another year regia di Mike Leigh Gran Bretagna 2010
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another year (2010)

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locandina del film ANOTHER YEAR

Titolo Originale: ANOTHER YEAR

RegiaMike Leigh

InterpretiJim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman, Peter Wight

Durata: h 2.09
NazionalitàGran Bretagna 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2011

•  Altri film di Mike Leigh

Trama del film Another year

Lo scorrere delle stagioni di un anno accompagna la vita di un gruppo di personaggi. Gerri, psicologa e Tom, geologo, sono sposati da decenni e hanno un figlio avvocato, il trentenne Joe che conduce vita indipendente ma non ha ancora una compagna. Gerri e Tom ospitano spesso Mary, segretaria nella clinica in cui lavora Gerri sempre in cerca di un uomo col quale condividere le proprie tensioni. A loro si aggiungerà Ken, vecchio amico di Tom e ora spesso ubriaco. In autunno Joe porterà un sorpresa che i genitori troveranno molto piacevole: Katie, una terapista occupazionale di cui si è innamorato ricambiato. L'inverno una morte improvvisa colpirà la famiglia.

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Voto Visitatori:   6,92 / 10 (32 voti)6,92Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Another year, 32 opinioni inserite

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matt_995  @  07/12/2023 11:36:23
   8½ / 10
Mi è capitato di ripensare a questo film qualche tempo fa.
Con un mio amico (fidanzato e follemente innamorato) si parlava della mia solitudine, del mio status di single. E il mio amico continuava a ripetermi cose tipo: "Se non ami te stesso non puoi amare nemmeno gli altri" oppure "Devi impegnarti a cercare, non arriverà una manna dal cielo" continuando poi a sciorinare monologhi su quanto fosse innamorato della sua fidanzata.
Un discorso che avrebbe dovuto motivarmi ma che invece non ha fatto che deprimermi.
Ecco perché ho ripensato a questo film: una disamina crudele (se la si sa leggere oltre l'apparenza leggera) su come le persone felici e innamorate siano spesso crudeli, intolleranti e pressappochiste verso chi felice non lo è affatto, verso chi è solo, chi è depresso, chi è meno fortunato.
E in questo caso i due protagonisti (ironicamente chiamati Tom e Gerri) sono due veri vampiri (come brillantemente scritto nella recensione del sito) che si cibano dell'infelicità altrui per accrescere la propria felicità. Un messaggio davvero rivoluzionario da parte di Leigh.
In più, c'è una Leslie Manville che avrebbe come minimo meritato un Oscar all'attrice non protagonista.

DarkRareMirko  @  10/08/2021 00:04:19
   7 / 10
Probabilmente non il miglior Leigh, che si limita a mostrare uno spaccato sociale e familiare in maniera talvolta un pò piatta, o comunque risultando alla fin fine non cosi' interessante; lo stile ricorda alla lontana Loach, che però come autore riesce a parer mio a mettere a fuoco maggiormente il narrato, non lasciando a loro stessi personaggi ed azioni.

Discreti attori (qui però conosco solo la Staunton, sempre brava), regia delicata e statica, un pò lunghi 120 minuti per mettere in mostra vicende e situazioni un pò trite; comunque un'opera discreta.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/06/2021 11:42:56
   6½ / 10
Una coppia sposata sono osservatori dei tanti personaggi che ruotano intorno. Gente di mezza età, ai limiti della pensione, con le loro disillusioni, le difficoltà di un quotidiano sempre più angoscioso. Indubbiamente Leigh riesce sempre a gestire i personaggi come pochi altri, tuttavia non ho avuto mai molta empatia con i personaggi. Non uno dei suoi migliori film, ma sicuramente gli estimatori sapranno apprezzare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  02/11/2015 19:00:23
   6 / 10
io posso anche capire il volere di Leigh di contrapporre il finto buonismo/cinismo della famiglia perfettina al disagio della collega paranoica,dell'amico ubriacone e del fratello rimasto solo ..
ma spesso questo film si perde in silenzi troppo lunghi e in situazioni poco concrete..
L'intento è sicuramente apprezzabile ..forse io l'avrei tagliato un pò qua e là in modo da renderlo meno pesante..
Sicuramente sarebbe riuscita meglio una versione teatrale..ce la vedo di più,come sceneggiatura.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  11/11/2013 09:17:17
   6 / 10
Leigh è uno dei miei registi inglesi preferiti, amo molto il suo cinema, la delicatezza delle sue messe in scena e il riuscire a ricreare ritratti di vita reale con grande maestria nella direzione degli attori.
Questo Another Year pur avendo tutte queste caratteristiche non è sorretto da una vera trama se non lo scorrere del tempo, questo spaccato di vita è troppo esile per reggersi nelle sue ore di durata e spesso diventa verboso per i limiti del suo soggetto.

Cinema autoreferenziale, di classe, ma sempre autoreferenziale.

A.L.  @  07/11/2013 19:32:27
   9 / 10
L'essenza di Mike Leigh

Analisi attenta e chirurgica che fondamentalmente mette al centro l'amicizia, il sostegno. Troppo reale per essere vero e difatti, a volte lo è.

Matteoxr6  @  02/06/2013 20:46:50
   8½ / 10
Sapevo che venendo qui a votare non avrei trovato "votoni". Da una parte dico: "Meno male".
Sì, perché ciò conferma che si tratta di film molto particolare, con riferimenti di dettaglio difficili da cogliere e che, nel loro insieme, inquadrano uno spaccato di cruda vita reale palpabile.

Se leggete la recensione non potrete non andare a vedere questo film.

LoSpaccone  @  26/03/2012 17:23:49
   8 / 10
Un anno di vita, di una vita semplice e abitudinaria, che al cinema solitamente non piace vedere. Ma il cinema di rado si prende qualche lusso e si permette di rappresentare la normalità. E lo fa bene, perchè Leigh non cerca in indorarci la pillola rivelandoci qualche grandiosa verità celata dietro un gesto apparentemente stupido e meccanico. Leigh passa la normalità al microscopio e rende sceneggiatura i tic, le frustrazioni, le noie, le gioie, le incomprensioni del quotidiano, quegli aspetti piccoli proprio perchè quotidiani, e forse proprio perchè così piccoli erroneamente interpretati come inutili, non degni di essere rappresentati. Se fosse così non so quanti dovrebbero seriamente rivedere la propria vita e cercare di rendersi "rappresentabili". Ma fortunatamente non è cosi... e fortunatamente Leigh lo ha capito.

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charles  @  22/01/2012 16:56:40
   6 / 10
Stringi stringi, un film intimista senza trama e senza impronta; nessuna scena che vaga la pena di essere ricordata, e nonostante la buona recitazione le vicende dei personaggi non coinvolgono.
Un "Grande Freddo" piatto piatto; nel complesso, davvero troppo poco per superare la sola sufficienza.

ste 10  @  21/12/2011 16:35:33
   8 / 10
Bello, profondo, malinconico, ben caratterizzato e con personaggi "umani" e credibili; dimostrazione che con semplicità e sincerità si possa fare un gran bel film

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  19/09/2011 16:59:48
   6 / 10
Un film che parla in maniera eccellente di "carità pelosa", in cui una coppia felice coinvolge gli amici rottamati nella propria vita ma non per un sentimento elevato di pietas, bensì con l'ipocrisia di chi, in fondo, tollera le persone più sfortunate senza tuttavia fare assolutamente nulla di tangibile per aiutarle.
Al contrario, quando Mary confessa la sua infatuazione per Joe, verrà semplicemente rigurgitata perchè intollerabile motivo di disdoro in un meccanismo così perfettamente stabile.
Emblematico anche il distacco della coppia protagonista nei confronti del fratello di Tom che perde la moglie: l'efficienza organizzativa fa da contraltare a una totale assenza di sentimenti e a un certo fastidio per il turbamento della serena routine della coppia perfetta.
In definitiva un film intelligente e graffiante, che tuttavia ha un difetto tremendo: è di una noia mortale.

isaber  @  21/08/2011 14:43:26
   6½ / 10
Un anno pescato a caso nella vita di una coppia matura. Non è un anno particolare perchè accadono eventi significativi, è solo un altro anno. Intorno a marito e moglie ruotano i famigliari (il figlio e il fratello di lui) e gli amici. Un film semplice ma che riesce a rendere il tempo che passa, la quotidianità, i piccoli momenti che fanno le giornate. Ho scelto un voto relativamente basso perchè alcune cose non mi sono piaciute. Tom e Gerri sono così insopportabilmente perfetti e compiaciuti della loro vita e del loro rapporto da trattare (a me è sembrato) con distacco gli amici problematici, senza provare veramente dolore o dispiacere per loro. I dialoghi sono un po' fastidiosi perchè tra di loro parlano sempre in tono scherzoso, eccessivo (e poi perchè quando i personaggi si rivolgono la parola devono sempre pronunciare il nome della persona a cui parlano? insopportabile), e si parla veramente troppo in questo film. Bello il personaggio di Mary.

willard  @  15/07/2011 10:03:04
   7 / 10
Un anno nella vita di Tom e Gerri (si chiamano proprio così), scandito dall'avvicendarsi delle stagioni: "così è la vita" sembrano bonariamente comunicarci i due protagonisti, catalizzatori delle storie intorno a loro, in cui si muovono amici e parenti, con i loro problemi e i loro desideri.

Un film che si colloca appieno nei registri di Mike Leigh: pacate ambientazioni british-style, caratterizzazioni dei personaggi molto efficaci e un incedere abbastanza lento, ma con un'intesità efficace fino in fondo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  17/05/2011 15:16:54
   7 / 10
Quattro stagioni,un altro anno che se ne va per Tom e Gerry,coppia benestante e affiatata con un figlio e tanti amici.
La loro casa come punto di ritrovo per anime smarrite,da Mary che vorrebbe finalmente tornare ad amare ed essere amata, a Ken spaventato dal cambiare la propria routine professionale,a Ronnie rimasto vedovo e incapace di badare a se stesso.
Mike Leigh mette in scena il quotidiano scorrere di una famiglia,dialoghi lunghissimi,non sempre facilmente sostenibili ma penetranti nel delineare una credibile complessità umana,individuata attraverso piccoli avvenimenti,frammenti dolorosi che fanno a pugni con la felicità di un'esistenza apparentemente esonerata da ogni preoccupazione.
L'accogliente abitazione della coppia sembra un'isola raggiante in mezzo ad una mare di disperazione e insoddisfazione,impermeabile a quella solitudine che le gravita intorno,dove come naufraghi si ammassano individui dalle storie travagliate alla ricerca di un pizzico di conforto.
Entrare in contatto con questa gioiosa realtà sembra produrre un maggior sconforto dopo un iniziale momento di catarsi,Leigh si fa ambiguamente cinico,sembra mettere in piedi una sorta di autolesionismo perseguito da parte di sconfitti che possono solo toccare per un attimo uno spicchio di paradiso.
Non siamo però di fronte a un registro favolistico tipo "Happy Go Lucky",infatti dietro all'affabile parvenza si nasconde un altruismo fragile e quindi perituro.La gelosia verso ciò che si è costruito e ciò che si ambirebbe origina un attrito che riporta ad una dimensione umana non poi tanto amabile i due coniugi,forse benefattori dal cuore d'oro,più verosimilmente mossi da un conformismo che li spinge all'accoglienza purchè si eviti una contaminazione del loro rassicurante nido familiare.
"Another year" è film appassionato ma non sempre appassionante,il cast prodigioso aiuta Leigh in questa sua interessante analisi seppur corredata da qualche passaggio a vuoto causato dal ponderoso incedere e da una comprensione non immediata,forse perché troppo intimamente legata alle riflessioni del regista.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  14/05/2011 17:45:24
   7½ / 10
La poetica degli emarginati, degli sconfitti, satelliti attorno a una indecifrabile coppia medioborghese, dal cuore , forse, d'oro. Un presepe folcloristico attorno alle cui statuette l'occhio del regista danza, tra sceneggiature interessanti e splendide interpretazioni.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  07/05/2011 17:16:07
   7 / 10
C'è mica tanto da ridere.
Qualcuno ha visto qui Carver e l'Altman di America oggi, e quel lento sfumarsi del finale non poteva non ricordarlo, ma le differenze sono ugualmente molte a mio avviso.
Manca l'alito gelido e spietato del regista americano che aleggiava ovunque, manca la sua lapidaria sentenza sul genere umano, Leigh sceglie invece uno sguardo un po' meno crudele e ancora interrogativo, girando a noi spettatori, disonesto!, le sue domande.
Quale la linea di confine tra i sentimenti di amicizia che sembrano albergare nella coppia e quelli di malcelata tolleranza che esplode infine in impietosa difesa del proprio status quo nel momento in cui rischia di essere incrinato dalla presenza destabilizzante dell'amica problematica?
La coppia si chiude su se stessa e non c'è più posto per chi può minare il suo equilibrio.
La simpatia nei loro confronti si tramuta immediatamente in antipatia, la solitudine devastante dei loro amici pesa opprimente, la loro spirale autodistruttiva sempre più vorticosa ci è insopportabile.
Rimangono aperte le domande.

Quasi dimenticavo: gli interpreti sono bravissimi.

TheLegend  @  25/04/2011 21:15:52
   6½ / 10
Film tutto incentrato sui dialoghi,con un'ottima caratterizzazione dei personaggi.
Devo ammettere che in alcuni passaggi mi ha un pò annoiato.
Un discreto lavoro non indimenticabile.

Laisa  @  23/04/2011 03:22:48
   7½ / 10
ben girato e strutturato, non denuncia nessun finto buonismo, semmai reale accoglienza di una "famiglia felice" verso una povera donna che non sa quello che vuole...

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Ultima risposta 03/05/2011 16.04.12
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Jumpy  @  22/04/2011 01:54:34
   7½ / 10
Un film fatto di sentimenti, sensazioni, dialoghi (tanti... molto in stile Rohmer) e un sottile gioco di atteggiamenti, tra il detto e il non detto, ed il sottinteso, incentrato sul finto buonismo dello stereotipo della "famiglia Mulino Bianco(tm)" e sulla fame di affetto di Mary.
Cast eccezionale, su cui spicca l'interpretazione di Lesley Manville.
Se non ci fossero dei passaggi, a mio parere, troppo lenti e alcune fratture nella sceneggiatura, sarebbe stato un capolavoro.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  06/04/2011 23:35:52
   8 / 10
L'ultima fatica di Mike Leigh non è un semplice film sulla famiglia e il trascorrere di un anno qualsiasi, ma è un film sulla "bonaria crudeltà"; alcune persone, come i protagonisti del film, si sentiranno sempre e comunque superiori ad altre, ma non riusciranno ad ammetterlo spesso nemmeno alla propria coscienza. Un film ricco di dramma ma con forti momenti ironici e lunghi silenzi che però non appesantiscono la visione. Gli attori sono straordinari e la fotografia davvero eccellente. Un film da non perdere.

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  28/03/2011 18:22:59
   8 / 10
Un prodotto di nicchia per intenditori...un gioiellino...ricorda i film verbosi di woody allen, ma non annoia mai,
Corrosivo...spietato...il finto buonismo di chi sta meglio di te e ti accoglie solo per confrontarsi ed esorcizzare le proprie paure...
Da non perdere, of course...

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  10/03/2011 21:27:49
   8 / 10
Come ripeto spesso, i film non li si vota solo con gli occhi ma anche col cuore. Questo film mi ha riportato alla mente situazioni personali di gente che ho conosciuto e che assomiglia molto ai due personaggi del film. Compresa l'abitazione nelle campagne inglesi (nel mio caso il bosco di Alia).
Per il resto film che definirei un gioiellino. Ben fatto ed assolutamente ben recitato, è foriero di valori semplici: il sostegno, l'amicizia, la solitudine. Trattati in modo delicato e spontaneo. Il film dimostra palesemente la differenza tra amicizia e collusione. Per chi si occupa di psicologia: tra sostegno ed identificazione. Bellisimo. Da vedere.

4 risposte al commento
Ultima risposta 10/11/2011 11.39.04
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Invia una mail all'autore del commento viewer  @  07/03/2011 12:04:25
   8 / 10
Ironia britannica molto corrosiva: con il sorriso sulle labbra M. Leigh ha voluto denunciare la chiusura della gente: le persone si frequentano in amicizia ma alla fine senza empatia nè calore affettivo. Anche il più solo alla fine non ha solidarietà per il suo simile e chi invece sta meglio di lui, lo tollera simpaticamente, anche con un certo senso di compassione.

sestogrado  @  19/02/2011 01:09:44
   9 / 10
poetico e geniale. una classica commedia inglese che abbraccia quattro stagioni. non voglio dilungarmi nel raccontare la storia o caratterizzare i personaggi, questo film è pura poesia. i sentimenti contrastanti che accompagnano lo scorrere delle immagini, combaciano con le stagioni di un anno e lasciano alla fine una sensazione agrodolce che da conforto. complimenti veramente!

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  15/02/2011 12:35:25
   7½ / 10
Spiazzante. Non credo ci sia un aggettivo più idoneo per descrivere questo ultimo film di Leigh. Sotto la patina lenta e riflessiva, sotto la descrizione di una famiglia borghese "illuminata" e felice, si nasconde una cattiveria corrosiva. Chi sta bene, chi possiede la rarissima fortuna di un equilibrio emotivo tratta gli altri con affettuoso, ma sprezzante distacco. Li accoglie come si farebbe con un cane randagio, ma solo ed esclusivamente se accettano in silenzio la loro imbarazzante condizione di emarginati.
Splendido il finale e ottimi tutti gli interpreti. Come al solito il doppiaggio italiano è una pena infinita.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  14/02/2011 01:25:38
   9 / 10
(Quasi) un film di vampiri.

Colpisce quanto sia (specie a una prima visione) intravvedere in questo film di Leigh la sua caratteristica prima: essere una riflessione su "EMARGINAZIONE" e "ACCOGLIENZA" nei contesti sociali.
Una riflessione sull'IPOCRISIA con cui chi "sta bene" tollera (dunque non è solidale) con chi sta meno bene.
E' un tema che Leigh sviscera mirabilmente lungo tutto il film, da capo a coda (letteralmente: significativo il "prologo" quanto l'epilogo).

Sicuramente Leigh è un umanista, ma è anche sornione e lascia a noi spettatori renderci conto di quello che ci viene (di)mostrato nel suo film, e di quanto ciò che viene rappresentato rappresenti anche noi.
Leigh ha la virtù di non urlare i suoi argomenti, anzi li dissimula e quasi li mimetizza, mettendo in risalto altro. Ma dagli interstizi della narrazione, una volta afferrato il senso, questo emerge in modo ben altrimenti potente.


Per dettagli,

Vedi Recensione

"Another year" fa venire in mente la ferocia dissimulata dall'ironia del grande Rohmer; ma soprattutto è tanto affine alla narrativa di Carver (a questo riguardo proprio il "non spiegato" riguardo all' "angry young man" dell'episodio "inverno" sembra uscito direttamente da una short story del grande scrittore americano, sguardo lucido su una realtà registrata in punta di penna, senza aggettivi, spiegazioni o psicologismi).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  12/02/2011 02:42:11
   6½ / 10
Esistono "casi" cinematografici davanti a cui ogni perplessità soggettiva passa in secondo piano davanti alle capacità superlative dei singoli interpreti, e credo che "Another year" sia uno di questi film. Leigh lo si conosce, il suo cinema - qualcuno dice "umanista" - sembra spesso soffermarsi sulla paura e sui rischi della folle corsa verso la modernità. E' un cinema di detti e contraddetti, di allusioni vaghe e precipitosamente accantonate, di tensioni verbali che implodono in maniera fortemente superiore al loro effettivo valore emotivo. Un cineasta che può non piacere, ma che vanta nella sua vasta filmografia almeno un paio di capolavori ("Naked" e "Segreti e bugie"). Ora, la coralità intimista e simbolica di "Another year" - straordinariamente affine al ciclo "commedie e proverbi" del compianto francese Rohmer - lievita a poco a poco fino a sfociare nel sublime epilogo, ma non mi sento per questo di esultare, come ha fatto la critica, davanti a una visione tanto contemplativa della vecchiaia, delle rinunce, dei dolori interiori di ogni singolo componente ehm personaggio del film.
Non è all'altezza di Rohmer, opps di Mike Leigh questo ritratto artificioso di dialoghi estenuanti e un pochetto indisponenti, questo rigore dove si chiude un cerchio, dove figure abbozzate o anche descritte splendidamente (v. le nevrosi alcoliste di Mary) che sembrano chiudersi nel loro mondo di insoddisfazioni senza rispondere direttamente a delle domande (su tutti, il figlio ribelle e la sua reazione di rabbia davanti alla morte della madre: perchè?).
Il film ha una delicatezza, un'intimismo che commuove, e proprio per questo promuove nuovamente Leigh come autore di grandi capacità, ma l'estetizzazione "povera" della quotidianità alla lunga annoia, salvo appunto l'exploit finale dove davvero ogni minima giostra di sguardi e sensazioni sembra toccata davvero da una sorta di autenticità (poesia) universale.
Un film da 5 o da 10, dipende dalle angolazioni.
E che, ripeto, davanti alle interpretazioni magistrali di certi attori (su tutti, Lesley Mansville e David - Harry Potter docet - Bradley) supera tutte le perplessità e qualche comprensibile sbadiglio

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Ultima risposta 15/02/2011 14.25.27
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