bande a part regia di Jean-Luc Godard Francia 1964
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bande a part (1964)

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locandina del film BANDE A PART

Titolo Originale: BANDE À PART

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiAnna Karina, Claude Brasseur, Sami Frey, Jean-Luc Godard

Durata: h 1.37
NazionalitàFrancia 1964
Generenoir
Tratto dal libro "Bande à part" di Dolores Hitchens
Al cinema nel Settembre 1964

•  Altri film di Jean-Luc Godard

Trama del film Bande a part

Due poco di buono, Arthur e Frantz, convincono la bella Odile ad aiutarli a derubare il di lei vecchio zio. Ben presto, il sodalizio si tramuta in un triangolo amoroso...

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Voto Visitatori:   8,24 / 10 (21 voti)8,24Grafico
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Voti e commenti su Bande a part, 21 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Goldust  @  27/03/2018 16:56:20
   6½ / 10
Un Jules e Jim meno rigoroso e più scanzonato. Non è quel capolavoro che la media lascerebbe intendere, è un film diseguale ( sicuramente non un noir se non negli ultimi venti minuti ) e grottesco, a tratti divertente, in altri superficiale come i suoi personaggi. I tre interpreti sono però perfetti nel portare sullo schermo una generazione senza ideali che vive alla giornata, ed almeno due scene passeranno alla storia del cinema, non solo della nouvelle vogue: la visita di corsa nel Louvre e il balletto a tre nel caffè parigino, ripreso da Tarantino in Pulp Fiction.

7219415  @  17/03/2016 12:31:05
   7 / 10
Molto piacevole e divertente

Oskarsson88  @  15/03/2016 20:20:39
   7½ / 10
Triangolo divertente e irriverente, spigliato e leggero, un colpo pianificato da due furfanti con la complicità della bella e non furbissima ragazza. Film d'altri tempi, piacevolissimo.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  21/04/2015 17:02:39
   8 / 10
Il film che salvò la vita alla Karina, che influenzò il cinema di Tarantino, ed indubbiamente anche uno dei più riusciti esperimenti di Godard, non troppo inflazionato dal suo gusto per l'eccesso, sperimentazione centellinata, alternanza dei dialoghi con un minimo di senso costrutto, ambizioni che rasentano lo zero, lo scopo era farne un film di serie Z e come spesso accade dalle piccole botti esce il vino buono.
Persino nei cosiddetti 'momenti morti' cala l'asso di cuori, la madison dance come la definì la Karina è tanto superflua quanto magnetica, ripresa in Pulp Fiction è una delle più attraenti sequenze del cinema di Godard, fine amante della commedia musicale non disdegnava inserire degli intermezzi musicali, mi viene a mente il balletto della Karina in 'Questa è la mia vita' gli stessi Rolling Stones in studio utilizzati ne 'Sympathy for the Devil' parodia sull'estrema destra, Aznavour lanciato in un assolo nel bel mezzo de 'La donna è donna'.
Si respira un clima uggioso, fotografia in b/n, Karina provata in volto dalla depressione, dopo l'aborto e il matrimonio naufragato, la colse il mal di vivere, i tentativi di suicidio, settimane in clinica che ce la consegnano spenta, in affanno, e sembra che anche il regista per una volta serba pietà non volendo destinarla alla puntuale tragedia alla quale è sempre stata sacrificata nelle sue opere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/04/2015 17.06.46
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  19/01/2014 16:38:05
   7½ / 10
Il cinema di Godard non si puo' amare a "prima vista". E questo "Bande a part" non fa eccezione. Dopo una prima visione ero un po' interdetto. Storia e dialoghi banali che non portano da nessuna parte.
Ma se cerchiamo un titolo davvero innovativo nella storia del cinema dobbiamo affacciarci verso questa pellicola, davvero ricca di idee e sorprese. Praticamente questo film è la "nouvelle vaugue"!
Alcune scene sono diventate "cult" e hanno ispirato grandi registi come Bertolucci e Tarantino.
Ma è comunque un film non per tutti che consiglierei solo ai cultori della settima arte.

Lucignolo90  @  11/11/2013 22:54:57
   9½ / 10
Se Francois Truffaut è considerato a ragione (insieme a Jean Renoir probabilmente) il miglior regista francese di sempre da molti, non posso non pensare che Godard sia stato il vero FULCRO della Nouvelle Vague francese, il vero innovatore e capire perchè Tarantino ha chiamato la sua casa di produzione A Band Apart non risulta tanto sorprendente.
Cosa fà Godard se non trasformare un semplice Pulp di un furto improvvisato alla meno peggio in qualcosa di sensazionale grazie a tocchi di Cine Arte di valore inestimabili? Voce narrante di Godard stesso che si alterna a meravigliose invenzioni per tutto il film....parliamo della celebre scena della corsa al Louvre omaggiata da Bertolucci, ma soprattutto parliamo di scene come quella del minuto di silenzio assoluto ("Un minuto di silenzio può durare un'eternità se ben fatto") e soprattutto quella del ballo che è una vera gemma di cinema.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  12/12/2012 22:45:58
   8 / 10
Si può dire che Godard nei suoi primi film avesse un tocco particolarmente felice nel ritrarre gente giovane. Sapeva rappresentare soprattutto la gioventù in sé, con le indecisioni, i sogni, le pazzie, la scoperta delle difficoltà vita affrontate comunque con uno spirito un po' incosciente, un po' divertito, un po' disilluso. Insomma, nessuno come Godard ci ha dato ritratti così espressivi, sinceri e realistici della gioventù. Soprattutto lo ha fatto in maniera molto artistica, anzi sottolineando proprio che si trattava di una storia, di un'invenzione costruita ad arte, dimostrando così che la fantasia riesce benissimo a riprodurre l'essenza del reale.
Il protagonista di "Bande à part" è secondo me la gioventù, in particolar modo quella francese di inizi anni '60, anche se in fondo un po' tutta la gioventù è rappresentata nel film.
A Godard interessa relativamente raccontare una storia (il ritmo è decisamente blando, pieno di scene e descrizioni non direttamente attinenti a questa), più che altro è interessato a offrirci un ritratto il più caratterizzato possibile di 3 ragazzi, di farceli conoscere e amare. Lo fa mostrandoci il loro modo di comportarsi, di interagire fra di loro (ci sono tanti dialoghi anche di cose banali o scherzose) e ce li fa vedere soprattutto in presa diretta, negli ambienti di tutti i giorni. Vediamo e sentiamo Parigi dal vero, senza filtri, con i bar rumorosi, la metropolitana; di giorno, di notte; nei suoi angoli più famosi, oppure in una banale e fangosa periferia.
Proprio per esaltare il fatto che si tratta di giovani comuni nel loro ambiente quotidiano, Godard privilegia i piani sequenza, i campi lunghi o medi. I rari primi piani sono molto espressivi e delicati. Poi, come detto, Godard entra direttamente nel film (con la voce off, con vari trucchi, con il richiamo alla tradizione cinematografica noir o di serie B) allo scopo di arricchire ciò che rappresenta e per ribadire la sua idea della superiorità dell'artistico e spirituale sul prosaico e materiale. La sceneggiature di derivazione noir è perciò solo un escamotage, un semplice mezzo per esaltare e riportarci nella sua freschezza e bellezza, nella sua simpatica imperfezione, lo spirito giovanile.
Tarantino ha preso a modello questo film per il suo cinema, ma se da un punto di vista formale ci sono affinità fra Tarantino e Godard, dal punto di vista sostanziale c'è un abisso. Godard romanzava la vita quotidiana, Tarantino rendeva quotidiana la finzione; in altre parole in Godard troviamo sempre e comunque personaggi vivi, veri, complessi che si comportano come in un film (o imitano i film), in Tarantino troviamo invece personaggi piatti, unidimensionali, tipici della finzione, che cercano di comportarsi come persone normali e banali.
Gli attori di "Bande à part" sono veramente molto bravi. Anna Karina è eccezionale (io ho un debole per lei), fra gli interpreti maschili mi è piaciuto soprattutto Claude Brasseur.
"Bande à part" è un film che va visto due volte. La prima volta si rimane interdetti e annoiati per il procedere slegato e inconcludente, la seconda volta ci accorgiamo di tanti piccoli gioielli visivi sparsi in tante scene e della freschezza ed espressività dei personaggi. Così è stato per me, che con il passare dei giorni dopo la visione, ripensadoci, l'ho rivalutato molto.

tino7  @  31/10/2012 11:41:48
   8 / 10
Film simbolo della Nouvelle Vague e pluricitato negli anni successivi, del quale sicuramente non è da premiare la storia in sé, ma le singole situazioni per cui essa non è altro che un pretesto e svariate scelte registiche decisamente innovative. Bellissimi i primi piani di Odile, indimenticabili le scene del Louvre e del minuto di silenzio.

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  28/06/2011 12:21:14
   7 / 10
Mah, sarà, ma secondo me "Bande à part" rappresenta secondo me uno di quei casi di casi di film sopravvalutati e divenuti cult venerati da intere generazioni.
Altrettanto inspiegabilmente i film del terzo periodo di Godard(Passion, Prénom Carmen e Je vous salue, Marie)sono stati facilmente bistrattati sia dalla critica che dal pubblico, troppo impegnati a vedere film meno impegnativi per poter andare oltre l'apparente snobismo di Godard.
Resta il fatto che il Godard del primo periodo, seppur meno maturo e meno interessante, abbia realizzato dei film probabilmente maggiormente godibili e, in alcuni casi, dei veri e propri capolavori: A bout de souffle; Pierrot le fou; Vivre sa Vie; Deux ou trois choses que je sais d'elle; Le Mépris.
Questo "Bande à Part" francamente mi è sembrato un film "vuoto" e decisamente poco interessante.
Ciò che ha, forse giustamente, reso famoso questo film sono 3-4 scene abbastanza originali: la corsa nel Louvre(citata da Bertolucci), la scena nella metropolitana e due scene al bar(il minuto di silenzio e il ballo).
Come dicevo, questo film è stato venerato da intere generazioni di cinefili, al punto che lo stesso Tarantino è arrivato ad omaggiare la sua casa di produzione chiamandola "A Band Apart", quando poi il film resta al più godibile e carino.
Il punto è però questo: i film di Godard a livello estetico hanno sempre lasciato un po' a desiderare(tolti i film successivi)e ciò che ha sempre appassionato del cinema di un Godard sono le tematiche piuttosto interessanti che caratterizzavano molti suoi film.
Il connubio forma/contenuti(estetica/etica) a mio avviso Godard lo raggiungerà solo in seguito, ma è fuori discussione che in un film come "Pierrot le fou" o "2 o 3 cose che so di lei" sia altrettanto riuscito!
"Bande à part" è semplicemente un film figo, con un paio di scene piuttosto interessanti, e una storia irriverente.
Due amici, innamorati della stessa ragazza, formano un trio con la ragazza(che poi diverrà triangolo amoroso)ed organizzano una rapina... ai danni della zia ricca della ragazza(Odile, interpretata da un'adorabile Anna Karina).
Ma le cose, ovviamente, non andranno per il verso migliore.

Ciò che principalmente contesto di questo film è la mancanza di spunti realmente "interessanti", che sono poi il motivo principale di interesse del cinema di Godard. Il film è certamente caratterizzato da un'atmosfera irriverente: molti nomi di poeti e di altri personaggi celebri sono citati in maniera quasi parodistica e la stessa corsa nel museo del Louvre illustra questa volontà pre-tarantiniana di non prendere troppo sul serio la vita e l'arte.

Gruppo COLLABORATORI ilSimo81  @  23/03/2011 14:55:29
   6½ / 10
Per dare una valutazione esauriente di "Bande A Part" mi ritrovo necessariamente a dover distinguere l'aspetto contenutistico e l'aspetto tecnico, esprimendo un voto finale che esprima una media tra le due componenti.

La storia in sé non mi ha colpito molto, anzi, a fine visione mi sono ritrovato anche abbastanza deluso. La causa è forse nel fatto che quando vedo un film parto con l'aspettativa di restare colpito dalla trama, da colpi di scena o da forti emozioni, che qui però non ho trovato.

Tutt'altro discorso, e tutt'altra soddisfazione, merita la tecnica realizzativa. Durante la visione ci si rende conto di essere dinnanzi ad un'opera molto particolare, che nonostante la sua "età" fa percepire un senso di estremo realismo e di novità. Forse sono proprio questi i motivi per cui si parla di un film innovativo e d'importanza storica, tanto da venire considerato uno dei capolavori del movimento cinematografico francese chiamato "Nouvelle Vague", "nuova onda".
I mezzi sono evidentemente limitati e le ambientazioni sono luoghi reali e comuni (la strada, l'edificio del corso di inglese, la villa, il bar), e tale strategia ottiene l'effetto di avvicinare lo spettatore ai personaggi. Avvicinamento che diventa vero e proprio coinvolgimento in alcune scene, come per esempio il minuto di silenzio totale nel bar, oppure gli sguardi dell'attrice volti direttamente alla cinepresa.

In definitiva, direi che "Bande A Part" è un film da guardare per chi ha un vero interesse cinefilo ad avvicinarsi a questo genere così curioso e particolare.

BlackNight90  @  27/03/2010 13:58:38
   9 / 10
Il miglior Godard assieme a 'Pierrot le fou'. 'Bande à part' è subito diventato un cult, citato fino alla nausea da Tarantino (che diede il nome omonimo alla sua casa di produzone) e altri registi.
Film che trova un perfetto equilibrio tra i momenti di incoscienza giovanile, spensierati e giocosi, dei protagonisti (parenti più giovani del Michel Poiccard di Fino all'ultimo respiro), e quelli tragici e cupi, culminati nel finale. Godard s'ispira come al solito ai film di serie b americani, ma lascia da parte il noir per concentrarsi soprattutto sul triangolo amoroso dei tre giovani, ognuno diverso dall'altro per la propria psicologia e il proprio carattere ma accomunati dallo stesso smarrimento e disagio: il regista ce li presenta, offre la sua voce per parlarci di loro (il 'minuto di silenzio' totale è un modo per sentirci in qualche modo partecipi delle loro sensazioni), apre parentesi descrittive e subito le richiude per lasciar parlare le immagini. Godard film dei pezzi di vita vissuta fino all'ultima goccia di energia vitale, tra situazioni così grottesche da essere reali, e viceversa.
'Bande à part' è un ottimo esempio dell'estro di Godard, di un regista così innovativo e importante da poter quasi essere definito geniale.

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Ultima risposta 29/03/2010 00.37.35
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Tom24  @  25/09/2009 23:48:24
   9 / 10
Il capolavoro di Jean-Luc Godard. Scene da antologia, Anna Karina stupenda.

Mr.619  @  09/07/2009 15:18:52
   9½ / 10
Dopo aver visionato e compiuto una minuta autopsia di questo drammaturgico ed afflatante affresco romanzesco, sono giunto alla conclusione ( già pensata e dibattuta all'interno della mia anima vegetativa ed intuistico-intellettuale) che Godard non è un regista, nè un cineasta che dirige pellicole, scrive sceneggiature e parla agli attori: egli è un artista, il dipingitore amanuense ed elegante di una galleria indescrivibile nelle sue annotazioni uniche e principali di quadri letterari e (non) cinematografici, che portano al limite estremo la loro cognizione e memoria assoluta."Bande a part" ( nella mia esegesi interpretativa, una vera e propria "banda oscillativa a parte", muove il cardine aulico della sua stessa "weltanschauung" intorno alla bellissima "ancilla" Odile, che, nell'enigmatico gioco fisico-matematico propinato dal regista, è una metempsicosi (illusoria) litotica della patente "kineseos noesis" illuscente la sua luccicanza egoista nella superficie di riflessione ed inflessione del cineasta-poeta.Conseguentemente, la prima scena in cui ella compare è ambientata in una lezione d'inglese, dove lo "xenos", dis-comprensione elegitiva obstante l'area cinesensitiva dello sguardo opico ed opale, si fonde in reazionario matrimonio psicocollettivo con le sensazioni attrattive ed agenti avvertite dalla protagonista ( rapporto uomo/donna, cinema/realtà, che troverà maggiore esplanazione altrove).Ma, naturalmente, quando si assiste ad un'opera proveniente dal "bonum ingenium" del francese Godard, tutto il resto, compresa la stessa storia, subisce una dissoluzione invertita, quasi che soltanto nella sua accezione di spontanea conclusione ad un ragionamento eccellente artistico-realistico si potesse vedere la sua vera natura plottistica.Difatti, ho scorto nella segmentizzazione delle parti storiche della trama una sorta di concezione "climaxista discendente" del cinema: in un primo momento, come "sciarada" apartativa, che, quantunque dolce ed ontologicamente concepibile, non può essere inserita sul contesto nominato, ma sub-inerito; poi, l'(im)possibilità biocinecratica di sintropocronizzazione "adversus secum" ( esempio manifesto è il delirante fotogramma al bar durante un minuto di silenzio dinamico); infine, la dolevole filonesesi accipibile della vita, la quale, essendovi l'amore, può rendersi con un'opportuna metamorfosi semplicemente "filìa".Perchè un tassello della verità archetipica può essere mutuale al concetto originante feconde suggestioni compienti e strutturanti innati legami inter(con)testuali dalle nebulose luminiscenze telenergiche.

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Ultima risposta 11/11/2014 21.08.42
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento monia  @  02/04/2009 21:09:17
   7 / 10
Quando parti dall’idea che un film ti piace c’ è poco da fare, lo spirito critico va a farsi benedire e ti ritrovi a guardare le immagini con la faccia estasiata, pensando che non esista modo migliore per mostrare quello che stai vedendo.
Ma quando si tratta di Godard, sembra proprio che non si possa far altro che guardare questi piani e sentire il loro potere, più delle parole più di qualsiasi discorso fatto a priori. Godard si guarda e poi si discute e si riflette nell’idea che il cinema sia una forma d’arte semplice, che spesso dimentichiamo essere tale.
Bande à Part è un film di momenti. La storia della rapina fa semplicemente da sfondo ad un lungometraggio che si basa sugli istanti apparentemente banali della vita quotidiana. E’ la forza di Godard prendere i momenti morti dal punto di vista dell’intreccio e da questi generare il film. Forse proprio per quella concezione secondo la quale il cinema deve avvicinarsi alla vita.
Franz, Odile, Arthur tre ragazzi che fanno comunella divertendosi in una Parigi avvolta dalla nebbia (il titolo viene proprio dal francese faire band à part che corrisponde all’italiano fare comunella). La vita diventa così una commedia beffarda e spensierata: la lezione d’inglese che nessuno segue, il pomeriggio al bar fra le battute e i dispetti infantili. Ma è proprio questo a diventare interessante, come la famosa sequenza del balletto, dove tra un passo e l’altro la voce narrante dello stesso Godard ci svela i pensieri dei tre amici. O la decisione del minuto di silenzio, dove non sono soltanto Franz, Odile e Arthur a stare zitti ma è proprio l’audio ad essere staccato per una trentina di secondi.
Ma poi i primi piani ai volti di Odile, gli sguardi carichi di tristezza ci trasportano in un’altra dimensione della vita, quella in cui si accantonano i giochi per dare spazio ai pensieri e alle riflessioni; come l’inquadratura fissa a Odile che canta all’interno del metrò, quegli sguardi persi nel vuoto e il treno che va, da dove, fuori, s’ intravede come un miraggio la parola liberté che è, alla fine, tutto quello che vagando andiamo a cercare.
Gli squarci di una Parigi invernale, che fanno parte del film e della storia così come ne fanno parte i personaggi, i boulevard notturni e le sponde della Senna con i suoi bouquinistes dove comprare quei libretti di serie b che possono dare sempre un’idea. Quell’idea che lo stesso Godard trae da Fool’ s Gold di Dolores Hitchens per concepire questo film.
Ma il tempo scorre e il colpo va messo a segno; e come nei polizieschi che si rispettino bisogna aspettare che faccia notte. E allora l’ultima trovata della combriccola l’indimenticabile corsa all’interno del Louvre per tentare di battere il record mondiale di Jimmy Johnson. Ci riusciranno regalandoci una delle sequenze più assurde, esilaranti e memorabili della storia del cinema.
Questi momenti hanno trovato posto in molte scene di altri film, sono state citate o meglio ancora semplicemente riproposte e a loro volta sono diventati dei veri e propri cult. Forse proprio perché Band à part è quel cinema che si mescola alla vita, dove l’istante apparentemente vuoto si trasforma in indelebile ricordo.

Sestri Potente  @  13/07/2008 23:00:02
   5½ / 10
Uno dei principali film della cosiddetta Nouvelle Vague, movimento cinematografico davvero molto importante: lo stile è particolare, e non mancano battute e situazioni abbastanza divertenti. Quello che non mi è piaciuto è la storia in sé: troppo noiosa e a tratti insostenibile. Insomma,

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Forse é proprio questo il bello di Bande a part, e sicuramente non siamo abituati a vedere oggi delle situazioni simili, ma pur riconoscendone il valore storico, io non sono riuscito ad apprezzarlo. Mi spiace.

xxxgabryxxx0840  @  13/04/2008 01:47:36
   8½ / 10
Non credo che ci sia altro da aggiungere ai commenti precedenti: grandissima e raffinata perla di Godard. Se lo analizzo nel contesto "noir" non lo considero il migliore (ad esempio gli ritengo assolutamente superiore "La fiamma del peccato" di Wilder), rimane però senz'altro una delle più belle pellicole del francese. Da segnalare la scena del balletto: momento di cinema-arte stratosferico!!

pino08  @  21/02/2008 01:34:48
   10 / 10
Dopo i due commenti che mi precedono non so che altro dire...un film magico, che ti rapisce dal primo all'ultimo secondo.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  06/02/2008 20:01:34
   9 / 10
Tutto si svolge (così come in "Fino all'ultimo respiro") con un ritmo vorticoso e incalzante, iniziando con un tono scanzonato e giocoso per poi terminare in tragedia, e sempre sospeso in un clima surreale. Oggetto della trama è la concertazione di un piano di rapina e la sua messa in opera. I compilci di questa macchinazione sono tre "individui": Frantz, Arthur e Odile. Durante la narrazione delle loro azioni, Godard sembra soffermarsi e porre l'accento sulla mutevolezza e sulla caducità dei sentimenti umani, sull'instabilità e precarietà dell'andamento delle cose in virtù sia di un Fato imprevedibile sia della imperscrutabilità della natura dell'uomo. Anche lo stesso concetto di complicità viene messo in discussione attraverso lo sguardo del regista che indaga e scandaglia l'animo dei tre protagonisti, disvelandone un drammatica distanza: emblematica, a tal riguardo, è la frase con cui Frantz spiega a Odile come tutte le persone non sembrano "amalgamate" tra di loro, ma al contrario procedono per direzioni divergenti.
Si tratta di un grandissimo esempio di nouvelle vague, della quale il film in questione contiene tutti gli elementi più tipici. A questo proposito va segnalato il momento strepitoso del balletto dei tre protagonisti, interrotto dalla voce narrante che ne illustra i pensieri, dando l'idea di come gli stessi, pur impegnati insieme nell'atto della danza, siano mentalmente distanti gli uni dagli altri. O ancora la scena del silenzio in cui improvvisamente la musica del juke-box cessa di risuonare, sentendosi soltanto il brusio di sottofondo del bar ("un minuto di silenzio può durare un'eternità, se ben fatto" ). Non mancano neanche le situazioni paradossali tanto care a Godard (e che in "Week-end: un uomo e una donna da sabato a domenica" trovano il loro culmine): quali la lunga sparatoria, la finta morte della padrona di casa, Odile che dà da mangiare ad una tigre.
Memorabile è la sequenza della metropolitana: Odile che guarda il passeggero assorto chiedendosi perchè sembra così infelice, e Frantz che le risponde spiegandole che il modo in cui noi giudichiamo una persona non dipende da come essa è effettivamente bensì dalla nostra rappresentazione di essa, dal modo in cui ce la figuriamo: concetto pirandelliano che viene illustrato con un esempio eccezionale (quello della scatola da regalo). Sempre nella stessa sequenza, mentre Odile intona una canzone, salta agli occhi il contrasto tra la scritta gigantesca LIBERTE' di un manifesto affisso sul muro della metropolitana e il barbone dormiente per terra: di qui la critica alla società capitalista e borghese, che verrà poi ripresa e meglio enucleata in "Week-end: un uomo e una donna da sabato a domenica".
Gli amanti della nouvelle vague, e in particolare di Godard, non possono assolutamente perdersi questa pellicola.

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Ultima risposta 06/02/2008 20.03.20
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Crimson  @  13/01/2008 15:44:21
   10 / 10
Bande a part, comunella: quando l'ingenuità di una ragazza e la sfrontatezza maldestra di due ragazzi scanzonati si uniscono in un quadro di bellezza rara, paradossale e grottesco.
Godard ha saputo stravolgere il genere noir quasi privandolo dei contenuti efferati, e arricchendolo con un singolare senso di 'fatalità' e dei personaggi che sembrano delle parodie di ciò che vorrebbero fare o sembrare. Non c'è austerità, quasi nulla è da prendere sul serio.
E così come il Michel di 'A bout de souffle' ecco tre personaggi maldestri e grotteschi, che più o meno consapevolmente vanno incontro ad una inevitabile resa dei conti col proprio destino. E' la mia triade cinematografica preferita questa che compone, tra l'altro, il mio film francese preferito.
La trama noir quindi anche in questo film è un 'di più', non il determinante.
Poi a mio modo di vedere pur nei loro punti d'incontro, i tre ragazzi sono assai differenti tra di loro circa l'attitudine e i sentimenti: se Odile mostra una genuina quanto debole spontaneità, i due approfittatori pur essendo accomunati dallo stesso desiderio (il denaro) provano comunque della reale attrazione per lei: ma se quella di Arthur è squisitamente fisica, per Franz non è esattamente la stessa cosa. Si tratta del personaggio più misterioso, si rivela man mano, e mostra un altro modo di vivere il sentimento.
Tuttavia anche se nella sequenza della rapina Arthur non si comporta esattamente da gentiluomo mettendo a nudo come il suo reale proposito passi al di sopra di tutto, anche di Odile, non riesco mai a valutare negativamente i due ragazzi.
A far sì che ciò accada sono tutti i momenti del film, e sottolineo la parola 'momenti'. Tutti estasianti, brillanti, cult o non cult non m'interessa poi molto, per me il film è davvero un capolavoro nella sua interezza.
Franz cerca di spiegare a Odile come alla fine l'amalgama non sia riuscita, come i personaggi di un gruppo finiscano sempre per andare ognuno per conto proprio. E Odile taglia corto, forse non ha davvero capito, e forse ha imparato davvero qualcosa da tutto il fattaccio, senza aver perso però la sua spontaneità e spensieratezza.
Sono umani e reali Franz e Odile, che provano dolore per ciò che è accaduto, un dolore trasmesso allo spettatore in modo dannatamente efficace, ma lenito dalla straordinaria pulsante vita che specialmente Odile sà trasmettere e in cui ti lascia trasportare. Con leggerezza, quella trasparenza che ha pochi eguali tra tutte le esperienze cinematografiche che ho mai fatto.
Le sequenze più famose sono la visita più veloce della storia al Louvre e il balletto, che Tarantino ha riproposto in 'Pulp Fiction' (cambiano alcuni movimenti ma il balletto è quello), così come tantissimi altri aspetti legati al film (da l'auto che compare in una scena di 'Kill Bill vol.2' al nome della propria compagnia).
La scena in cui Odile canta la canzone sull'autobus poi è qualcosa di veramente magico.
Grazie Zoe.

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Ultima risposta 13/01/2008 15.50.18
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Invia una mail all'autore del commento Nobody9205  @  23/10/2007 03:48:09
   10 / 10
beh, c'è poco da dire... chi ama il cinema deve assolutamente vedere questo film... vedere godard...

G.D.S.  @  03/03/2007 11:53:41
   10 / 10
Uno dei miei film preferiti in assouto!

il Godard del suo periodo d'oro riesce a trasformare un romanzetto pulp
in qualcosa che (sempre + raramente nel cinema) può essere considerata arte assoluta...

1 risposta al commento
Ultima risposta 08/06/2007 14.01.13
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