1969 divenendo "il più grande psicologo di tutti i tempi". Nel finale abbiamo assistito a un uomo parzialmente sconfitto, ma che si riprenderà, arrivando un po'più oltre, anche se la vita e la Storia consumano tutti, Cronenberg ha composto un inno alla fatica di non rassegnarsi. Le didascalie conclusive assomigliano a quella di "Barry Lyndon": "Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali". Ma il continente che Jung ha intravisto, aspetta ancora di essere esplorato.

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Ultima risposta 04/11/2011 16.55.50
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  09/10/2011 10:31:18
   8 / 10
Cose così alla rinfusa, appunti, per poi ricordarmi di riprenderli in mano e in testa. Promemoria: imparare la grammatica del tono dela voce. E poi, innanzi tutto la figura di Otto Gross, fenomenale nel film, barbone dell'inevitabilità, paziente e inCurato, sottotetto dell'inconscio, animale manipolatorio interpretato da un diabolico Vincent Cassel: promemoria – approfondire la figura storica. Poi, Freud, un magistrale e contratto Viggo Mortensen, che catalizza il sesso e non scopa, pronto a difendere il suo status evitando di citare le note tendenze cocainomani, tuttavia, l'unico a fumare il sigaro: metafora del *****? In bocca? Promemoria: approfondire lato omoerotico di Freud. Poi Lei, finalmente non la figura di una mentecatta ma di una Persona impatologicabile, un fascio di nervi ognuno dei quali porta il nome Donna e il cognome Essere Umano. Soprannome: con le palle. Promemoria: approfondire e custodire. E poi un Carl G. Jung esaurito, con la contraddizione che divora, borghese piccolo e grande, con l'implacabilità dell'ambizione corretta della conoscenza, l'ineluttabilità delle ancore economico-sociali. E infine: le inquadrature di David Cronenberg, sottilmente violentissime, perversamente sane. Promemoria: chiedersi perché non ricordo i sogni sotto psicoinducenti. Fine delle Impressioni a Caldo.

Otto Gross: il 9 novembre 1913 viene condotto in un manicomio austriaco.

"Mai reprimere Nulla": Otto Gross.

"Die Freie Strasse": rivista gratuita del 1915 – 1916 per divulgare una psicanalisi formulata da Otto Gross: saltando a piedi pari Freud e contro Carl Gustav Jung.

Impressione personale: calcolo indiscreto della possibile potenzialità immaginativa erotica deduttiva e fortemente propulsiva dell'incontro immaginario fra Sabina Spielrein e Otto Gross. [N.B.: In "Al di là del principio del piacere" Freud, riferendosi alla sua ipotesi dell'istinto di morte, ne riconosce la priorità alla Spielrein: "Una parte notevole di queste speculazioni è stata anticipata da Sabina Spielrein, in un lavoro ricco di contenuto e di idee che purtroppo non mi è del tutto chiaro". (Boringhieri 1975, p.88)]

Gross/Cassel: L'animale umano di G. Noé che fa della demarcazione dei confini una pulsione di vampirismo intellettuale dedito al piegamento del polso del "perché no?"

Otto Gross morirà di fame sulla strada il 13 febbraio del 1920: libera associazione di idee "…la realtà e molto più caparbia e infinitamente più paziente. Proprio come un veleno insidioso nella falda freatica può impiegare anni prima di far sentire i suoi effetti, analogamente le conseguenze dei fatti impossibili non sono immediate." Casa di Foglie, Mark Z. Danielewski

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Ultima risposta 09/10/2011 10.53.48
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  07/10/2011 21:33:22
   8 / 10
“A volte bisogna fare qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere”.
Un David Cronenberg al servizio del Cinema classico in un’affascinante ricostruzione romanzata dei complessi rapporti fra due giganti del pensiero Occidentale, con in mezzo la grande mela della discordia femminile. Intepreti sopra le righe, ma un po’ tutto in questo film è sopra le righe.
L’unico difetto che posso riscontrare e che abbassa notevolmente il voto è la eccezionale e sconcertante freddezza del film. Non emoziona, non prende, non cattura. Inoltre si può provare una certa nostalgia per un cinema cronenbergiano, un cinema dalla potenza visiva e concettuale unica, che ora sembra completamente andato perso per una interpretazione più tradizionale di questo mezzo artistico. Tant’è. Grande David comunque.

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Ultima risposta 18/10/2011 17.07.35
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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  07/10/2011 15:15:28
   7 / 10
Film iperultracerebrale, ma non poteva essere altrimenti considerando il soggetto... ma ovviamente non è solo questo....il rapporto tra psichiatra e paziente è abbastanza prevedibile e rivisto in altre e pellicole anche se in diversi contesti; alla fine la cosa + interessante è l'evoluzione del rapporto tra Jung e Freud anche se Sabina ne è l'artefice. A tratti faticoso da seguire ma i protagonisti sono eccellenti e Cronemberg è Cronemberg :).

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  07/10/2011 00:51:10
   8½ / 10
Non capisco la critica mossa dai più a quest'ultimo, splendido film di Cronenberg, giudicato spregiativamente 'tradizionale', 'accademico'. Probabilmente la forza violenta dei suoi ultimi lavori, aggiunta al ricordo di alcuni celeberrimi horror del passato, aveva creato un'attesa errata nei confronti di "A dangerous method", quasi che opere come "M. Butterfly" o "Spider" fossero finite direttamente nel dimenticatoio.
Sta di fatto che, dinanzi a questa magistrale apologia della parola come rimedio per la psiche, si capisce quanto Cronenberg sia diventato artisticamente maturo (per me lo era già da anni).
Al di là della confezione impeccabile (d'altronde produce il fido Jeremy Thomas) e della sceneggiatura magnifica a firma Cristopher Hampton, il film colpisce perché, se seguito con attenzione, si rivela la summa di tutti i temi e le ossessioni del suo autore: i labirinti della mente (citerei il pur mediocre "Scanners" o "Il pasto nudo"), la follia ("Spider"), il sadomasochismo e la sessualità ("Crash" ma soprattutto "Videodrome"), la metamorfosi (direi "M. Butterfly"), il triangolo professionale e i confini deontologici ("Inseparabili"), la scienza come prolungamento dell'uomo ("La mosca" e tanti altri). Su tutto trionfa il potere della mente umana, macchina grandiosa e misteriosa.
Se si è disposti a lasciarsi trascinare da questo fiume in piena verbale, dalle caratterizzazioni psicologiche pregevolmente ritratte, dalla cura dei particolari e dall'eccellente recitazione (straordinaria la Knightley isterica e ringhiante, in sottrazione sia Fassbender che Mortensen), allora la ricompensa per occhi e spirito sarà addirittura spropositata; in caso contrario, preparatevi per una bella pizza.

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Ultima risposta 12/02/2012 14.35.34
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  07/10/2011 00:34:35
   6 / 10
Film molto interessante, incentrato sul rapporto tra i due psichiatri e la paziente Spielrein. Un rapporto ,quello tra Jung e la Spielrein abbastanza scontato e un dialogo a tre impostato su un linguaggio eccessivamente intellettuale. Lungometraggio noioso . Interessante, ma noioso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  06/10/2011 17:39:17
   7 / 10
Scelta radicale, per un regista come Cronenberg, quella di girare un film completamente parlato.
Molto riuscita la prima parte, con dialoghi estremamente evocativi.
Un pò didascalica la seconda - dall'ingresso in scena di Mortensen in poi - con l'inizio di una battaglia dialettica a tre in cui la tensione stenta decisamente a decollare, nonostante la bravura del cast. Straordinaria, secondo me, la Knightley: una partenza un pò sopra le righe, ma la sua è una performance convincente per un ruolo difficilissimo.

Il film stilisticamente è inattaccabile, con il rapporto tra i due medici descritto alla perfezione, soprattutto nei momenti in cui i toni subiscono leggere ma determinanti trasformazioni, passando da amichevoli a sempre meno concilianti nel giro di un paio di battute. Ma ripeto, tranne l'inizio, manca la tensione, non c'è una singola sequenza capace di incollarti veramente alla poltrona. Tutto avanza senza particolari guizzi. Un 7 lo strappa, ma non posso nascondere un pizzico di delusione.

Gabo Viola  @  04/10/2011 12:02:30
   4 / 10
Ma crony cosa mi combini? Ci avevi abituato sempre a spingerti e spingerci oltre, il connubio carne/metallo, le letture e trasposizioni colte da Ballard a Burroughs, la tua volontà di usare l' horror come pretesto per sviscerare dinamiche psicologiche. Cosa ne è rimasto? Una algida carrellata di eventi, compressi in 1 h e 30 minuti di fotografia fictionettara, sceneggiatura che racchiude probabilmente in modo fedele l' intreccio Angus Young Freud: se ne sentiva il bisogno? Cosa può aggiungere una diapositiva così sbiadita che non si possa apprendere dallo studio o da una lettura appassionata? Mortale e monocorde il ritmo di narrazione, colori opachi, attori spesso risibili. Keira Knightley nelle sue smorfie mi ha ricordato, a scelta, uno tra Alien e Predator. Il mascellone di Edgar Davids avrebbe dato meno nell' occhio. Questa è gente che si imbelletta la mattina e poi dice "mmm ok, pazza? Mascella di fuori? Ok Crony, sarò la tua pazzerellona dei caraibi". Ciak si gira, il trailer passa la storia come una morbosa relazione sessuale, Keira acchiappa-pubblico, tutti sono felici e contenti. Se questi sono i vecchi mostri del cinema, non prevedo per loro una rosea vecchiaia. Bocciatissimo

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Ultima risposta 08/10/2011 20.35.24
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willard  @  03/10/2011 16:24:44
   7½ / 10
Una vicenda estremamente meditativa che affonda profondamente i denti sulle figure più importanti della psicoanalisi moderna (non "psicanalisi", come sottolinea il professor Freud), ovvero Carl Jung, Sigmund Freud e in mezzo Sabrina Spielrein, una figura femminale che ha contribuito in modo importante allo sviluppo di certe teorie psicoanalitiche del XX secolo.

Inizialmente paziente di Jung, la Spielrein diverrà ella stessa una specialista di psicoanalisi, passando per un triangolo perverso di sesso e teorie (o pseudo-teorie) filosofico-scientifiche, in cui sono coinvolti i tre protagonisti e soggetto principale del film.

La storia è lenta e discorsiva, ma estremamente affascinante, splendidamente interpretata da Michael Fassbender (Jung), Viggo Mortensen (Freud) e Keira Knightley (Spielrein), con una estrema accuratezza di luoghi e costumi in cui si svolgono le vicende (Svizzera e Austria).

Cronenberg non lesina dei primi piani che esaltano la grande espressività degli attori, soprattutto della Knightley/Spielrein nella fase acuta dei suoi problemi interiori; visivamente non ritroviamo il regista trasgressivo a cui siamo solitamente abituati, presente, però, fortemente nelle aberrazioni e nei contorti meandri mentali dei protagonisti della storia.

Un film da vedere sicuramente per gli appassionati di David Cronenberg e di psicoanalisi.

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Ultima risposta 04/10/2011 00.35.16
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BrundleFly  @  02/10/2011 20:17:54
   6 / 10
Se negli anni '80 qualcuno avesse detto a Cronenberg che un giorno avrebbe girato un film in costume sulla storia della psicoanalisi penso che gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia. Il film meno "cronenberghiano" della filmografia del regista, ancor meno di Eastern Promises (che è comunque un gran film a mio parere). Un viaggio nella psiche e nella sessualità che purtroppo non è riuscito a coinvolgermi come avrebbe dovuto.
Ottimo tutto il cast e con una riproduzione storica molto curata. Da apprezzare il tentativo di Cronenberg di distaccarsi da quello che è il suo genere, ma a mio parere il risultato non è del tutto soddisfacente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  02/10/2011 12:46:24
   7 / 10
Non si può non rimanere spiazzati dall'ultimo film di Cronenberg, specialmente per chi conosce ed apprezza il regista canadese. Questo A Dangerous Method è sicuramente un buon film, con ottime interpretazioni (si, anche la Knightley se la cava bene), scenografie, etc...Il problema, a mio avviso, è che appare tutto troppo classico per essere un film di Cronenberg, regista che già con i suoi ultimi due film aveva smussato gli eccessi (meravigliosi) del suo cinema, senza però perdere quel tocco autoriale che lo ha reso famoso.
A me è piaciuto, però non posso nascondere di essere uscito dalla sala un pochetto deluso.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/10/2011 22.06.09
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Jumpy  @  02/10/2011 01:35:58
   7 / 10
Un film solido e ben costruito ma che mi è parso troppo artefatto e forzato.
Talmente forzato da sembrarmi un po' freddino e distaccato, di certo è un Cronenberg insolito che si dimostra all'altezza della situazione anche in questo contesto.

Lory_noir  @  01/10/2011 23:57:18
   6½ / 10
La prima parte è molto interessante e Keira Knightley è davvero brava. La seconda parte mi è sembrata un po' inconcludente. Mi ha dato l'impressione di non essere né troppo fedele alla realtà tanto da affascinare per il racconto di fatti veri, né tanto romanzato da essere avvincente.

forzalube  @  01/10/2011 06:49:33
   7½ / 10
Film molto interessante e coinvolgente che però non mi ha convinto del tutto. A volte sembra un po'troppo costruito a cominciare dalla recitazione a mio avviso troppo forzata di Keira Knightley (soprattutto nella parte iniziale).
Merita comunque senz'altro di essere visto.

Invia una mail all'autore del commento kampai  @  14/09/2011 15:01:27
   8 / 10
un cronenberg diverso a quello che eravamo abituati:ora fa a pezzi il cervello e non il corpo.il rapporto conflittuale tra jung e freud sul modo di curare prima li avvicina poi li separa, complice il caso della bella sabina, masochista non pentita.recitazione bella e ben diretta anche se molto fredda.fassbender fa la parte del protagonista e se la cava egregiamente vicino a keira e a viggo.scenograficamente molto riuscito.bello e da vedere

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/09/2011 23:47:50
   7 / 10
Ammiro molto il fatto che Cronenberg abbia voluto raccontare gli eventi senza espanderli nelle spire del romanzesco, come ha fatto il sottovalutato "Prendimi l'anima" di Faenza, adottando per questo le didascalìe finali pur di non inflazionare la storia. Amo anche questa nuova visione della Parola, capace di costituire un'umanesimo in un mondo scientifico concentrato tra le pieghe della carne, più che della mente. Il film in questo senso è finissimo, ma è come se la recitazione, che non ho apprezzato particolarmente, finisca per impennarsi nel rigore un pochetto stantìo di un certo cinema del passato. A un certo punto non si sa bene se ci troviamo di fronte al rapporto discusso tra due cervelli della psicanalisi o una relazione tormentata con robuste iniezioni di Arthur Schnitzler ("Fuga nelle tenebre" in particolare).
Se fosse la seconda ipotesi, il film sarebbe squisito, nè più nè meno. Invece sono giorni che, indeciso tra passo falso e capolavoro. sono più che mai combattuto. Non è questo il Cronenberg che mi aspetto, non così "classico" e vagamente "professionale". Forse non ha torto chi insinua una barriera labile tra i confini del suo (vecchio) cinema e una contemporaneità che non ha più tempo per stupirsi (di lui)

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/10/2011 16.09.15
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/09/2011 15:25:35
   8 / 10
La nascita della psicanalisi, la "peste" che inonderà il mondo, il nuovo metodo della cura parlata, il nuovo verbo, la nuova carne. La storia di un pensiero che gradualmente diverge nelle metodologie, sulla necessità di Jung di andare oltre la sessualità di Freud, di andare oltre la semplice corporalità espandendo i confini del corpo stesso.
Lo scontro diviene sempre più insanabile, segnali videodrome di diversa natura, scanners che cercano con la forza della parola (il film è ricchissimo di dialoghi), della dialettica e del pensiero di influenzarsi vicendevolmente per primeggiare ed imporsi.
Cronenberg smonta la storia della rottura fra Freud e Jung e la rimonta secondo le tematiche del proprio cinema, con una confezione curatissima sotto l'aspetto tecnico e lavorando molto sui personaggi facendo emergere le molteplici sfaccettature. Bravissimi Fassbender e Mortensen, con qualche eccesso di troppo nella parte iniziale della Knightley e da non sottovalutare il piccolo ruolo di Cassel. Il personaggio di quest'ultimo è il vero detonatore della rottura fra i due uomini, medico e al tempo stesso paziente di Jung, demone sotto la pelle libero dalle repressioni dei propri istinti e proiezione stessa del super-io di Jung, uomo represso dalle convenzioni sociali ed etiche.
A dangerous method è un film di Cronenberg al 100% e gli appassionati del suo cinema se ne renderanno conto.

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