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Questo film mi ha (ai suoi tempi) letteralmente lacerato: come un videoclip allucinato (ottime immagini di repertorio che Micheal Moore nemmeno si sogna) riesce a penetrare dolorosamente il climax della guerra fredda e la paura dell'atomica senza risultare mai freddo e didascalico. Tutt'altro: è indubbiamente uno dei più bei documentari sul tema, con qualche analogia all'immenso Koyannisqatsi musicato da Philip Glass. Col tempo è calato il sipario su questo film e i più l'hanno ingiustamente dimenticato, ma credo sia indispensabile vederlo anche e soprattutto oggi