barton fink regia di Joel Coen, Ethan Coen USA, Gran Bretagna 1991
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barton fink (1991)

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locandina del film BARTON FINK

Titolo Originale: BARTON FINK

RegiaJoel Coen, Ethan Coen

InterpretiJohn Turturro, John Goodman, Judy Davis, Michael Lerner, Tony Shalhoub, John Mahoney, Jon Polito, Steve Buscemi, David Warrilow, Richard Portnow, Christopher Murney, I.M. Hobson, Meagen Fay, Lance Davis, Harry Bugin, Anthony Gordon, Jack Denbo, Max Grodénchik, Robert Beecher, Darwyn Swalve, Gayle Vance, Johnny Judkins, Jana Marie Hupp, Isabelle Townsend, William Preston Robertson, Mamie Jean Calvert, Frances McDormand, Bubba Dean Rambo, Barry Sonnenfeld, Vincent Tumeo, Rob Wegner, Linda Wood

Durata: h 1.56
NazionalitàUSA, Gran Bretagna 1991
Generecommedia
Al cinema nel Novembre 1991

•  Altri film di Joel Coen
•  Altri film di Ethan Coen

Trama del film Barton fink

Un famoso drammaturgo, Barton Fink,, viene scritturato da una major americana, che gli commissiona la sceneggiatura di un film sul wrestling. Arrivato ad Hollywood, Barton si stabilisce nell'inquietante hotel Earle e, qui, conoscerà Charlie, che nasconde un segreto altrettanto inquietante...

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Voto Visitatori:   7,91 / 10 (91 voti)7,91Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
Migliore attore straniero (John Turturro)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore attore straniero (John Turturro)
Palma d'oroMiglior regia (Joel Coen, Ethan Coen)Miglior attore (John Turturro)
VINCITORE DI 3 PREMI AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro, Miglior regia (Joel Coen, Ethan Coen), Miglior attore (John Turturro)
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Voti e commenti su Barton fink, 91 opinioni inserite

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sciroppo  @  05/09/2020 00:13:27
   8 / 10
Cose molto belle, come un diffuso inquietante clima kafkiano spalmato per tutto il film, specialmente sul viso di Gordon Finn, si alternano a cose tipo una mancanza di ritmo, o meglio, a un ritmo lento, che dilava la forza del film medesimo. Il film ha tutti i numeri per fare il capolavoro, ma è come se mancasse la compattezza decisiva.
Il film parte realistico e poi piano piano scivola nel surreale, fino all'onirico finale (che non ho capito). In questo film Turturro e Goodman nei rispettivi ruoli valgono già il biglietto del film, che comunque è un grande film.

Thorondir  @  11/11/2018 23:33:05
   8 / 10
Il grande genio dei fratelli Coen sta nel portare sul grande schermo la più banale storia dello scrittore e tramutarla in un cinema pieno di simbolismi, rimandi politici, culturali e sociali, invenzioni registiche e visive, il tutto raccontando apparentemente la crisi lavorativa (ed esistenziale) di Barton, splendidamente interpretato da John Turturro.

Filman  @  19/09/2018 15:42:56
   9½ / 10
Manierista ma non scontato, il cinema post-moderno di Joel ed Ethan Coen è una distorsione disfunzionale del cinema stesso, dei suoi generi o proprio del sistema hollywoodiano come nel caso di BARTON FINK, nato da una crisi creativa come quella dell'omonimo protagonista e finalizzato anche a descriverne la stasi depressiva con l'ausilio di immagini e suoni, sacrificando la parola per dialoghi immediati privi di un fine differente dal dialogo stesso. Lo stile dei Coen prende forma in questo parossismo, disturbante per via del suo essenzialismo e folgorante per le figure grottesche e pieni di eccessi che entrano in scena, che stordiscono lo spettatore prima che venga gettato in una realtà nuova e allucinatoria, per la quantità di surrealismo che viene emanata a poco a poco e per l'insensata non naturalezza di tutto ciò che si può vedere in questo racconto privo di inizio e fine, mancante di una morale comprensibile o di una logica chiarificatrice. Questo capolavoro, esemplare senza appartenenza, difficilmente coniabile e mai visto prima, sussiste grazie alla propria composizione stilistica che non ha bisogno di regole perché ne scrive di nuove ed autosufficienti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/05/2018 23:44:48
   7½ / 10
Dal classico "blocco dello scrittore" i Coen tirano fuori un film visionario e assolutamente imperdibile che tiene incollati allo schermo tra una trovata e l'altra.
Il surreale finale riesce in qualche modo a "spiegare" i fatti accaduti in precedenza e ci fa capire come è tutta una enorme metafora.
Sicuramente ci sono alcuni passaggi poco chiari ma... anche questo è il cinema dei Coen.
Da rivedere

KitaVerde  @  30/03/2018 11:53:31
   9 / 10
Grandissimo, film dei Coen. Un mix di generi e sensazioni continue.
La narratività e le situazioni causa/effetto saranno la struttura portante non solo qui, ma anche nei film successivi dei due registi americani.Sequenze incredibili,simbolismi e dialoghi impeccabili, per non parlare poi delle performance di Goodman e Turturro.
Esemplare.

Mattealus  @  24/01/2018 19:52:29
   7½ / 10
Qua si respira il grande cinema grazie ai Coen. Purtroppo nella versione che avevo mancava il finale, quindi ringrazio chi mi spoilera cosa c'era nel pacco

7 risposte al commento
Ultima risposta 26/01/2018 18.39.18
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  03/12/2017 19:32:10
   8 / 10
I Coen al loro meglio , per una produzione veramente hard boiled,pulp e noir .
Grandi Tuturro e Goodman, bei colori caldi e soffocanti , tensione e ansia sino allla fine.

Crabbe  @  01/04/2017 12:20:16
   8 / 10
Probabilmente il più grande film dei fratelli Coen con un grandissimo Turturro in stile Eraserhead, ed un indimenticabile J.Goodman.

Splendido.

GianniArshavin  @  17/01/2017 18:15:16
   9 / 10
Barton Fink è forse il primo vero capolavoro dei fratelli Coen, al momento il mio preferito della loro filmografia.
Questa pellicola è un mix assurdo di generi amalgamati alla perfezione. I Coen riescono a creare un dramma grottesco che affonda le sue radici nell'horror psicologico degno del miglior Polanski. Non mancano i passaggi criptici e le allegorie, come l'incredibile finale.
Barton Fink, personaggio che sembra rimandare al Jack Nance di Eraserhead, è un paranoico scrittore che deve lavorare ad una sceneggiatura su commissione.
Proprio la paranoia, l'ossessione, il blocco dello scrittore e la follia che scaturisce dalla pressione sono alcuni dei temi portanti di quest'opera dei due registi americani.
Un grande ruolo per la riuscita del film lo svolge l'ambientazione, ovvero lo spettrale albergo in cui alloggia il protagonista. In egual misura la stanza claustrofobica in cui vive Burton riesce a trasmettere il giusto grado di oppressione e minaccia (torna il cinema di Polanski).
Passando agli attori entrambi i protagonisti sfoderano prestazioni di alto profilo, con un Goodman pazzesco dall'inizio alla fine e un Turturro davvero bravo nel tratteggiare l'ossessività del suo personaggio, uno scrittore interessato ai problemi della "gente comune" ma che non sa ascoltare.
Per quanto riguarda la storia, riuscirà difficile intuire lo sconvolgente finale e per tutta la durata della visione sarà impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Inoltre, verso la conclusione del film, i Coen hanno piazzato una scena davvero pazzesca, un esempio di grande cinema e di grande regia.
Con questo breve commento, non all'altezza della corposità della pellicola, ho voluto solo elencare quelli che per me sono i punti salienti che fanno di Barton Fink un vero capolavoro.

topsecret  @  14/12/2016 13:54:35
   6 / 10
Se non fosse per il personaggio interpretato da John Goodman questo film dei Coen sarebbe di una monotonia e staticità disarmante. Fortuna invece che "testa matta" Mundt fa la sua comparsa nella parte conclusiva della storia e riesce, grazie anche a qualche scena ben costruita, a sollevarmi dal torpore che mi ha investito durante buona parte del film. Di solito i Coen riescono a coinvolgermi, stavolta però non ci sono riusciti, sicuramente per dei miei limiti che non sto a spiegare, e BARTON FINK non mi ha convinto nè interessato abbastanza per allinearmi con la media generale che si ritrova.
Alcuni dialoghi e un paio di personaggi giustificano la catalogazione nel genere commedia ma il resto mi è sembrato troppo intellettuale per i miei gusti.
Un 6 di stima per tutti i nomi coinvolti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  17/06/2016 20:30:31
   8 / 10
Barton Fink è un film molto cerebrale, forse il più cerebrale dei Coen, proiettato in una dimensione più onirica che reale e questo aspetto è risaltato dall'atmosfera kafkiana del decadente albergo che ospita uno scrittore di talento, che vuole scrivere della gente comune, senza tuttavia ascoltarla. E' questo suo inconsapevole isolamento che lo rende in fondo arrogante, privo di empatia e pieno di egoismo da chi lo circonda. Un film che parla di incomunicabilità tra il mondo del cinema, delle sue storie standardizzate ed il mondo della scrittura, più individualista e personale. Due mondi inconciliabili, incapaci di trovare una sintesi tra le esigenze di autorialità e le esigenze di botteghino. Uno scacco perenne che non ha uscita. Immensi sia Turturro che Goodman, scenograficamente uno dei film migliori dei Coen, capaci di creare un'atmosfera cupa e sinistra, capace di stritolarti.

eruyomè  @  15/07/2015 17:46:22
   8½ / 10
E qui siamo quasi al capolavoro.
Tra i miei preferiti dei Coen visti finora, forse oggettivamente il migliore.
Turturro maestoso, disturbato e disturbante al massimo. Eccezionale Goodman.
"Quella" scena in albergo è qualcosa di esagerato, fantastico, sopra le righe, quasi lirico.
Bellissima anche l'ultimissima scena, inaspettata e irrisolta.
Chapeau.

Nic90  @  27/04/2015 21:45:51
   6½ / 10
Commedia?!

Film molto particolare ottimamente interpretato e con una buona regia ma non griderei al capolavoro.
Gli interrogativi sono troppi.




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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  20/04/2015 01:41:20
   8 / 10
C'é qualcosa in ogni film dei Coen che affascina, qualcosa che non vedi altrove, qualcosa che ti lascia pieno di domande a cui sei felice di non riuscir a trovar risposta. Persino nell'eccentrico "Barton Fink", bizzarra storia di un autore teatrale di Broadway assunto come sceneggiatore a Hollywood negli anni '40 e divenuto vittima di un sistema popolato da cialtroni, lacché, arroganti e lecca**** a tradimento (i tipici personaggi coeniani di Lerner e Jon Polito e Tony Shalhoub).
L'incontro con un sornione John Goodman - unica figura amichevole del film anche se per assurdo la più deprecabile - sconvolgerá la "visita turistica" di Barton a Los Angeles e trasformerá le quattro mura della sua squallida camera d'albergo in un vero e proprio inferno in Terra.
Quel tritacarne che passa sotto il nome di "show business" e che pretende da scrittori ispirati, da veri creatori, ridicole storie preconfezionate sul wrestling, non può far altro che portare alla distruzione di sé e di ciò che ci circonda, in particolar modo ciò che amiamo. La più probabile proiezione futura di uno sceneggiatore agli esordi come Barton Fink, infatti, é quella dell'alcolizzato W.P.Mayhew (e del William Faulkner di cui porta l'immagine). Come si può sfuggire a tanta tristezza?
Una volta che ci si é dentro, apparentemente non si può ("sei sotto contratto, figlio di *******"). A meno di non adottare misure drastiche.
Penso che con questo film Joel ed Ethan abbiano voluto raccontare un po' se stessi (avendo avuto anche loro problemi con il "blocco dello scrittore" durante la stesura di Crocevia della Morte) e dire che alla fine - altro che "anni d'oro - la Hollywood di Irving Thalberg é dominata dallo stesso schifo di quella di Jerry Bruckheimer.
E pensare che c'é chi venderebbe l'anima al Diavolo pur di fare lo sceneggiatore ad Hollywood...

william sczrbia  @  19/01/2015 19:42:03
   8 / 10
Gruppo COLLABORATORI julian  @  06/12/2013 16:58:44
   8½ / 10
TUTTO UNO SPOILER.

Realtà e sua rappresentazione.

La telecamera segue una carrucola di una macchina teatrale, fino a calare lo sguardo sul palco da dietro il sipario. E' una programmatica apertura che anticipa ciò di cui si parlerà: il dietro le quinte, il work in progress, in sostanza il lavoro e la sofferenza di un'opera, teatrale o cinematografica.
Barton Fink condivide questo tema metacinematografico con altre due opere recenti, Adaptation e Synecdoche New York, entrambe scritte da Kaufman, ma nonostante le premesse siano uguali, gli esiti finali saranno diversissimi.
Barton Fink inizia placidamente a New York, con uno stampo classico e lineare: Turturro è un regista "per il sociale" e nel teatro vuole fare una cosa "nuova"; la chiamata da Hollywood però è una ghiotta occasione e nel frattempo, come consigliatogli, l'uomo comune può attendere.
L'arrivo a Los Angeles coincide col primo cambio di rotta del film, suggerito da un'onda che si infrange con uno scoglio: l'impatto con Hollywood, in effetti, non è dei più delicati.
La realtà comincia a perdere consistenza, i luoghi incarnano umori e malesseri, le persone rivelano una natura macchiettistica; Barton si perde egli stesso in un soggetto hollywoodiano.
Il secondo brusco cambio si ha dopo la notte con Audrey, quando la telecamera preferisce infilarsi in un tubo di scarico piuttosto che indugiare sul rapporto che si sta consumando sul letto.
Qui il simbolismo infernale, con indizi abbastanza espliciti, sembra piuttosto un primo piano di lettura che i Coen hanno voluto lasciare superficialmente a chi, con arguzia, individuasse in Hollywood la causa di tutti i mali di Barton e del mondo.
Ma per i due fratelli la soluzione non è mai così semplice, perché oltre la componente autobiografica e ironica – nella quale sono specializzati – che qui si amalgama con il già detto simbolismo, ce n'è una metaforica che scava più nel profondo.
La camera dell'Earle Hotel diventa a questo punto una rappresentazione infernale della mente, un buco dentro il quale si è costretti e prigionieri nei momenti peggiori della vita (come può esserlo un periodo di blocco artistico per uno scrittore appena chiamato ad Hollywood), nel quale si è soli con un unico coinquilino, un alter ego diabolico e ingannatore e nel quale l'unico anelito è scappare, verso un luogo paradisiaco che nei momenti bui funga da luce alla fine del tunnel, un'aspirazione per il futuro, una meta a cui tendere. Il pacco è il fardello da portare: pieno dei compromessi, dei sensi di colpa, dei peccati commessi per uscire dall'inferno.
Tutti i riferimenti all'orecchio (Hoterl EARle, Charlie che parla delle sue secrezioni , l'importanza della componente uditiva nell'albergo e in generale altri piccoli accenni) ci suggeriscono che se prendiamo Barton Fink come una somatizzazione delle sensazioni umane forse non siamo molto lontani dalla realtà. I fratelli però, sempre pronti a minimizzare le loro opere e a negarne interpretazioni cervellotiche, confondono consapevolmente le carte, concedendo con difficoltà una lettura univoca.
Viene in mente infatti che Charlie Meadows, ritratto come il diavolo in persona probabilmente con tono ironico, può essere nient'altro che l'uomo comune, eternamente residente in una realtà squallida e avvolta dalle fiamme, come dice lui stesso.
La differenza sta qua: realtà e sua rappresentazione. Teatro e cinema saranno sempre un opaco riflesso del loro oggetto, un simulacro, una tela spenta appesa ad un muro che niente ha a che fare con il paesaggio che l'ha ispirata.
Del resto si può parlare ancora tanto e affastellare parole su questo film, ma credo sia quanto più lontano i Coen vogliano dai loro spettatori, che dovrebbero piuttosto lasciarsi andare, nelle loro intenzioni, alle sollecitazioni sensitive.
Il finale, al solito improvviso e inatteso, che promette come gli altri di essere al centro dei tuoi pensieri nei successivi giorni, continua a farmi pensare insensatamente a La condizione umana di Magritte.

vieste84  @  23/10/2013 18:29:14
   7 / 10
E' sicuramente un bel film, i dialoghi sono curatissimi, in particolare quelli di Turturro che dice esattamente cio che penso e ciò che dovrebbero pensare tutti gli artisti. Nonostante sia un bel film però sento come la sensazione che gli manchi qualcosa, boh non so, ma cmq ogni film dei Coen compreso il loro capolavoro che per me è "non è un paese per vecchi" mi ha sempre lasciato l'amaro in bocca come un qualcosa di incompleto.....cmq questo è il loro stile, prendere o lasciare, cmq penso che esso sia un film sottovalutato, eclissato dai loro lavori successivi, ma che merita piu blasone...infatti a Cannes si sono resi conto che questo è un piccolo gioiello e li la palma d'oro non è che la danno a caso........

MonkeyIsland  @  12/07/2013 22:32:12
   8½ / 10
Il mio film preferito dei fratelli Coen.
Storia di un famoso scrittore con problemi d'ambientazione in una major americana.
Quasi horror visti alcuni insterti a livello di trama che rendono il film un viaggio grottesco tra le assurdi visioni del protagonista dove spiccano un Turturro e un Goodman mostruosi.
Tra le migliori pellicole degli anni '90.
Un must.

Lory_noir  @  01/07/2013 17:39:46
   7 / 10
Barton Fink è uno scrittore di New York, che dopo un successo teatrale, viene catapultato a Hollywood per scrivere un film di serie B. Predica il realismo, e il fatto che il cinema e la letteratura debba attingere di più dalle storie degli uomini comuni, ma lui per primo non riesce a non peccare di quel distacco artistico tipico degli scrittori.
Non mancano le location e i personaggi grotteschi a cui ci hanno abituato i fratelli Coen. L'hotel in cui si svolge la maggior parte della vicenda da alla pellicola un'impronta surreale, onirica. Molti elementi fanno pensare al sogno e al suo strettissimo legame con la realtà: si pensi al quadro e a come questo elemento torna alla fine, oppure ai rumori notturni dell'albergo o a come la carta da parati continui a staccarsi. I registi sono bravi nel nascondere indizi dietro questi elementi apparentemente sconnessi.
Tra la prima parte, di sorpresa per le atmosfere originali, e la fine ricca di avvenimenti, c'è una parte centrale che secondo me appiattisce troppo la narrazione visto che, ho avuto la sensazione di perdermi tra gli indizi di cui parlavo prima e di non riuscire ad afferrare il fine ultimo del film.
Per quanto sia un buon lavoro, per mio gusto personale, non è pienamente riuscito come altri film dei fratelli Coen.

Crazymo  @  30/06/2013 16:08:55
   8½ / 10
Probabilmente fra i film più ambigui e bizzarri dei Coen. Parla appunto di Barton Fink, grande scrittore che forte di un grande successo a livello teatrale viene subito intercettato dal mondo di Hollywood e messo sotto contratto, incaricato di scrivere un film sul pugilato il più banale possibile ("Decidi tu Barton, il protagonista, meglio orfano o con una storia d'amore strappalacrime?" - "Beh, farei tutti e due!") e condannato a perdere l'ispirazione in questo inferno che è Hollywood, un inferno che mette a fuoco e fiamme il protagonista, in tutti i sensi. Fink sprezza gli altri scrittori accusandoli di deformare la realtà e di riempire le sceneggiature di clichè, uccidendo il realismo e creando delle storie secondo delle formule collaudate e senza il minimo d'inventiva, Fink vede in sè una sorta di messaggero che vuole riportare nei romanzi e nel cinema storie reali, che parlino della gente comune e che parlino di sofferenza interiore, immergendosi nelle vite dei protagonisti delle sue storie, quando egli stesso per cercare l'ispirazione si isola dal mondo esterno e dimostra di essere distaccato da tutti, tranne che dal suo vicino di stanza, un John Goodman che fin dalla prima scena conquista la nostra empatia diventando il solo amico di Barton Fink per tutto il film, il quale è una critica allucinata al mondo del cinema, attraversando vari generi fra i quali il thriller e l'horror riempiendo la pellicola di tanti simbolismi e di scenografie estreme: o camere d'albergo desolate oppure asettici uffici e piscine di produttori, e legando la storia con un filo di umorismo nero tipico del cinema dei Coen. Più che un film lineare risulta un grande insieme di sipari e di momenti, tutti creati al fine di farci arrivare un messaggio, forse un pò confuso, ma che contribuisce a fare di Barton Fink un film bellissimo!

pinhead88  @  27/06/2013 20:16:30
   9 / 10
Alienante, criptico, dantesco, tragicomico e assurdo.
Un vero gioiello dei fratelli Cohen. John Turturro divino come sempre.
Finale fantastico.

hghgg  @  22/05/2013 20:45:34
   8 / 10
Quarto film (e quarto centro) per i Coen. Barton Fink, segue il loro primo vero grandissimo film, Crocevia della morte (per me il migliore subito dopo l'inarrivabile trittico Fargo-Lebowski-L'uomo che non c'era) ed è diretta conseguenza del blocco dello scrittore che aveva colpito il duo proprio durante la scrittura dell'ingarbugliato film sopracitato. Proprio da ciò deriva la storia base del film, uno sceneggiatore bloccato dalla stessa sindrome. Ci si affida ad attori già rodati, e allora ecco, questa volta nel ruolo di protagonista assoluto, un ottimo John Turturro (che d'altronde è sempre una garanzia) già con i fratelli in Crocevia, e uno strepitoso John Goodman (già in Arizona Junior) sul cui personaggio ovviamente non rivelo nulla. I due attori principali offrono due delle migliori interpretazioni della loro carriera, favolosi. Il film è il più onirico, surreale e probabilmente irrisolto dei Coen, atmosfere che possono ricordare il Lynch di Eraserhead (la capigliatura di Turturro sembra chiaramente un omaggio al protagonista dell'esordio della Lince), simbolismi a non finire, ed una parte finale splendidamente onirica, disturbante e coinvolgente, con Goodman sugli scudi (Turturro invece fa grandi cose per tutto il film, che attore) da applausi quando

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. L'albergo dove il protagonista passa buona parte del film ci mette il suo per rendere il tutto più straniante e soffocante. Il film è anche, tra le molte cose, una critica non troppo velata al sistema Hollywoodiano in generale (il film è ambientato nei primi anni '40). Come già detto, film pieno di punti volutamente lasciati in sospeso, pieno zeppo di metafore e simbolismi, con un finale puramente non-sense di sicuro impatto ma non così eccezionale. Film coraggioso quindi, anche se nella loro inventiva i Coen forse stavolta eccedono un po' nel non-sense drammatico, e il film non è perfettamente a fuoco, pur rimanendo comunque un ottimo prodotto. Non un capolavoro, ma un gran bel film da vedere e possibilmente ri-vedere. Ma i veri fuochi d'artificio per i Coen arriveranno solo 5 anni più tardi.

skort  @  08/11/2012 19:25:23
   8½ / 10
diverso dagli altri dei coen...se lo si prende come commedia si perderebbe molto di quello che i coen avrebo voluto donarci. quì siamo di fronte a un personaggio che dire alienato sarebbe un eufemismo. grandi interpretazioni fanno sì che i due fratelli debbano inserire pochissime figure nel film. "cameo" di buscemi da 10, perché anche se si vede 2 sole volte, ogni volta che viene inquadrato l'albergo tu pensi che oltre tutto c'è anche lui come come portiere e ovviamente dà un tocco di simpatia in più. film che tarda a decollare, ma l'ultima mezzora è da 10!!! chiusura tra le più scioccanti mai viste: musica, onde e la scritta "written and directed by Joel & Ethan Coen".... geniale!!!

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  02/11/2012 16:30:58
   6½ / 10
Non è quello che ci si aspetta, decisamente. E'un film ben fatto (che attori!) e visivamente altrettanto valido. La storia sembra inizialmente molto chiara, ma finisce per diventare sempre più schizzata fino ad un evidente delirio finale. Si potrebbe dire che (per molti aspetti) sconfina nel terreno di Lynch, ma non l'ho trovato così "acchiappante" da riuscire a passare sopra a quanto di assurdo ci viene proposto.

baskettaro00  @  29/12/2011 11:02:44
   7 / 10
6°film visto dei coen,forse quello che m'ha convinto di meno,parte bene ma poi nella seconda parte gli manca quel qualcosa che lo fa ingranar alla grande,peccato,poteva venir fuori un film piu' bello,cio' non toglie comunque che rimane una pellicola buona,forse con un finale troppo sbrigativo.
alcune scene

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILERe l'interpretazione di turturro(già co-protagonista del loro film precedente"crocevia della morte")rimarranno ben salde nella mente..

PignaSystem  @  15/11/2011 16:53:27
   9½ / 10
Fantastico Coen-movie, tutto è incastonato a meraviglia e il film è un piacere per gli occhi e la mente.

Oskarsson88  @  11/08/2011 12:40:25
   8 / 10
Bello forte e complesso questo film dei Coen, stranamente catalogato come commedia anche se l'humor non manca. Anche io ho associato il protagonista Turturro, per via della capigliatura, a quello di Eraserhead... e tutto sommato nelle scene surrealistiche qualcosa di Lynch c'è. Un film che andrebbe visto più volte per essere compreso a pieno...

DarkRareMirko  @  21/05/2011 21:37:36
   9 / 10
Eccezionale come solo i film dei Coen sanno essere, anche se più onirico e criptico del solito riguardo il loro stile.

Grandissimi attori, molti dei quali usuali per i due registi (come Turturro, Goodman, Shalhoub, Buscemi), scenografie molto riuscite, palese labirintico senso di smarrimento ed oppressione generale.

Qualche difetto c'è (la zanzara può per davvero causare la morte della tipa sul letto? il finale cosa significa precisamente? ed altri buchi di sceneggiatura simili) ma 110 minuti che passano così veloci non li ho quasi mai visti da nessuna altra parte.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/11/2012 21.15.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  14/05/2011 15:26:41
   6½ / 10
Per come la vedo io si tratta di una pellicola sperimentale, con tutti i pregi e i difetti, soprattutto questi, del caso. Potrei benissimo schiaffare lì un 8 o un 9 perché la regia è esemplare e la recitazione da manuale, ma ha vinto su di me la sensazione di un'autoreferenzialità invadente, quindi irritante. L'autocompiacimento alla macchina da presa, legittimo peraltro, qui tocca vertici molesti. Solo in seguito i Coen riusciranno a dosare il loro virtuosismo, fino a renderlo un mezzo piuttosto che un fine. La devastazione psicologica dello scrittore è meglio rappresentata nella prima parte, lenta, sottotono, ma calibratissima. Poi subentra un gusto per l'assurdo che io personalmente ho trovato eccessivo e fuori controllo (anche se la scena della zanzara è magnifica). Un film che implode invece di esplodere. La visione comunque non è sterile.

Invia una mail all'autore del commento Don Callisto  @  15/03/2011 03:25:11
   6½ / 10
simpatico, al suo modo originale ma la pellicola in totale è solo sufficiente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  26/02/2011 16:39:46
   8 / 10
"Barton Fink" è un film che mi ha stupito. Io credevo che fosse un film divertente!!!
Ma non solo per questo, è una visione che ti colpisce dentro, lascia basiti per quel senso di oppressione.
Gran finale e personaggi costruiti benissimo. Secondo me, ogni artista di questo mondo (scrittore, regista, ecc) dovrebbe pensarla allo stesso modo di Barton Fink a proposito dell'arte.
Grandissima la regia di Coen, non c'è una virgola fuori posto; rumori, riprese, montaggio… tutto eccezionale. Inoltre noto che i due fratelli hanno un buon senso dell'attesa e della suspense.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Sardello  @  16/01/2011 16:01:29
   7½ / 10
Ottimo film nello stile tipico dei fratellini.

C'è il cognome ebreo, ci sono personaggi grotteschi, c'è un minimo di sangue, c'è una scena conclusiva senza troppo senso.

Voto "basso" perchè vedo questo film tardi e non riesco a giudicarlo senza tener conto delle loro opere successive.

goodwolf  @  12/01/2011 18:21:21
   8½ / 10
Regia veramente eccelsa, ambientazione magnifica (in quella stanza d'albergo sembra di averci alloggiato veramente) e attori straordinari.
A volte il ritmo non è proprio alto, ma la seconda metà del film sfiora il capolavoro, così inquieta e allucinata e piena di spunti di riflessione.
Tanta carne al fuoco, più o meno assimilabile facilmente, e una cruenta e chiarissima critica a Hollywood.
Forse il mio preferito dei Coen assieme a Burn after reading.

TheLegend  @  14/12/2010 20:32:39
   7½ / 10
Leggendo qualche commento mi sembra di capire che per molti questo film sia il migliore dei Cohen;io lo reputo solo un buon film.

scantia  @  07/12/2010 15:09:49
   8 / 10
Una tappa obbligata nella vita di un autore che si affaccia al grande successo di pubblico e di critica: la riflessione sul proprio mondo artistico esteriore ed interiore che qui si risolve nel trionfo dell'ambivalenza.
Uno scrittore brillante nel campo delle rappresentazioni teatrali si trasferisce ad Hollywood per tentare l'avventura nella scrittura cinematografica, ma dover trattare argomenti estranei alla sua poetica finisce per svuotarlo di ogni ispirazione.
Mutatis mutandis, i Coen, 2 autori, hanno vissuto il passaggio dal cinema indipendente alla logica delle grandi major, evidentemente non senza traumi, pur tuttavia sarebbe un errore considerare Barton Fink semplicemente come una sorta di trasposizione autobiografica.
Certamente lo spunto iniziale è un pretesto che serve ai Coen per fornirci una terrificante visione della macchina Hollywoodiana sviluppata su 2 diversi piani rappresentativi. In parte una satira facilmente individuabile, fatta di produttori nevrotici o ai limiti della schizofrenia (quasi surreale la figura del produttore/colonnello dell'esercito), scrittori privi di ispirazione e stimolo spremuti dalla necessità di una storia superficiale e facilmente vendibile (e siamo solo negli anni 40!) umanità varia troppo mediocre per camminare con le proprie gambe nell'ambiente che si riduce a lacchè o segretaria tuttofare, amante, ghost-writer.
Con questa si sviluppa parallelamente la rappresentazione allegorica di un albergo-inferno popolato da tre personaggi, un custode che sbuca da un sotterraneo non ben identificato, un vecchio ascensorista che per sua stessa ammissione non ha mai letto la bibbia e il co-protagonista per il quale sarebbe eccessivo scomodare espliciti richiami faustiani, ma l'odore di zolfo è penetrante!
Diavoli-custodi di gironi popolati da personaggi che non vedremo mai ma di cui intuiamo la presenza dai rumori e dalle scarpe fuori la porta. Lasciamo libero sfogo alla fantasia allegorica generata nello spettatore: anime dannate incapaci in vita di adeguarsi alla logica di Hollywood?
Tutti i piani della rappresentazione si confondono nel finale, generano spaesamento, i singoli elementi non sono più immediatamente riconducibili agli indizi iniziali, ma non è nello svolgimento coerente della storia il vero interesse dei Coen.
Probabilmente viene gettata più carne al fuoco di quanta se ne possa digerire, spunti di riflessione appena accennati, magari solo per sviare e illudere lo spettatore sovraeccitato dall'abbondanza di indizi che si convince di vedere più di quanto non esista (meccanismo del rapporto film-fruitore in seguito trasposto dai Coen nella sceneggiatura della finzione scenica: pensiamo al Lebowsky che preso dall'intrigo della sua vicenda colora il taccuino su cui Ben Gazzara ha appena segnato qualcosa, convinto che il calco riveli chissà quale informazione…con l'esilerante conseguenza!) e allora assecondiamo il gioco dei Coen e spingiamoci alla ricerca di ulteriori ambivalenze più o meno esistenti.
Se è vero che si tratta di una riflessione degli autori sull'ambiente ma anche su se stessi non è azzardato leggere nello stesso protagonista un doppio ruolo, in parte vittima sacrificale, strumento di critica all'ambiente hollywoodiano e in parte rappresentazione ironica dell'autore radical-chic, interessato solo alle tematiche sociali, sempre teso tra la denigrazione di un sistema mercificato, superficiale e la pulsione inconfessabile di farne parte.
Forse allora lo scopo finale è anche ridicolizzare tutte le sovrastrutture di significanti di cui il cinema colto, quello non compromesso col sistema, si infarcisce per veicolare significati: dopo due ore di film il giudizio finale sul mondo del cinema è espresso in poche semplici ed efficaci parole dalla ragazza sulla spiaggia, come dire: e ci voleva tanto!
p.s. resta un mistero la catalogazione del film come "commedia"

Pierpacco  @  24/11/2010 02:07:32
   10 / 10
Straordinario. Quello che abbiamo fra le mani è un autentico capolavoro di Joel ed Ethan Coen. Atmosfere cupe, attori strepitosi, scene da brivido, tanta, ma tanta ironia è ciò che compone quello che definirei il film più geniale, il vero capolavoro del duo di Minneapolis. Barton Fink è un meta-film di grande spessore, un lavoro sul mondo di Hollywood, dove ormai ciò che interessa è solo il successo e il quattrini che derivano da esso. Colpire il grande pubblico è il compito di scrittori, sceneggiatori e registi, dare qualcosa che possa arrivare a tutti. Creare un capolavoro che, purtroppo, possa essere capito solo da pochi, ma che resti nel cuore di quei pochi, non interessa più al business cinematografico.


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Meraviglioso Turturro. Devastante, insuperabile, grandioso, formidabile Goodman.
Signori, qui abbiamo, tra le nostre mani, un'opera monumentale, un capolavoro geniale ed ironico del "regista a due teste". Coen: un nome, una garanzia.

7219415  @  21/11/2010 21:15:26
   7 / 10
Peccaato...l'idea buono...gli attori bravi...la trama interessante...e...il finale mi ha deluso...

lukef  @  12/11/2010 14:48:42
   10 / 10
L'ho trovato semplicemente geniale, in tutte le sue parti. Forse il più bello dei fratelli Coen e tra i più belli che io abbia mai visto.
Innumerevoli le chiavi di lettura, da guardare e riguardare.
Certe scene poi sono divertentissime.

nicrix  @  07/10/2010 09:03:04
   7 / 10
Film di classica fattura “Cohen”, grande maestria tecnica e pulizia ma non tra i migliori del duo. Tetro e avvolgente, non privo del miglior homour nero dei Cohen il film è godibile non eccelso...


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Manu90  @  19/07/2010 13:31:36
   6 / 10
Prima delusione per me. Si, i film dei Coen li ho vsti quasi tutti, e devo dire che il loro stile, quel grottesco mixato sapientemente con l'ironia, lo adoro. In questo film qesti due elementi non mancano, tuttavia non ho riconosciuto il genio del duo. Forse perchè la storia non è che mi abbia colpito molto...anzi. Tuttavia mi sono piaciuti molto Turturro e Goodman.

yonkers86  @  28/02/2010 03:42:52
   8½ / 10
Sicuramente non è un film dalla facile comprensione ed interpretazione e, secondo me, è una delle opere più complesse nate dalle menti malate dei fratelli Coen. Barton Fink è un rampante ed istrionico sceneggiatore, una persona completamente immersa nel proprio personaggio e nella propria missione di scrittore per le masse. Ottenuto un grande successo nella natale New York, gli viene proposto un remunerativo lavoro ad Hollywood per una sceneggiatura cinematografica sul wrestling. Da quando Barton oltrepasserà la soglia dell'hotel Earl la sua instabile vita cambierà completamente, soprattutto per la conoscenza dell'assicuratore Charlie Meadows.
Barton Fink è un film ostico da digerire, lento e cupo in grande parte. Sinceramente apprezzo questo tipo di pellicole perchè permettono allo spettatore di riflettere sulla situazione che si stà delinenando e gli consentono di dare una chiave di lettura personale alla vicenda, soprattutto se essa è poco chiara come in questo caso.
La critica all'arrivismo è palese, il genio e l'attenzione dello scrittore verso la vita e la sofferenza dell'uomo vengono bellamente calpestate a favore del business, della superficialità e dell'ignoranza.
L'uomo e la sua intelligenza sono solamente meri strumenti, e non importa se si soffre o se si hanno difficoltà, ma l'importante è arrivare a ciò che il sistema vuole e comportarti di conseguenza.
Turturro e Goodman sono eccezionali, i Coen riescono a ricavare da loro sempre il massimo e questo film non fa difetto all'equazione.
La regia è davvero ben fatta, con ampi primo piano sia del protagonista ma soprattutto degli ambienti, stacco che permette allo spettatore di riflettere ed immergersi ancora di più nella pellicola.

A mio modesto avviso una delle opere migliori del geniale duo di Minneapolis.

MidnightMikko  @  09/02/2010 17:39:43
   8 / 10
Eccellente film surreale dei sempre grandissimi Coen. Turturro mostra una grande maturità a livello di recitazione, sapendo uscire dal tipico ruolo di "italiano petulante". Goodman mostra sempre di essere un grandissimo attore,bravo anche il resto del cast.
Ottima regia,montaggio ottimo,sceneggiatura sublime.
Da vedere assolutamente,da evitare se non amate i tocchi surreali.

Aztek  @  23/12/2009 10:39:06
   8 / 10
Film in perfetto stile Coen, regia sublime, trama a volte lenta ma che difficilmente annoia, interpretazioni stupende da parte di Goodman e Turturro.
Bello il finale, sopratutto l'ultima scene; insomma chi ama i Coen non può non vederlo.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  08/12/2009 20:31:16
   8 / 10
Dopo un esordio coeniano al 100%, una commedia grandangolata e una parodia dei gang-movie che si impose invece di diritto come tra i più importanti del genere gangster, i fratelli Coen scrivono "Barton Fink": un piccolo esempio di metafilm. In effetti per i primi minuti ho pensato subito a Barton un po' come alla storia di Orson Welles, ma a parte questo, Barton Fink è uno scrittore di teatro chiamato ad Hollywood per scrivere la sceneggiatura di films, e che si scontrerà coi produttori a causa delle nobili intenzioni di far prevalere un certo senso morale come compito primo dell' Arte, e un impegno populista nel raccontare le storie dell' uomo comune. In un certo senso, il tentativo di far emergere un certo Cinema d' Autore a contrastare una commerciabilità hollywoodiana ormai assodata (sia per gli anni '40 ma soprattutto per il periodo in cui è uscito il film). La critica al sistema è tutta qui. Peccato che pochissimi anni dopo con "Mister Hula Hoop" ci cascheranno alla grande. Come commedia grottesca possiamo prendere a confronto "Big Lebowsky", ma come del resto l' altro lavoro dei primi anni '90 - Mister Hula Hoop per l' appunto, il peggiore di Coen - anche "Barton Fink" si scosta leggermente dalla loro filmografia. Il senso fatale del destino si risolve in un pasticcio surreale/grottesco dell' ultima parte (dall' Inferno in poi per intenderci), né sono presenti alcuni stilemi del noir; anche se l' ambiente in cui si presenta gli è ostile sin da subito, Barton è un uomo che tutto sommato cerca di integrarcisi piuttosto che sfuggirne. Il solo filo conduttore che ho notato, almeno dopo quest' unica visione, è la presenza dei bizzarri personaggi che popolano da sempre (e per sempre credo) i film di questi due, che si potrebbero ormai chiamare le "macchiette alla Coen". Però il film è divertente, grazie anche ad una serie di gustose e comiche invenzioni visive che attingono al cinema Muto. Tecnicamente lineare, non eccelso ma con una bellissima fotografia e un cast di eccellenti caratteristi.

calso  @  16/11/2009 09:14:52
   8 / 10
Molto bello, lento ma straordinariamente fatto...assurdo per certi versi, complicato nei personaggi che fino alla fine restano misteriosi...Assolutamente da vedere

vale1984  @  09/11/2009 20:33:26
   7½ / 10
Un film molto particolare...assurdo e complesso...adoro i fratelli Coen e qui si sono espressi in tutta la loro sapienza. Le atmosfere sono reali e irreali, il film si districa tra la fantasia, la percezione e ciò che forse avviene davvero...il voto tuttavia tiene conto della lentezza di alcuni tratti, dell'ntrospezione forse esagerata...ma anche questo sono i Coen...film che consiglio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  06/11/2009 01:13:30
   6 / 10
Non penso che questo sia un film con qualche critica di fondo a parte, forse quella che si fa con la figura grottesca del produttore (l'unica pienamente riuscita).

Per il resto è un film che non ho assolutamente capito e non penso che il significato sia di denuncia come qualcuno ha sostenuto nei commenti precedenti.

Nonostante tutto sono riuscito a vederlo senza annoiarmi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  23/09/2009 16:49:08
   9 / 10
Film bellissimo dei Cohen che finalmente non mi deludono e sfornano un vero e proprio capolavoro che sarebbe potuto essere ancora più grande se avessero preso alcuni accorgimenti (nella prima parte,bella ma leggermente sottotono rispetto al resto del film). Detto questo gira tutto:Turturro grottesco e drammatico come il film e Goodman stratosferico,veramente un interpetazione incredibile e soprattutto importantissima perch a chiave del film. Come al solito i Cohen partono in una direzione per poi penderne un altra. Lo si nota in Burn after reading (che è stato il secondo film che ho visto dei Cohen in ordine cronologico dopo Prima ti sposo poi ti rovino qualche anno fa)e ancora di più in questo che è il loro terzo film. Ma a differenza del loro ultimo film in Burton Fink la storia si adatta perfettamente ai personaggi,mentre in Burn after reading sembrava un accozzaglia di macchiette in una storia interessante ma non all'altezza dei personaggi. Le atmosfere sono inquietanti e Lynchiane e difatti non penso sa casuale che la stessa capigliatura di Turturro ricordi fortemente quella di Jack Nance di Eraserhead. Burton Fink è una riuscitissima critica a Hollywood,all'imposizione della storia e al blocco forzato della creatività che porta il protagonista a rifugiarsi in un mondo perfetto che sempre pensava mentre scriveva nella stanza d'albergo. Ma questo mondo si crea dopo delle esperienze travagliate con personaggi che sembrano più fantasie che realtà e dove niente alla fine si rivela ciò che è all'inizio.

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Fondamentale la scatola che il personaggio di Goodman regala a Fink,simbolo della sua perdita di un certo tipo di speranza e identità,forse. Un film non facile,anzi da vedere più volte,comunque uno splendido film.

carriebess  @  27/07/2009 11:14:57
   9½ / 10
atmosfere alienanti, oniriche e assurde.
capolavoro.

bulldog  @  25/07/2009 23:54:59
   9 / 10
Turturro ricorda assolutamente Jack Nance in Eraserhead...citazione dei Cohen?
Il film lascia perplessi inizialmente poi riflettendoci sopra ci si rende conto di esser di fronte a un gioello.
Surreale,grottesco e straniante.

lookinis  @  08/05/2009 10:42:48
   9½ / 10
Incredibile, farsesco, assurdo ...cioè dei Cohen in buona...da correre a vedere!

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  13/04/2009 23:04:48
   8½ / 10
Non so se ho capito questo film o l'ho completamente frainteso ma credo sia una delle cose più interessanti e coinvolgenti che mi sia mai capitato di vedere. Assurdamente grottesco, sfasato, surreale e cinico. Parte lento ma dopo circa un ora diventa completamente folle. E poi non so se è una mia impressione ma i Coen citano l'Eraserhead di Lynch, a partire dalla capigliatura del protagonista.

The Monia 84  @  10/04/2009 16:48:37
   9 / 10
Basato sul tema dell'artista, che affronta in modo originale e profondo, è un film interessantissimo: strano miscuglio di ironia, realismo, simbolismo e assurdo. La faccia scarna ed allungata, gli occhi sgranati e leggermente allucinati, rendono Turturro perfetto nella parte dell'intellettuale ebreo in piena crisi creativa catapultato in un mondo nuovo ed incomprensibile. Ma L'interpretazione che Goodman, normalmente impegnato in film comici, da' di un personaggio tanto ambiguo ed inquietante quanto socievole e dal fisico rassicurante come Charlie Meadows, e' strabiliante.

paride_86  @  11/02/2009 18:27:34
   7½ / 10
Barton Fink è uno svagato e supponente scrittore di commedie che, una colta conosciuto il successo in teatro approda ad Hollywood.
Ambientato negli anni '40, a ridosso della seconda guerra mondiale, "Burton Fink" conserva le atmosfere e i colori del precedente "Crocevia della Morte", questa volta utilizzati con considerevoli picchi visionari e simbolici che puntano il dito dritto contro il tritacarne hollywoodiano, metafora di un successo banale e fatiscente.

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Nonostante non si possano non apprezzare le metafore e l'originalità del film, devo dire che non mi ha entusiasmato più di tanto.
Soprattutto, non ho capito perché ambientare il film in quell'epoca e caratterizzare Barton come ebreo. Cosa c'entra col resto?

Sestri Potente  @  19/11/2008 11:18:04
   7½ / 10
Con Barton Fink i Coen fanno una critica al sistema hollywoodiano, naturalmente con quel tocco di originalità e filosofia che li contraddistingue. E' un film molto particolare, non facile da seguire e da capire, ma che comunque si dimostra interessante in tutte le sue parti (soprattutto ambientazioni!) e soprattutto non è mai banale. Il personaggio-chiave di John Goodman è davvero magnifico, e il finale l'ho trovato perfetto per questo tipo di pellicola.
Tuttavia, se non avessi letto la recensione e vari commenti avrei avuto molte difficoltà a comprenderlo perché non è semplice dare un significato a tutte le metafore seppellite qua e là all'interno del film. Preferisco i Coen formato thriller o commedia nera perché riesco a "godermeli" meglio, comunque consiglio Barton Fink a chiunque abbia voglia di gustarsi un qualcosa di diverso dal solito. I Coen sono particolari... Ma in fondo basta saperlo!

Invia una mail all'autore del commento malocchio  @  06/11/2008 15:09:55
   9 / 10
stupendo film dei coen,a mio avviso solo di un gradino sotto all'uomo che non c'era,pellicola dal ritmo lento e dalle atmosfere inquietanti da vedere sicuramente più di una volta.
meritatissimo david di donatello a john turturro

Drugo.91  @  03/11/2008 21:16:24
   7½ / 10
buon film..ma i Coen hanno fatto di meglio

edo88  @  25/10/2008 21:32:00
   9½ / 10
Sono totalmente d'accordo col commento di Desk88.
Un film angosciante, che può entrarti dentro e sconvolgerti o lasciarti, appunto, del tutto indifferente.
Anch'io all'inizio mi aspettavo una visione tranquilla, ma man mano sono stato contagiato dalle atmosfere e dai personaggi.
Non so, qualcosa mi ha ricordato Lynch, o meglio, negli ultimi Lynch adesso che ci penso posso averci visto qualcosa di questo film.
Bravissimo Turturro, inquietante e letteralmente enorme Goodman.

Maledettamente bello.

Desk88  @  01/08/2008 07:54:48
   9½ / 10
Non è sicuramente un film facile da comprendere. Per chi volesse passare un paio d'ore staccando il cervello e rilassandosi davanti alla televisione: si scelga un altro film. Per chi ha volgia di capirci qualcosa: se lo guardi almeno due volte. Personalmente non mi aspettavo nulla del genere all'inizio... credevo a qualcosa di molto più superficiale (per quanto possano esserlo i fratelli Coen) e rilassante. Poi via via che la storia prosegue sono stato come preso da un' inquietudine crescente, come un climax angoscioso. (continua nello spoiler).

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phemt  @  21/07/2008 11:13:33
   8 / 10
Film molto particolare questo dei fratelli Coen, soprattutto perché alla fin fine si può tranquillamente fare un parallelo tra i Coen (che a quanto pare furono veramente vittime di un blocco creativo prima di girare il film) e Barton Fink stesso…
Uno scrittore vittima di una crisi creativa non riesce a scrivere nulla riguardo la sceneggiatura del suo primo film hollywoodiano, e questo in un certo senso fa il paio con il blocco dei Coen… Nella prima ora non succede praticamente nulla, o così sembra perché in realtà vengono poste le basi per tutto quello che verrà…
La fotografia oscura e i diversi particolari su cui i Coen puntano l’attenzione dello spettatore (il caldo, i rumori dalle altre stanze, Buscemi, il lavandino, la carta da parati, la foto ecc) servono per preparare (incrementandone anche l’attesa) il cambio di passo e gettare le basi per l’avvenimento che cambia lo scorrere del film… E infatti finalmente all’improvviso un omicidio misterioso fa da preludio all’inizio di una sorta di viaggio surreale e grottesco se non direttamente weird… Viaggio tra inferno e paradiso, vita e morte, sogno o realtà o quello che volete…
Tutta l’ultima parte si apre infatti a più di una possibile interpretazione ed è per questo che il pacco non viene aperto, ed è giusto che alla fine Barton si ritrovi nel posto migliore al mondo, probabilmente l’unico dove avrebbe voluto stare…

Ottima regia, eccellente fotografia, strepitosa la prova di Goodman….

Max78  @  05/07/2008 21:05:16
   9 / 10
Hollywood sotto i riflettori di Barton Fink,
I Coen ancora una volta danno sfoggio della loro capacità creativa,
delineando una pellicola che trasuda genialità in ogni dettaglio,
dettagli che paiono insignificanti assumono toni inaspettatamente vividi,
percorsi inesplorati, un' autostrada che s'interrompe all'improvviso nel vuoto
un film che sembra non voler dir nulla, che in realtà ha molte cose da dire, da raccontare .... da immaginare..

probabilmente la miglior sceneggiatura mai scritta da Barton Fink..



Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  30/03/2008 23:00:53
   8 / 10
Un grottesco viaggio metacinematografico (o, per meglio dire, metahollyoodiano), guidato da personaggi allucinati. Forse c’è troppa carne al fuoco, ma il film rimane notevole.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  29/03/2008 20:54:02
   9 / 10
Questo film mi ha colpito per la superba capacità di raccontarsi e dipanarsi con cristallina sicurezza e totale mescolanza di potenti emozioni pur contenendosi in un ritegno dignitoso, in un rispetto di se stesso che non può non conferire allo spettatore un senso di elevatezza cinematografica e morale, di umano valore, di splendore visivo e riflessivo.
Il personaggio-chiave che dà nome al film, presenta come molti di quelli rappresentati dai due fratelli, forti analogie quanto a struttura e statura morale e relazionale con quelli wellesiani, come Kane e Quinlan. Si pensi al primo di questi e a Barton Fink: l’opera sociale, il lavoro nel loro incessante e doloroso ricercare un’incisione poderosa nella realtà circostante, diventa capzioso e pericoloso poiché inteso come subliminale (ma impossibile) elevamento a Dio in un’azione che vista così è solamente prerogativa divina (non a caso la simbologia religiosa è fortemente presente): la Creazione…”Io creo!!”
Sono personaggi che possiedono insita una contraddizione: il progressivo allontanamento da una realtà di cui si erano posti come narratori contaminati, immersi in essa senza riserve.
Diviene a questo punto stupendo il dialogo finale con il mefistofelico Monte: alter-ego fasullo del protagonista e al fine vittima (ricordarsi il suo sdegno e il suo pianto) dello spropositato egotismo e arroganza, uniche e sincere qualità dello scrittore.
Ambiguo come al solito il finale: cambia la fotografia e l’atmosfera, più rilassata e aperta, ma non cambia Fink che non si accorge ancora una volta di cosa è sua prerogativa e avrà (forse) necessità di quell’incontro magico, prima nella foto in albergo solo ideale, ora (forse) empirico…”Ma non diciamo sciocchezze” e tuffo a testa di un gabbiano.

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Ultima risposta 26/02/2011 18.28.59
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drugo78  @  23/02/2008 18:52:28
   9½ / 10
film di assoluta complessità che,forse,alla prima visione lascia un pò perplessi..la vera genialità si comprende dopo la seconda o terza visione e, come dice bene chi mi ha preceduto nei commenti, leggendo la recensione su questo stesso sito.l'unico aggettivo che mi viene per definirlo è :genialità allo stato puro..non do il massimo per il solo fatto che con uno sforzo in piu' dei registi sarebbe potuto essere un minimo piu' comprensibile.

everyray  @  04/02/2008 05:16:47
   9 / 10
Ho guardato con molta,moltissima attenzione il filme...forse una sola volta non basta per capirlo a fondo,comunque sia adoro Turturro in una maniera atroce,così come adoro Buscemi,che viene un pò tralasciato in questo film pur facendo un ruolo assai importante..Goodman è la trasposizione perfetta del forzuto bambinone ed i fratelli Coen sono dei maledetti geni!!
Bizzarro e grottesco sul finale,ma con intelligenza!
cosa ci sarà nel pacco??un pò come nella valigetta di Pulp Fiction!!

Un ringraziamento particolare va ad Andre85 che con la sua recensione mi ha aiutato a comprendere il punto finale..

Dan of the KOB  @  13/01/2008 18:02:12
   7½ / 10
Il film affascina, questo è indubbio!
Affascina perchè è stilisticamente perfetto, regia, fotografia, caratterizzazione dei personaggi tutte ottime!
E che personaggi poi, i Coen ne creano sempre di stupendi! è impossibile non innamorarsi di questi antieroi! Questi protagonisti dai rari pregi e dagli immensi difetti!
Detto questo però, la parte "onirica"??? del film m'è rimasta un pò difficile da comprendere!
Ho formulato una mia serie di ipotesi (forse era proprio questo che volevano i Coen?), nessuna delle quali però mi lascia soddisfatto!

Lo rivedrò sicuramente in futuro!

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Ultima risposta 13/01/2008 19.15.24
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Kesson  @  09/12/2007 03:26:07
   10 / 10
Probabilmente il capolavoro dei Coen.

Una miscela sapiente di stile, recitazione, regia, con picchi di genialità. Meraviglioso Turturro, incedibilmente sorprendente Goodman. Film bellissimo, dal timbro inconfondibile e unico dei Coen.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  19/09/2007 17:21:44
   9½ / 10
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Ultima risposta 23/02/2008 18.54.28
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  02/07/2007 09:50:14
   7½ / 10
La verve grottesca dei Coen si rivolge verso il mondo di Hollywood, imperniandosi su uno scrittore che vuole parlare della gente comune, ma forse lo fa dall'alto di un piedistallo artistico che gli impedisce di ascoltarne la voce; lui è un turista, non un residente. Attorno a lui le classiche figure "forti" di contorno, come sempre interpretate da eccellenti caratteristi: abbiamo il vicino di camera dai modi poco rassicuranti, interpretato da un superlativo John Goodman, lo spaesato portiere dell'albergo Steve Buscemi ed il bizzarro duo composto dal rozzo produttore ed il suo patetico aiutante Lou.
Purtroppo a tener lontano "Barton Fink" dall'etichetta di capolavoro ci sono i troppi temi trattati senza soluzione di continuità, i cambi di rotta repentini ed i simbolismi appena accennati. Rimane un buon film.

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Beefheart  @  25/04/2007 14:03:55
   7 / 10
Ennesima, riuscita, commedia grottesca firmata dai fratelli Coen. Si tratta la non invidiabile situazione di uno scrittore impegnato, Barton Fink, che per ragioni di business accetta di lavorare per Hollywood e, di conseguenza, di tentare di commercializzarsi per avvicinarsi ai gusti del grande pubblico. In realtà chi scrive per il cinema è succube di esso e rifiutarlo significa solo rivoltarsi inutilmente contro chi ti possiede. Il tutto si svolge nei '40 tra New York e Los Angeles ed, in particolare, all'interno dell'albergo, un po lugubre e gotico, nel quale vive il protagonista durante il suo impegno holliwoodiano. Il film, pur non discostandosi molto dal consueto stile Coen, si distingue da altri loro lavori per maggiore seriosità e una narrazione, per quanto sempre visionaria, meno diretta e meno ironica. Il giustificabile disagio del pur particolarissimo Barton Fink domina la scena dall'inizio alla fine e gli ambienti e le persone che lo circondano non fanno che amplificarne l'effetto. Il risultato è un viaggio psicologico a bordo della testa del protagonista costantemente sballottato dagli eventi. A livello visivo è micidiale la sequenza dell'albergo in fiamme con i personaggi al suo interno che non rinunciano a filosofeggiare. Grande prova dei due John: Turturro e Goodman.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  06/02/2007 12:48:50
   7½ / 10
Probabilmente merita di più, scenografia regia e recitazione sono perfette. Anche la trama non è male e le tematiche sono molto interessanti. Però è un po' troppo strascicante, soffocante. Proprio come il caldo dell'hotel. Molto bella la presa di coscienza dello scrittore verso il suo compito. L'immagine di copertina rende l'idea delle reazioni a questo film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  29/12/2006 20:04:56
   7½ / 10
Poteva essere un capolavoro ma sinceramente qui la libera interpretazione prende troppo il sopravvento.La prima parte del film e'praticamente perfetta con atmosfere che ricordano fin dalle prime scene i capolavori di Lynch e una coppia di attori(Turturro-Goodman)in vero e propio stato di grazia....poi?La pellicola cala nettamente in un turbinio di immagini in cui risulta troppo difficile sapere fino a che punto i personaggi che ruotano intorno allo scrittore siano frutto del suo inconscio.
Chiara cmq la critica al cinema HollywoodianoSPOILER(a Fink viene commistionata la sceneggiatura di un b-movie basato sul wrestling,ma invece che ricorrere a squallidi cliche'lo scrittore confeziona un capolavoro intellettuale poco adatto all'indiustria cinematografica)ma assolutamente inferiore alle mie aspettative.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  30/11/2006 01:59:41
   8½ / 10
I Coen sono incredibili...Iniziano il film una commedia e poi lo trasformano in dramma!
All'inizio è la storia di uno scrittore/drammaturgo di NY di nome Barton Fink (interpretato da un John Turturro ai massimi livelli e perfetto per la parte). Burton ha grandi doti artistiche e viene messo sotto contratto da una casa produttrice di Hollywood per scrivere un b-movie.
Quando si trasferisce a LA ( dir la verità la commedia assume toni "neri" già qui in parte, con la minuziosa descrizione del degradato albergo in cui vive) incontra John Goodman (anche lui grandioso), quello che sembra il classico vicino amicone e un pò invadente: anche se all'inizio Turturro è un pò riluttante, i due diventano presto amici.
Questo è l'inizio "rosa"del film...
In realtà, Hollywood è molto diversa da quella immaginata da Burton, dalle persone che la compongono ai meccanismi che la regolano. Tutte le sue certezze scompaiono piano piano, lui stesso si trova a far fronte con l'incapacità di adattarsi a questa nuova vita.
Ci sarebbero mille altri elementi da evidenziare: gli elementi visionari tipici di Lynch ripresi dai Coen, l'America del dopoguerra, il mondo di Hollywood...Ma non mi va di usare lo spoiler...
Per concludere, non so se sia il miglior film dei Coen, è sicuramente il più cupo tra quelli che ho visto. Un bellissimo film che oltre ad essere toccante riesce comunque anche a farti sorridere...miracolo dei Coen!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR matteo200486  @  13/09/2006 00:54:15
   9 / 10
...ma che commedia, come detto da Rondi, questo film è un dramma tinto solo di nero... Bellissimo, spesso ironico e oscuro in alcuni tratti, probabilmente al fine di permettere allo spettatore un prorprio punto di vista puramente personale... Un film estremamente intelligente diretto con una maestria che pochi hanno... Consigliatissimo e aggiungo, entusiasta, che questo film è estremamente bello!

benzo24  @  28/07/2006 12:47:52
   10 / 10
il capolavoro dei coen. un film bellissimo che polanski volle premiare a tutti i costi al festival di cannes. la coppia Turtutto - Goodman è da antologia del cinema e la regia con le giuste citazioni alla hollywood anni 30, ad hemingway, kubrick e sopratutto lynch è da brividi. da vedre assolutamente, barton fink è un film profondo e toccante, nonostante la sua esuberanza ed eccentricità.

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/09/2009 12.00.36
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Rusty il Selvag  @  06/06/2006 20:33:25
   7 / 10
Reputo ll grande Lebowski superiore a questo film, anche se il marchio Coen

è sempre di ottimo livello

aiemmdv  @  04/02/2006 00:38:47
   8 / 10
bel film difficile da spiegare xke' realistico ma , allo stesso tempo, surreale.Inutile cercare il filo logico della storia xke' è volutamente impossibile dare a tutto una giustificazione razionale.Non è certo la storia in se ke affascina ma cio' ke rappresenta ovvero l'aspra critica allo scrittore di drammaturghi .Barton pensa di poter descrivere nelle sue opere la vita dell'uomo medio ponendosi quindi nei confronti di esso con una inconsapevole superiorita' psicologica.L'evolversi imprevedibile degli eventi dimostra proprio il fallimento dello scrittore in questo tentativo.Da sottolineare la frase "la fuori esistono altre 20 persone in grado di darmi quel tocco alla Barton Fink...."ke spiega come i film moderni abbiano ormai quasi tutti lo stesso stile quasi fossero scritti tutti dallo stesso autore.Insomma:GLORIA AI FRATELLI COEN.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  13/12/2005 11:12:08
   8½ / 10
Bellissimo film. Surreale e visionario in alcuni tratti, realista e spietato in altri.
Grandissimo J. Goodman nella sua migliore interpretazione e splendida regia dei Cohen nel loro miglior film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  02/08/2005 11:16:53
   8 / 10
alcune parti mi sono risultate un po' oscure,non so se per una mia pecca o perchè volutamente passibili di libera interpretazione,ma rimane un gran bel film,in perfetto stile cohen.

1 risposta al commento
Ultima risposta 20/04/2006 11.55.41
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Kr0nK  @  03/06/2005 05:06:41
   7 / 10
Fino ad una buona metà del film, ero convinto che fosse un film da 10 e in parte lo sospetto ancora, ma non ne ho più la certezza. Era iniziato davvero bene, grande stile, dialoghi intelligenti, trovate geniali che peraltro continuano fino all'ultimo fotogramma del film...ma più la pellicola va avanti e più il film diventa incomprensibile, ok forse era proprio questa l'intenzione dei fratelli Cohen...ma non mi convince.

Ci sono TROPPI punti interrogativi e temo non sappiano chiarirli nemmeno i registi. Peccato se fosse stato un minimo più comprensibile l'avrei gradito tantissimo e non solo, come adesso, per la sua forma.



Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILERConcludo dicendo che non sempre un'opera enigmatica ha un significato nascosto dal grande fascino e questo è il motivo e il caso di un mancato capolavoro

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