bella addormentata regia di Marco Bellocchio Italia 2012
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bella addormentata (2012)

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locandina del film BELLA ADDORMENTATA

Titolo Originale: BELLA ADDORMENTATA

RegiaMarco Bellocchio

InterpretiToni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Pier Giorgio Bellocchio, Maya Sansa, Brenno Placido, Fabrizio Falco, Gian Marco Tognazzi, Roberto Herlitzka, Gigio Morra, Federica Fracassi

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2012

•  Altri film di Marco Bellocchio

Trama del film Bella addormentata

Un senatore deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla, disubbidendo alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria, attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dove è ricoverata Eluana.Roberto, con il fratello, è schierato nell'opposto fronte laico. Un "nemico" di cui Maria si innamora. Altrove, una grande attrice cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrificando così il rapporto con il figlio. Infine la disperata Rossa che vuole morire, ma un giovane medico di nome Pallido si oppone con tutte le forze al suo suicidio.

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Voto Visitatori:   6,82 / 10 (30 voti)6,82Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
Migliore attrice non protagonista (Maya Sansa)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore attrice non protagonista (Maya Sansa)
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Voti e commenti su Bella addormentata, 30 opinioni inserite

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paride_86  @  28/10/2012 02:04:40
   5 / 10
La tragica vicenda di Eluana Englaro fa da catalizzatore ad alcune storie; un senatore alle prese con il voto sulla questione, sua figlia che manifesta coi cattolici contro l'eutanasia, una madre con una figlia attaccata ad una macchina, una tossicodipendente che ruba per vivere.
Il film di Bellocchio fallisce su tutta la linea perché le storie che racconte sono superficiali e inverosimili:

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La vicenda Englaro si sarebbe prestata perfettamente per riflessioni su diversi temi: la vita, la morte, l'ingerenza della politica nella vita dei cittadini, il contrasto tra fede e ragione, l'ingerenza della Chiesa nello Stato, ecc, ma Bellocchio li sfiora solamente, preferendo raccontare storie che lasciano il tempo che trovano, inconcludenti e inconcluse.

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Per quanto riguarda la questione dell'eutanasia pare che Bellocchio sia contrario, visto che i personaggi di quest'opinione sono, per la maggior parte, degli esaltati.
Nel cast si distingue Isabelle Huppert, bella e brava come sempre, ed è una perla in una collana di bigiotteria.

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/11/2012 18.05.23
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  16/10/2012 13:19:56
   7½ / 10
Bellocchio gira magnificamente, da Maestro qual è.
Non ha perso nulla della sua rabbia, della sua ribellione, della sua eversiva iconosclatia imperniata sulla forza liberatoria dell'arte. Sulla sua professione di fede, da lui espressa verbalmente in conferenza stampa: "per me è impossibile subire la Storia!".
(Probabilmente anche perché coadiuvato da altri cosceneggiatori, che ne stemperano l'indole) riesce oggi anche a far proprie sfumature di sensibilità umana che parrebbero rare in chi è stato sempre, prima di tutto, rivolto a distruggere il principio di autorità paterna, in seno alla famiglia e alla società.

Ciò che più apprezzo di "Bella addormentata", a molti giorni dalla visione, è proprio il modo in cui la sensibilità e la delicatezza si coniugano alla genuina e giovanile rabbia verso l'ipocrisia più gretta, così come gli schematismi mostruosi delle ideologie e dei sistemi di valore strutturati.

Ciò che accomuna i vari episodi del film è un tema centrale alla poetica di Bellocchio: la libertà coartata in seno alla famiglia.
Il fratello interpretato da Brenno Placido è discendente diretto del Lou Castel de "I pugni in tasca", più volte declinato in vari film di Bellocchio, che ha una vera ossessione per il legame morboso che può vincolare un figlio a un genitore.

Qui Bellocchio si apre, più che altrove, a una positiva speranza: solo l'amore rende capaci di cogliere la verità autentica. Questo - che è un vero e proprio "messaggio" - è racchiuso troppo didascalicamente entro l'ultimo dialogo in cui i personaggi interpretati dalla Rohrwacher e da Servillo si ritrovano.
Un bel messaggio: che appare però emergere più come taglio del nodo di gordio, che non con potenza catartica autentica, nel ginepraio di complessità infinita in cui Bellocchio si è cacciato. Una materia che Bellocchio affronta con coraggio per tutto il film, declinandola con le sue corde, ma senza dominarla, senza riuscire a tenerla stretta in pugno.

Quanto all'episodio di Pier Giorgio Bellocchio e Maya Sansa, pur con i suoi momenti alti edi intensi, sembra limitato ad un ruolo di "necessario" contrappunto.

In conclusione, è la sfaccettatura del film in episodi giustapposti o contigui, a soffocare una visione d'insieme.
A monte di questa scelta degli episodi, sembra esservi anche un alibi implicito per cui una sola vicenda non avrebbe consentito, da sola, di affrontare la complessità della materia. Ma non è mai così: i capolavori sanno esprimere la più grande complessità in modo semplice. E questo Bellocchio, che di diversi capolavori è stato autore, deve saperlo bene.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/10/2012 13.27.41
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marimito  @  12/09/2012 22:28:20
   8 / 10
Un gran bel film.. Il regista è riuscito ad immortalare le emozioni di una nazione intera nella loro eterogeneità.. di chi voleva fingere che Eluana vivesse e di chi voleva porre fine alla farsa.. di chi viveva a sua volta vicende analoghe e di chi in un luogo asettico e x certi tratti non umani riesce a scoprire l'umanità..
Una doppia anima che mai è risultata in contraddizione ma che è riuscita a trasmettere perfettamente il dramma non di un uomo (Peppino Englaro) o di una donna (ELuana), bensì dell'Italia intera.. vittima e carnefice al tempo stesso.

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Ultima risposta 21/09/2012 22.27.03
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  11/09/2012 02:37:15
   7 / 10
Vabbé, sotto ci sono di quei commenti che fanno una sega al mio.
Comunque, Bellocchio trova sempre temi scottanti da proporre, e il caso di Eluana Englaro fa solo da sfondo. Le situazioni proposte hanno tutte qualcosa in comune, e di interessante troviamo senza dubbio i dialoghi e le splendide interpretazioni; ho gradito tutti gli attori. Le riflessioni a visione ultimata non mancheranno.

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Ultima risposta 15/09/2012 12.07.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  09/09/2012 02:08:41
   9 / 10
Vedere questo film per me è stata un'esperienza emotiva molto pregnante: circa un anno dopo la morte di Eluana, infatti, mi trovai a collaborare all'organizzazione di una serie di incontri pubblici con Beppino Englaro a Pesaro e Fano che hanno scatenato la stessa isteria religiosa descritta perfettamente nel film. In quei giorni mi davo da fare sorretto dalle stampelle perché reduce da un frontale e ricordo perfettamente con quale lucidità affrontai le comunità cattoliche che esibivano senza pudore persone affette da grandi disabilità accompagnate da cartelli simili a quelli mostrati dal film. E ricordo la totale incomunicabilità tra Beppino Englaro e il drappello di persone laiche con l'argomentazione dogmatista e arrogante dei giornalisti di "Avvenire" autori del libro "La verità su Eluana": semplicemente parlavano due lingue diverse, nessuno rispondeva alle argomentazioni -giuste o sbagliate che fossero- dell'altro. Molte sequenze del film, dunque, mi rimandavano a cose vissute realmente (l'invasività dei sacerdoti in ospedale, ad esempio, mi è rimasta molto impressa; per non parlare del fondamentalismo ideologico di molti dottori o infermieri); ma ricordo anche le lunghe riflessioni che facevo col personale più "aperto" dell'ospedale in cui ero ricoverato su sedia a rotelle, riflessioni stimolate anche dal fatto che la mia stanza d'ospedale stava giusto un piano sopra l'"unità di risveglio" sotto la quale giaceva, tra gli altri, un uomo in coma vegetativo da una ventina d'anni. Anch'io, come il personaggio del figlio della coppia di attori, mi sono spesso chiesto dove fosse quell'uomo e se fosse giusto che le (ingenti) risorse destinate a cure che non avrebbero mai sortito alcun effetto, non fosse stato meglio deviarle verso pazienti il cui recupero era comunque più che probabile. E ricordo la giornata intera passata accanto a Beppino Englaro, uomo spigoloso, dotato di una forza d'animo e di un ruvidissimo quanto sincero amore sconfinato per la figlia: un vero soldato del senso civico e del rispetto per la volontà della figlia, rispetto e amore che gli hanno dato la forza di combattere per 17 anni senza colpo ferire contro tutto e contro tutti e poi di continuare nella sua opera di testimonianza civile attiva con dibattiti sempre controversi e gonfi di carica emotiva e ideologica.

Questa lunga premessa serve a descrivere quale fosse il livello di coinvolgimento personale nella visione di questo film e quanto possa aver apprezzato la capacità di Bellocchio di aver deviato l'attenzione dal mero fatto di cronaca (che comunque trasuda in ogni sequenza del film) alle storie volutamente paradossali e antitetiche che servono a mo' di profondissima riflessione su tutte (ma proprio tutte) le sfaccettature della complessità dei temi evocati dal caso-Eluana.
Anzitutto va detto che questa opera è profondamente e compiutamente "cinematografica": ha uno stile precisissimo, sorretto dalla straordinaria fotografia claustrofobica, cupa e notturna di Daniele Ciprì, accompagnata dalle intriganti musiche di Carlo Crivelli e dallo splendido montaggio di Francesca Calvelli. Ma sono gli attori, sempre con la cinepresa inesorabilmente addosso, a rendere ogni minima sfaccettatura delle complesse e paradossali vicende che si trovano a vivere attraverso i loro personaggi: non ce n'è uno a non essere tratteggiato con la giusta compiutezza e con la giusta partecipazione emotiva e distanza insieme. Ecco, il vero capolavoro Bellocchio riesce a raggiungerlo dando equanime spazio ai drammi di tutti i suoi personaggi, trattati con insolito amore da un regista altrimenti noto per il sarcasmo con cui ha affrontato altri personaggi in altri suoi film decisamente "militanti".
Difficile davvero riuscire a far emergere una storia sulle altre: tutte ti rimangono straordinariamente impresse perché in tutte riusciamo a entrare in empatia con chi le vive, condividendo i dubbi e i tormenti di ogni protagonista. Se si può rimanere perplessi sulla iniziale descrizione delle abnormi pratiche religiose dell'ex-attrice francese con figlia in coma (sequenze che peccano di eccessiva teatralità, a mio parere), tutto il resto viene mostrato con una intensità, un realismo e una delicatezza d'insieme che lasciano stupefatti. Bellocchio non ci risparmia nulla nella narrazione (bella nella sua crudeltà anche la citazione della "Vera storia della signora dalle Camelie" di Bolognini con una giovanissima Huppert che, rósa dalla tisi e dall'anemia, è costretta ad abbeverarsi del sangue dei bovini appena abbattuti al mattatoio), mentre cosparge il film di dettagli prettamente cinematografici che culminano con la commovente, tenera sequenza della tossica aspirante suicida che toglie delicatamente le scarpe al solitario dottore che la assiste amorevolmente dopo averle salvato più volte la vita contro il suo volere. Inevitabile citare la magistrale ambientazione da girone infernale nella sauna durante la quale un Roberto Herlitzka in stato di grazia ci offre l'unico, pungentissimo momento di sferzante ironia del film attraverso l'incontro col senatore berlusconiano dilaniato dai conflitti familiari e di coscienza (ormai come incensare ulteriormente Toni Servillo? E' semplicemente impossibile!). Altissima la tensione erotica nell'incontro tra Roberto e Maria, i ragazzi del film (apparentemente) divisi dalle convinzioni ideologiche ai quali, prima dell'inesorabile, passionalissimo amplesso cui si abbandonano, Bellocchio riserva un dettaglio straordinario: Maria butta dietro la schiena la collanina che sorregge un piccolo crocifisso, quasi a suggellare l'immensa superiorità della forza di Eros su quella delle convinzioni religiose più profonde. O ancora lo straordinario, stridente contrasto tra l'intensissima prova del discorso del Senatore dissenziente rinchiuso nel suo studio di Palazzo Madama prima del voto in Aula con l'irruzione dei suoi compagni di partito pronti a ricondurlo alla disciplina parlamentare. O ancora, la follia isterica dell'uomo che entra nell'affollatissimo Pronto Soccorso (altra scena tristemente familiare per me) cercando con accanita, devastante disperazione un congiunto probabilmente defunto la cui morte non ha evidentemente mai accettato...

Da vero, grande laico, Bellocchio si pone e ci pone tutte le domande che un caso come quello di Eluana Englaro può suscitare in ognuno di noi; senza imporre il suo punto di vista, ma, anzi, trattando con umanità e laica misericordia ogni personaggio. Quella misericordia che sembra smarrita da tanti sedicenti "credenti" sempre pronti a imporre spietatamente erga omnes i loro valori cosiddetti "non negoziabili".

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Ultima risposta 12/09/2012 21.07.53
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