a touch of zen - la fanciulla cavaliere errante regia di King Hu Taiwan 1972
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a touch of zen - la fanciulla cavaliere errante (1972)

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locandina del film A TOUCH OF ZEN - LA FANCIULLA CAVALIERE ERRANTE

Titolo Originale: HSIA NU

RegiaKing Hu

InterpretiXu Feng, Shih Chun, Yong Pai

Durata: h 2.55
NazionalitàTaiwan 1972
Genereavventura
Al cinema nell'Agosto 1972

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Trama del film A touch of zen - la fanciulla cavaliere errante

Liberamente ispirato a un libro di racconti di Piu Sung-Ling (1640-1715), è un vasto affresco epico-avventuroso con risvolti fantastici la cui azione ha per sfondo un villaggio della Cina settentrionale nell'epoca Ming (1367-1643) e per personaggi princip

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Voto Visitatori:   7,70 / 10 (5 voti)7,70Grafico
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Voti e commenti su A touch of zen - la fanciulla cavaliere errante, 5 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/12/2021 14:11:16
   7½ / 10
I vari Zhang Yimou, Ang Lee e molti altri devono molto a questo spettacolare film di King Hu che mostra combattimenti come se fossero delle danze.
Sicuramente un film di fantasia molto spettacolare che sinceramente non mi ha annoiato malgrado la lunga durata.

Epico e coinvolgente anche se un po' ingenuo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/06/2018 16:29:16
   8½ / 10
E'considerato uno dei migliori, se non il migliore wuxia movie della storia. La tigre ed il dragone oppure i film wuxia di Zhang Yimou affondano le loro radici in questo film. Una prima parte che presenta i personaggi e definisce l'intreccio, fatto di intrighi e vendette, una seconda di azione e combattimenti che sfocia in un'ultima parte in cui fa capolino la sua componente mistica. Certmente bisogna fare una certa tara tra l'artigianalità di allora con i più cospicui e moderni mezzi a disposizione contemporanei, ma rimane ancora uno spettacolo per gli occhi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/06/2018 13.03.16
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kafka62  @  18/02/2018 16:50:37
   7½ / 10
Fin dalle primissime inquadrature (un inatteso prologo notturno in cui la camera si sofferma ad osservare, senza alcun motivo di ordine narrativo – più entomologicamente, direi, che simbolicamente – alcune tele di ragno, e che si apre all'improvviso, tra un vorticare di nuvole bianche, su un'alba luminosa e iridescente), "A touch of zen" rivela un'impressionante ricchezza visiva. King Hu sa esaltare le qualità intrinsecamente fotogeniche della natura e, con immagini tali da incantare anche il più smaliziato spettatore occidentale, ambienta in boschi di bambù attraversati da evanescenti fasci di luce, in lussureggianti radure al tramonto, in montagne aspre e solitarie, le pirotecniche avventure dei suoi personaggi. Quello di Hu è un cinema che, pur senza disdegnare gli interni e il décor artificiale, si sviluppa principalmente en plein air, in spazi aperti che dimostrano di essere i più congeniali alla raffinatissima sensibilità estetica del regista, alla mobilità della sua macchina da presa, alla libertà nella scelta della lunghezza dei campi (anche tramite l'uso di zoom) e, naturalmente, all'ambientazione dei caratteristici ed acrobatici combattimenti fatti di salti, voli e capriole aeree.
Film oscillante tra buddismo e Opera di Pechino, "A touch of zen" è figurativamente un capolavoro, ma lascia un po' a desiderare dal punto di vista della narrazione. Anzitutto, le tre ore in cui il film si sviluppa mi sembrano francamente troppe: non tanto per il suo ritmo lento e meditato, ché anzi proprio la sua lentezza, rotta contrappuntisticamente da fulminei e funambolici duelli in cui il montaggio si fa frenetico, è la qualità inconfondibile di un certo cinema orientale (che non può definirsi né esclusivamente intellettuale né meramente popolare), fatto tanto di momenti di riflessione e di intervalli sognanti quanto di rutilanti fiammate di azione e spettacolo. Il fatto è, invece, che l'intreccio, dopo essere stato a lungo (e felicemente) in bilico tra realtà e fantasia, naturale e soprannaturale, storia veridica e leggenda favolistica (con personaggi ambigui e misteriosi, suspense, e soprattutto quella lunga scena in cui il protagonista perlustra nottetempo la vecchia casa abbandonata), propende decisamente per una normalizzazione dello sviluppo narrativo e una razionalizzazione degli avvenimenti, dei quali per giunta l'autore si preoccupa di darci esaurienti informazioni (il lungo flash-back sulle cause della caduta in disgrazia della ragazza è, ad esempio, del tutto superfluo). La seconda parte, poi, risulta, se non proprio fiacca, sicuramente ripetitiva (un susseguirsi di duelli senza più emozioni o sorprese), e si conclude con una appendice fastidiosamente posticcia (il film poteva ben finire a mio avviso con Ku Sheng-chai che si allontana dal monastero con il bambino, ma c'è una mezz'ora di ulteriori combattimenti e colpi di scena che hanno il solo effetto di mettere inopinatamente ai margini i protagonisti della storia e di aggiungere una morale di stampo filosofico-religioso che definire imbarazzante suona quasi come un eufemismo). Tagliato di un'ora buona, mondato cioè delle sue parti più inopportune (il flash-back, il secondo finale, e alcune inutili scene di battaglia, che forse rappresentano il prezzo pagato per raggiungere una platea più vasta di spettatori), "A touch of zen" sarebbe un grandissimo film; così com'è invece risulta un'opera sì pregevole, ma anche un po' strana e diseguale, al tempo stesso affascinante e irritante, pletorica e leggera, che, se non altro, ha il pregio di contenere tutti quei temi i quali (dalla casa infestata dagli spiriti – anche se qui, con un'intenzione forse metacinematografica, la trovata dei fantasmi è un gioco razionale fatto di fantocci di cartapesta, catapulte e marchingegni vari – alla contrapposizione tra le sparute forze del Bene e le soverchianti forze del Male, dalla scelta di un eroe goffo e imbranato che si innamora senza speranza di una ragazza in pericolo di vita fino a quelle vere e proprie esibizioni ginnico-danzanti che sono i parossistici combattimenti con le spade) troveranno, nel decennio successivo, un fertile terreno di applicazione nelle pellicole dei registi della scuderia di Tsui Hark, specialmente in quello che è il suo vero film-manifesto, "Storie di fantasmi cinesi" di Ching Siu Tung.

Tuonato  @  30/08/2012 12:24:30
   5 / 10
Wuxia dei bei tempi andati, canguri d'oriente con pugnali e spade che volano che è una meraviglia.
Ora, non m'esprimo sul valore storico che può avere questa pellicola; questo ed altri lavori hanno influenzato nell'ultimo decennio registi come Zhang Yimou che hanno riproposto il wuxia in grande stile con enorme successo (su tutti a mio avviso Hero).
Chiaro che per il 1972 gli effetti speciali potessero anche esser discreti.
Ma visionato oggi non credo catturi più di tanto. La storia è quel che è, di pretesto per mostrare infiniti combattimenti volanti.
Ed essendo di concetto un action movie risente inevitabilmente del tempo trascorso, il film risulta malconcio, datato, scaduto, obsoleto onestamente.
La visione risulta pesante, le tre ore si sentono tutte. Lo consiglierei solo ai fanatici del genere.

Smerloof  @  09/02/2011 17:43:18
   10 / 10
Il primo film che ho visto di Hu ed è subito amore, tempi dilatati, riprese sinuose e a lungo andare catartiche, combattimenti che sono poesia pura, un film da vivere più che da vedere semplicemente, un'esperienza dei sensi, a mio parere il miglior wuxia di sempre.

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