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Al tempo della predicazione di Gesù, il principe giudeo Giuda Ben-Hur viene tradito dal suo amico d'infanzia, il tribuno romano Messala, e imprigionato con tutta la sua famiglia. Inizierà per lui un'epica odissea per reclamare la sua vendetta... Il romanzo del generale sudista Lew Wallace è diventato in breve tempo uno dei più popolari del suo tempo, ma al giorno d'oggi la vicenda narrata deve la sua enorme popolarità presso il grande pubblico alle varie trasposizioni filmiche derivate da esso, al punto che viene da chiedersi quanti al giorno d'oggi sono al corrente dell'esistenza stessa del libro originario. Con questa versione della metà degli anni '20, si ha già una buona idea di cosa abbia causato tanta popolarità sul grande schermo: si tratta del primo prodotto della neonata Metro-Goldwyn-Mayer, realizzato nel bel mezzo della fusione tra le varie società; dopo aver sofferto una produzione travagliata e ricca di controversie, divenne il campione d'incassi di quell'anno, permettendo alla company di sopravvivere, e ad oggi viene visto come l'apice tecnico ed espressivo del cinema muto in quel di Hollywood. Dopo averlo visionato, mi viene difficile disapprovare. Indubbiamente, qui stiamo parlando di gargantueschi passi avanti rispetto alla precedente versione, un'opera capace anche di prevaricare i kolossal che Cecil B. DeMille produceva in quegli anni. Alla regia troviamo, accreditato in solitaria, ma in realtà coadiuvato da tanti altri, Fred Niblo, che si era fatto le ossa dirigendo alcuni dei migliori exploit avventurosi di Douglas Fairbanks, e fra i vari assistenti vi è anche un giovanissimo William Wyler, il cui nome forse vi dirà qualcosa. Niblo non è un nome conosciuto, ma dopo aver visionato molti dei suoi lavori è affascinante come esso si sia evoluto nel corso di pochi anni: se ne "Il segno di Zorro" con Fairbanks si limitava a mantenere un'impostazione estremamente teatrale, con lunghe riprese a camera fissa e prevedibili usi del montaggio, gradualmente questa legnosità si perde, e in Ben-Hur troviamo tali e tanti cambiamenti stilistici che risulta difficile immaginare che si tratti dello stesso regista. In effetti, tralasciando i costumi e le scenografie, per l'epoca davvero imponenti e che perfino oggi fanno ancora la loro bella figura, è la regia il piatto forte di questo film: essa è capace di valorizzare ogni singolo set con arditi movimenti di camera e coraggiose angolazioni, sottolineando l'incredibile sforzo tecnico dietro ad alcuni dei momenti più spettacolari.
La battaglia navale, pur non essendo niente di che se vista con occhi moderni, si fa notare per l'utilizzo di vere triremi appositamente costruite per l'occasione; inoltre, si fanno ricordare le varie riprese a livello terra durante la corsa delle quadrighe, con i carri che letteralmente travolgono la telecamera. Ma l'immagine che mi è rimasta maggiormente impressa è la carrellata con cui si entra per la prima volta nell'arena del circo dove si terrà la corsa. A meno che non mi sia sfuggito qualcosa, è il primissimo esempio di telecamera in movimento in un film hollywoodiano ad alto budget, considerato che perfino Griffith e DeMille ancora si limitavano all'uso della telecamera fissa.
A questo si aggiungono alcuni tocchi di stile molto peculiari, come un paio di scene realizzate in una versione non rifinita di Technicolor a due colori, tocchi che coincidono con l'apparizione della figura del Cristo e dunque volti a creare un'atmosfera particolarmente mistica. Per il resto, inutile parlare di performance: sebbene sia di gran lunga più professionale e contenuta rispetto al predecessore, la recitazione è quello che è, teatrale e figlia del suo tempo privo del sonoro. Perciò si può dire che, nel bene e nel male (sempre che di male si possa parlare), "Ben-Hur" si conferma essere una summa di tutte le tecniche e convenzioni usate all'epoca del cinema muto, un autentico testamento di un'epoca che, nel giro di pochissimi anni, sarebbe stata travolta dall'arrivo del sonoro e, di conseguenza, estinta.
La gente è stufa dei remake, li considera inutili e dannosi per la mancanza di idee, insomma, è solo una macchina per far soldi; guarda caso, esce un nuovo Ben-Hur. Spettatore (molto aristocratico) = Ma scusami eh, ma non bastava la versione del 1907 che occupa un solo rullo?! Cosa ci mette di nuovo questa versione porca vacca?! Vabbè, me lo guardo solo perché prima di giudicare devo vederlo. [Dopo la visione] "WOOOOOOOOOOOOOOOOOW!!!" "VAI COSI' HOLLYWOOD!"
ATTENZIONE SPOILER!!!
È grazie a questo film se Ben-Hur è diventato una pietra miliare del cinema. Prima di tutto, la durata di due ore e mezza permette al film di trattare molto più in dettaglio la storia, senza farsi mancare scene piuttosto intense; poi, da questo film nasceranno le due scene più famose e imitate dai Ben-Hur successivi, la prima sulle triremi, realizzate in scala reale, permettendo una battaglia molto accurata, la seconda sulla corsa tra le bighe (sì, sono quadrighe, lo so), realizzata in una maniera impensabile per l'epoca col suo montaggio dinamico, le inquadrature ravvicinate tra i vari giocatori e che causò la morte di vari cavalli; sorprendono inoltre alcune scene con dei nudi femminili, visto l'arrivo ormai imminente del Codice Hays. I vari attori fanno il loro dovere nei rispettivi ruoli e il film, eccetto qualche momento di lungaggine, riesce tutto sommato a essere godibile; semmai, anche se questo è un problema soggettivo, l'ho trovato molto pomposo, ma lì è colpa della storia in sé… Lo ammetto, non è una delle mie storie preferite nel genere peplum. Infine, come potrei non parlare delle ambientazioni maestose, del Technicolor (primitivo, ma fa comunque il suo effetto) e dell'enorme numero di comparse, merito di uno dei budget più alti mai stanziati per un film muto; a livello tecnico questo film è un vero gioiello (da quel che ho letto, pure la Minaccia Fantasma di Star Wars si è ispirato alla scena delle bighe). Insomma, un gran remake, tutti felici e contenti, ve lo consiglio se volete vedere: - L'ispiratore delle successive versioni di Ben-Hur. - Un film muto piuttosto scorrevole (daranno un po' di problemi solo le didascalie molto lunghe). - La miglior rappresentazione della famosa battaglia navale.