aria (1987)

Incastrandosi bene col tema estetico portante della cinematografica riproposizione di un'opera teatrale, il film collettivo ARIA si compone di più parti ma si sorregge sullo stile individuale e sulla messinscena diversificata, concatenata da movimenti sonori protagonisti che unificano questo esperimento in un tumulto di storie, visioni e adattamenti personali che soddisfano sensorialmente ma che non lasciano altro, non solo per la sterilità narrativa di certi registi partecipanti (nonostante l'interessante presenza di alcuni artisti come Robert Altman e Jean-Luc Godard), ma anche per la semplicità o la troppa pochezza di alcune "arie", gestite con riguardo solo a livello visivo ma che di cinematografico hanno poco da offrire, se non la novità del linguaggio e l'originalità dell'idea di base.

Un esperimento parzialmente riuscito questo di creare una serie di videoclip basati su arie liriche e di comporlo in un film a mosaico. Peccato per qualche classicismo di troppo e per alcuni espedienti banali, ma secondo me c'è parecchio da salvare - Jarman, Godard, Russell ma anche altri.
Un film non per tutti.

Esperimento accademico più che mai, un'ottima idea ma realizzata debolmente, compromessa soprattutto dalle contrastanti velleità di ciascun episodio, in un paio di casi realmente sublimi (Godard e Derek Jarman, o anche Altman), in altri francamente risibili (Temple) o insopportabili (Russell).
Un vero trionfo del kitsch d'elite, pregevole per gli amanti di un cinema d'essai: peccato che il tutto sia - eccezioni lodevoli a parte - mortalmente noioso